Jihadisti italiani: da Napoli a Varese la rete del terrore

A Napoli è presente la «principale centrale europea di produzione e distribuzione dei documenti falsi». Carte che possono permettere viaggi e nascondigli ai jihadisti italiani di casa nostra. A rivelarlo è oggi Il Corriere della Sera che, in un pezzo a firma di Amalia De Simone, racconta il lavoro dei Ros e della Digos.

Da Napoli è passato uno dei terroristi implicati nell’attentato di Madrid. «Fu fermato insieme ad alcuni camorristi dei clan di Secondigliano proprio poco tempo prima della tragedia. All’epoca accertammo che era in possesso di una patente italiana falsificata che aveva utilizzato per viaggiare tranquillamente dalla Spagna all’Italia», spiega Michele Del Prete, magistrato della dda di Napoli che per lungo tempo si è occupato di antiterrorismo conducendo indagini e processi tra i più interessanti sul fenomeno della presenza di cellule terroristiche sul nostro territorio.

NAPOLI: MOSCHEE FUCINA DEI JIHADISTI ITALIANI – Ha vissuto a Napoli (ed è stato arrestato e processato in Italia) Djamel Lounici, personaggio di spicco nella comunità algerina. «Il suo carisma – spiega Del Prete al Corriere – era tale che alcuni testimoni dicevano che sarebbero accorse tante persone per poter ascoltare Lounici, anche solo per una deposizione in un processo». E sempre a Napoli un collaboratore di giustizia, una cellula terroristica islamica, ha aiutato non poco gli inquirenti. «Ci ha spiegato che in una delle moschee napoletane esisteva un consiglio ristretto che di fatto discuteva i finanziamenti ai gruppi terroristici che venivano raccolti attraverso i contributi (spesso inconsapevoli) dei fedeli e soprattutto dei commercianti», ha precisato il magistrato della dda. La città campana è un crocevia, un punto di snodo con tanto di auguri e congratulazioni intercettate in occasione degli attentati di Parigi.

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JIHADISTI: IL METODO CON LA CAMORRA – «In questa città si sono spesso create condizioni favorevoli per ottenere appoggi logistici, scambio di armi e documenti falsi. – chiarisce al Corriere Del Prete  – Basti pensare che esistono gruppi specializzati che reperiscono i fogli dei documenti nei vari comuni, nelle prefetture e alla motorizzazione spesso organizzando furti su commissione». Contatti favoriti dai legami con la camorra come riporta questa videoinchiesta sempre del Corriere:

 

 

JIHADISTI ITALIANI ANCHE A VARESE – Intanto il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha ieri convocato una conferenza stampa per parlare dei dieci espulsi dal Paese per «collegamenti con la jihad». Si tratta di «cinque tunisini, un turco, un egiziano, un marocchino e un pachistano molto attivi sul web e alcuni dei quali reclutatori». L’elenco degli stranieri «sotto osservazione» potrebbe riservare delle altre sorprese nelle prossime settimane. Il Viminale aggiorna la sua black list di «foreign fighters». «Sono 59 persone – ha spiegato Alfano – di cui 14 sono già morti, 5 sono italiani partiti per la Siria e 15 stranieri passati per l’Italia, mentre 25 sono collegati in varie forme al nostro Paese». Le cellule più attive si trovano nel Centro nord, munite di permesso di soggiorno per lunga residenza e domiciliati da diversi anni in Italia. In queste ultime ore un reclutatore di jihadisti è stato individuato dai Ros. Si tratta di un marocchino di 67 anni, domiciliato a Cles, piccolo paesino in provincia di Trento. Nella rosa degli espulsi spiccano anche un egiziano e un tunisino, fermati a Morena, a due passi dalla Capitale. Avevano mappe di Roma e una bandiera simile a quella del gruppo islamico Ansar al Sharia. Con una sottile ed inquietante variante sopra il telo modificato dai due: la scritta Isis.

(In copertina: un blitz in Germania. Credit: LaPresse)

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