Elezione presidente della Repubblica, Piero Fassino: la scheda

Foto di Federico Bernini da archivio LaPresse
Foto di Federico Bernini da archivio LaPresse

 

  • Nato ad Avigliana (Torino) il 7 ottobre 1949
  • Ètà: 64 anni

 

LA BIOGRAFIA: Piero Fassino nasce in una famiglia dalla tradizione socialista. Studia all’Istituto Sociale di Torino impegnandosi fin da subito nell’attività politica. Si iscrive alla Federazione giovanile del Partito Comunista Italiano a 19 anni, diventandone segretario tre anni dopo. Nel 1975, a 26 anni, diventa consigliere comunale del capoluogo piemontese. Nel 1985 entra a far parte del Consiglio provinciale, dove sarà impegnato per una legislatura. Nel frattempo, dal 1983 al 1987, copre anche l’incarico di segretario della federazione torinese del Pci. Comincia in quegli anni una lunga gavetta che lo porterà a conquistare, nel 2001, la Segreteria nazionale del partito erede dell’esperienza del Partito Comunista, i Democratici di Sinistra. Nel 1983 Fassino entra a far parte della Direzione nazionale del Pci, mentre dal 1987 al 1991 è membro della segreteria nazionale del Pci. Ai vertici del partito, ottiene prima l’incarico di coordinatore della Segreteria e poi di responsabile dell’organizzazione.

 

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L’approdo in Parlamento, alla Camera, arriva in una fase difficile della storia post-comunista. È il 1994, anno della vittoria inattesa di Silvio Berlusconi contro la «gioiosa macchina da guerra» di Achille Occhetto. Il primo incarico di governo arriva nel 1996, dopo il successo di Prodi: Fassino viene scelto dal Professore come sottosegretario agli Esteri. Nel 1998, con il governo D’Alema, arriva invece il primo ministero. Quello del Commercio Estero, incarico ricoperto anche nel secondo governo D’Alema. Nel governo Amato, dal 2000 al 2001 sarà invece ministro della Giustizia. Nel 2001 arriva la scalata al partito. Al congresso dei Ds diventa segretario con il 61,8% dei consensi e comincia la guida della Quercia verso un nuovo soggetto politico unitario del centrosinistra. Alle Europee del 2004 i Democratici di Sinistra si presentano insieme a La Margherita, soggetto centrista erede dell’esperienza del Partito Popolare Italiano, e ai Socialisti dello Sdi. Nel 2005 Fassino viene riconfermato segretario, stavolta con il 79% dei voti. Un anno dopo arriva il successo alle Elezioni Politiche, ancora con Romano Prodi. Il segretario Ds rinuncia ad incarichi di governo per lavorare al progetto del Partito Democratico, che nasce nel 2007 sotto la guida di Walter Veltroni. Nel 2011 comincia l’esperienza amministrativa come sindaco di Torino concludendo l’esperienza parlamentare. Dal 2013 è presidente dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani.

 

(Foto da archivio LaPresse)

 

PRO – Piero Fassino è un uomo politico molto apprezzato anche dagli avversari per la sua avversità verso i toni accesi e polemiche strumentali. E il ruolo di presidente dell’Anci, una sorta di guida dei sindaci di tutto il Paese, rappresenta un’ulteriore conferma della capacità di mediazione e di confronto con diverse personalità del mondo politico e istituzionale. La lunga esperienza a capo del secondo partito del paese, nonché la quarantennale esperienza politica, sono garanzia di profonda conoscenza della realtà economica e sociale italiana. La candidatura al Colle potrebbe concretizzarsi nel caso i principali attori in campo, Renzi e Berlusconi, non riuscissero a trovare l’intesa sui nomi in pole. Di Fassino verrebbe premiata la attitudine ad unire più che dividere. Lo dimostra l’endorsement del collega Flavio Tosi, sindaco di Verona, che qualche settimana fa ha dichiarato: «Se dove fare un nome di centrosinistra per l’elezione del Presidente della Repubblica, faccio quello di un sindaco, una persona diversa da Renzi, dico Piero Fassino».

CONTRO – La corsa al Colle di Fassino viene ostacolata dallo scarso profilo internazionale e dall’abbandono della vita politica romana per dedicarsi all’amministrazione della sua città d’origine. Anche se sono apprezzabili le sue competenze, l’ex segretario Ds non ha mai ricoperto al governo un ruolo di primo piano. Mai presidente del Consiglio, mai ministro degli Esteri. Ci sono poi da considerare i veti del centrodestra e in particolare di Forza Italia. Silvio Berlusconi nel confronto con il premier Renzi per la scelta del nuovo presidente della Repubblica continua a chiedere di escludere gli ex leader di partiti di sinistra.

(Foto di copertina di Federico Ferramola da archivio LaPresse)

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