Cuba-Stati Uniti, l’embargo non è finito, nonostante le aperture di Obama. Ma i cubani non lo sanno

La decisione del presidente degli Stati Uniti Barack Obama di ricucire i rapporti diplomatici con Cuba, sembra aver alterato il sottile equilibrio tra i due paesi. La prima immediata ripercussione si riscontra in un’ondata di sbarchi sulle coste americane. Dal momento dell’annuncio, infatti, la Guardia Costiera ha intercettato 481 persone in fuga verso la Florida, registrando un incremento del 117% rispetto all’anno precedente. Ma cosa è successo?

“WET FOOT, DRY FOOT” – Alla base delle misteriose fughe dall’arcipelago caraibico, ci sarebbe l’opinione diffusa che la politica di favore nei confronti degli immigrati Cubani, stia volgendo al termine. Negli Stati Uniti è in vigore il Cuban Adjustmen Act, che, come modificato dall’amministrazione Clinton nel 1995, prevede la politica del cosiddetto “Wet foot, dry foot”. Tale revisione, in sostanza, accorda a chi fugge da Cuba riuscendo a mettere piede sulle coste americane (il piede asciutto, dry foot), il permesso di rimanere e, dopo un anno, chiedere la cittadinanza. La legge però non si applica ai cittadini soccorsi in mare, che vengono rimpatriati. Prima del 1995 era accaduto raramente che un Cubano venisse rimpatriato, come conseguenza della politica adottata dagli Stati Uniti un paio d’anni dopo la Rivoluzione Cubana del ’59 che portò il comunismo al potere. Questa legge è sempre stata fonte di discordia tra i due paesi. Se da una parte Washington assicurava che la ratio fosse quella di dare speranza a chi fuggiva dalla dittatura, dall’altra L’Avana era convinta che tale legge incoraggiasse il traffico degli esseri umani e le fughe disperate sui barconi della salvezza.

IL VOTO DEL CONGRESSO – La nuova politica di dialogo tra Stati Uniti e Cuba ha instillato il sospetto che tale accordo possa essere rivisto. La conseguenza è che chiunque fosse intenzionato a lasciare l’isola ora ha più fretta che mai. È piuttosto improbabile tuttavia che la legge venga modificata. Il Cuban Adjustment è un atto federale, quindi non direttamente modificabile dal presidente. Per modificare la legge serve il voto del Congresso, ora dominato dai Repubblicani, che difficilmente abrogherà l’embargo su Cuba, ultimo ostacolo legislativo al ripristino delle piene relazioni tra i due stati. Mercoledì mattina Roberta Jacobson, assistente segretario di Stato, guiderà una delegazione americana a L’Avana per portare avanti le trattative, e il Cuban Adjustment Act, non è tra gli argomenti all’ordine del giorno. Quindi come si è sparsa la questa credenza? Alcuni ritengono che siano stati proprio i trafficanti a mettere in giro la voce, per incrementare il loro giro d’affari battendo il ferro finché caldo.

[PhotoCredit: LaPresse]

Share this article