Alfred Hitchcock e il suo film sui campi di concentramento: ecco perché non è mai stato mostrato

Per settant’anni quelle immagini sono rimaste nascoste negli archivi dell’Imperial War Museum di Londra. Mai mostrate a nessuno, ma forse mai nemmeno dimenticate a causa degli orrori che avevano documentato. Ora però, è arrivato il momento di aggiungere una nuova testimonianza a quell’orrore senza fine chiamato Olocausto: una testimonianza che porta la firma di uno dei mostri sacri del cinema, Alfred Hitchcock. 

Alcuni prigionieri del campo di Bergen Belsen . Aprile 1945. Foto: Keystone/Getty Images
Alcuni prigionieri del campo di Bergen Belsen, aprile 1945. Foto: Keystone/Getty Images


HITCHCOCK E IL FILM SUI CAMPI DI CONCENTRAMENTO –
Si chiama Night Will Fall, ed è un documentario realizzato dal produttore e antropologo André Singer che racconta la liberazione, avvenuta nella primavera del 1945, di alcuni tra i più tristemente noti campi di concentramento nazisti, come Bergen-Belsen, Dachau e Auschwitz. Il documentario, che andrà in onda su HBO il 26 gennaio prossimo alla vigilia della Giornata della Memoria, è realizzato con numerose sequenze del film realizzato da Hitchcock: un film che sconvolse lo stesso regista per la tragica follia dell’Olocausto, e che fu bloccato dal governo inglese – che pure lo aveva commissionato al regista – perché giudicato “troppo duro”.

I SOLDATI CON LA MACCHINA DA PRESA – La genesi di questo film è una storia nella storia, e la racconta Newsweek: al termine della Seconda guerra mondiale, il governo inglese guidato da Winston Churchill commissionò un docu-film sugli orrori dei campi di concentramento nazisti. Soltanto qualche mese prima gli Alleati avevano liberato Auschwitz e gli altri campi di prigionia, scoprendo cumuli di cadaveri e pochi sopravvissuti ormai stremati dalla fame, dal freddo e dalle malattie: in quell’occasione, gruppi di soldati inglesi, americani e sovietici furono chiamati a realizzare delle riprese. A Hitchcock fu affidato il compito di supervisionare tutto il materiale girato e di montare insieme le varie scene fino a dargli la forma di un film. Il regista si mise al lavoro, e il risultato prese il titolo di German Concentration Camps Factual Survey. Scioccato da quanto aveva visto, il regista rifiutò ogni compenso.

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L’ORRORE DELL’OLOCAUSTO – Il documentario ottenne l’approvazione dei governi di Stati Uniti e Gran Bretagna, ma rimase sconosciuto al pubblico fino a quando non cominciarono a trapelare le prime testimonianze di chi aveva visto con i propri occhi l’orrore di quei luoghi. «Mi sono ritrovato in un incubo – raccontava Richard Dimbleby in una controversa trasmissione radiofonica della BBC andata in onda nell’aprile del 1945 – Corpi morti, molti in decomposizione, buttati lungo la strada. C’erano baracche di legno, si vedevano della facce: donne stremate dalla fame, troppo deboli per uscire, si affacciavano per vedere la luce del sole prima di morire».

«NON ABBIAMO BISOGNO DI UN FILM COSÌ ATROCE» – German Concentration Camps Factual Survey era quasi pronto per essere diffuso ma, nel frattempo, Churchill si era dimesso, la situazione politica era completamente cambiata e Stati Uniti e Regno Unito, uniti contro l’Unione Sovietica, decisero che «non c’era più bisogno di un film che mostrasse simili atrocità». Nel settembre del 1945, il film supervisionato da Alfred Hitchcock, ancora incompleto, finì sugli scaffali dell’Imperial War Museum, nonostante molte di quelle immagini diventarono testimonianze chiave dei processi contro i crimini di guerra perpetrati dagli alti vertici del nazismo.

UN FILM CHE VEDE LA LUCE DOPO SETTANT’ANNI – Cinque anni fa, l’Imperial war Museum decise di rimettere mano al film, restaurandolo e completandolo così come Hitchcock e il produttore Sidney Bernstein lo avrebbero voluto, aggiungendo anche il materiale video di una sesta bobina che rimase inutilizzata dopo la chiusura del progetto. Nasce così Night Will Fall, creato da André Singer, che si avvale anche di numerose testimonianze di sopravvissuti all’olocausto e dell’attrice Helena Bonham Carter in veste di narratrice. Il film si chiude con una scena mai inserita nella versione originale: un gruppo di civili che camminano per il campo di Bergen-Belsen, superando cadaveri lasciati insepolti lungo la strada. La macchina da presa indugia sul volto di uno dei cadaveri, mentre una voce fuori campo conclude con un monito: «Finché il mondo non imparerà la lezione, queste immagini vi insegnano che la notte arriverà. Ma, con la grazia di Dio, noi che viviamo impareremo».

(Photocredit copertina: Peter Dunne/Express/Getty Images)

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