9 cose che succedono con l’approvazione del nuovo Italicum

Ogni nuova legge elettorale che si rispetti apre per i partiti politici nuovi scenari sul fronte delle alleanze, e il modello Italicum che blinda il Patto del Nazareno, passato ieri al Senato grazie all’emendamento Esposito, non fa certamente eccezione. Ecco cosa cambia con la riforma del voto.

 

Camera dei Deputati - DL Lavoro(Foto di Roberto Monaldo da archivio LaPresse)

 

Il Pd resta grande favorito. L’aspetto più rilevante della legge elettorale che il Parlamento si accinge ad approvare con il consenso della maggior parte dei parlamentari di Pd e Forza Italia riguarda i partiti con maggiore possibilità di successo. Il premio di maggioranza del 55% dei seggi della Camera attribuito alla prima lista rende inevitabilmente il Partito Democratico forza politica con amplissime possibilità di imporsi. Stando agli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto realizzate dai più autorevoli istituti demoscopici, il consenso del Pd  di Matteo Renzi oscilla mediamente tra il 35 e il 37%. Alle sue spalle il Movimento 5 Stelle in media resta al di sotto del 20%.

Forza Italia ed Ncd sono costretti a trovare un’intesa. La seconda nota degna di rilievo riguarda il centrodestra e la necessità concreta di una ripacificazione tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano. Il premio di maggioranza alla prima lista obbliga Forza Italia a tentare a ristabilire un rapporto di dialogo con il Nuovo Centrodestra, per poi correre sotto un solo simbolo alle Elezioni Politiche che verranno, magari coinvolgendo anche Fratelli d’Italia. Se ognuna di queste formazioni corresse singolarmente probabilmente non riuscirebbe nemmeno a battere il Movimento 5 Stelle. Gli azzurri vengono segnalati mediamente sotto il 15%. Ncd tra il 3 e il 4. Fdi al 3.

Il centrodestra deve rinunciare alla linea Brunetta. La terza questione è una conseguenza diretta della necessità di un riavvicinamento tra Forza Italia e Nuovo Centrodestra. Per favorire una nuova collaborazione nel centrodestra, il partito di Berlusconi è costretto ora ad affidarsi sempre di meno alle posizioni dell’ex ministro Renato Brunetta e di tutti coloro che si mostrano più fortemente critici nei confronti del governo Renzi e del Pd. La ripacificazione deve passare necessariamente attraverso una parziale intesa con la linea del governo. Non è un caso se il voto favorevole di Forza Italia alla riforma elettorale è stato preceduto dall’invito di Berlusconi (indirizzati soprattutto al capogruppo Brunetta) a non rivolgere attacchi personali agli avversari politici.

Il Movimento 5 Stelle non viene penalizzato. Il partito di Beppe Grillo ha fortemente sostenuto nei mesi scorsi una proposta di riforma elettorale con introduzione di preferenze e sistema proporzionale puro, molto diversa dalla legge in procinto di essere approvata oggi. Ma non si può dire danneggiato dalla nuova soluzione. Il Movimento 5 Stelle, soprattutto in assenza di un nuovo accordo per una lista unitaria all’interno del centrodestra, potrebbe perfino conquistare il ballottaggio e giocarsi il successo con il Partito Democratico. A quel punto i pentastellati potrebbero conquistare molto consenso tra gli elettori di Forza Italia, Nuovo Centrodestra e Lega Nord.

La rimonta del centrodestra non è impossibile. Uno scenario simile a quello appena descritto, riguardante il Movimento 5 Stelle, potrebbe avversi anche per il centrodestra. Qualora fosse Forza Italia o una lista di coalizione di centrodestra a conquistare il ballottaggio contro il Pd, che – come detto – nei sondaggi viaggia su percentuali molto più alte di ogni avversario, il gap con i Democratici verrebbe ridotto grazie alla cattura del consenso dei pentastellati. Magari sfruttando il sentimento anti-governativo che puntualmente aumenta prima e durante ogni campagna elettorale.

 

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Salvini gioca da solo. Il nuovo Italicum, diverso da quello approvato alla Camera lo scorso marzo, non sembra al momento favorire un ritorno ad un’intesa tra Forza Italia e la Lega Nord. Da una parte Berlusconi ha incontrato Angelino Alfano per mettere a punto la strategia per il Colle ed ha poi annunciato la candidatura di Antonio Martino a presidente della Repubblica con l’appoggio di Forza Italia e centristi di Ncd. Dall’altra non si sono visti segnali di collaborazione del Cavaliere con il Carroccio. Il leader della Lega Matteo Salvini, infatti, proporrà altri nomi. Una simile situazione alla vigilia delle Elezioni Politiche con sistema Italicum costringerebbe il partito del Nord, attualmente tra il 10 e il 15 di voti potenziali, ad arrendersi alla sconfitta.

Il Patto del Nazareno è davvero blindato. La clausola di salvaguardia inserita nell’emendamento Esposito, in base alla quale l’Italicum entrerà in vigore solo a partire dal primo luglio 2016, rappresenta una vera e propria assicurazione sulla vita politica di Berlusconi e sulla durata del governo. Nei prossimi 16 mesi il Cavaliere avrà tutto il tempo di scontare la sua interdizione dai pubblici uffici e, soprattutto, di riorganizzare le sue truppe. Il governo, nel frattempo, potrà contare su un’opposizione meno aspra, perché consapevole che anche un ritorno anticipato alle urne non le consentirebbe di giocarsi un successo.

La rappresentanza dei piccoli partiti è salva. Grazie all’abbassamento della soglia di sbarramento per l’ingresso alla Camera al 3% (il confronto un anno fa era partito dal 5%) anche partiti minori come Sel e Fratelli d’Italia possono, in caso di corsa solitaria, conquistare seggi. Con l’approvazione del vecchio testo sarebbero probabilmente tagliate fuori. Per loro il nodo principale resta la partecipazione ad una coalizione. Se, ad esempio, Sel decidesse di avvicinarsi al Pd, potrebbe aumentare i propri eletti facendo inserire propri candidati nella lista del partito maggiore. Ci sarebbe l’ostruzionismo del Pd, che potrebbe tenere per sè tutti i seggi senza regalare ad altri preziose caselle nei listini bloccati.

Le segreterie conservano il potere di nominare i deputati. E infine, il numero dei nominati. L’Italicum fa scendere il numero dei deputati eletti dopo essere stati semplicemente indicati dalla segreteria. I collegi plurinominali previsti sono 100 capilista bloccati. È facile prevedere che tutti i partiti che otterrano meno di 100 deputati avranno alla Camera un gruppo di soli nominati. Fanno eccezione invece, i partiti che superano i 100 rappresentanti. Ma si tratta di casi limitati (considerando che l’opposizione sarà senz’altro molto frammentata). Nel 2013 solo il Pd e (in misura limitata) il Movimento 5 Stelle riuscirono ad andare oltre quella soglia.

(Foto di copertina da archivio LaPresse)

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