Greta e Vanessa: «Abbiamo chiesto: perché lo fate? E loro: per soldi»

Oggi Greta Ramelli e Vanessa Marzullo rientreranno nelle loro case di Gavirate e Brembate. Dopo l’arrivo ieri a Roma, amici e parenti si preparano a riabbracciare le due cooperanti italiane rilasciate dopo il sequestro in Siria. Stamane, sui principali giornali, emergono i racconti delle due ragazze alla procura di Roma. «Dopo essere state sequestrate, abbiamo chiesto: perché lo fate? E loro: per soldi».

GRETA E VANESSA: SEMPRE INSIEME – Le due ragazze sapevano che i loro rapitori volevano un riscatto. Non conoscono la cifra, non sanno se c’è stato uno scambio ma sapevano che la loro prigionia contava e che non erano in mano ai terroristi ISIS. Anche se la paura c’era. Tanta. La riporta il Corriere della Sera, in un pezzo di Fiorenza Sarzanini.

Ad Aleppo arrivano il 31 luglio scorso e vengono ospitate nella casa del capo del Consiglio rivoluzionario. Passano soltanto poche ore e poi scatta il blitz dei sequestratori. «Sono arrivate due macchine con alcuni uomini armati e siamo state portate via. Stavamo a testa bassa, cercavamo di non guardarli in faccia. Loro comunque avevano il volto coperto».

«I rapitori – spiegava Vanessa – parlavano poco, soltanto uno diceva qualche parola di inglese». Le due ragazze resteranno sempre insieme durante tutto il periodo del sequestro. Si sposteranno insieme. «Non eravamo legate – riporta il Corriere – ma non potevamo uscire. Ci portavano il cibo, a volte lo lasciavano sulla porta. I carcerieri erano uomini, ma c’erano anche alcune donne». Cinque cambi di luogo e un negoziato: tra i militanti del «Free Syrian Army» e «Jabhat Al Nusra», fazione qaedista, opposta all’Isis.

Credits FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images
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«CHIEDIAMO SCUSA A TUTTI VOI»Repubblica racconta invece l’abbraccio delle due giovani, liberatorio, con i genitori.

“Scusa mamma se ti ho fatto tanto male – ha detto – ci scusiamo entrambe… con voi e con tutta l’Italia. Non tornerò mai più in Siria”. Tra gli abbracci e le lacrime, anche Vanessa è riuscita a dire qualcosa: “Eravamo andati laggiù solo per aiutare i bambini, quello era l’obiettivo del nostro viaggio”. Un viaggio organizzato con troppa leggerezza. “Ma sì, abbiamo sbagliato a farlo in quel modo”. Poi Greta ha chiesto a suo fratello informazioni sul tipo di reazioni apparse sui social network, dopo la notizia della loro liberazione. “Chissà cosa stanno dicendo di noi… “. Ma lui l’ha rassicurata: “Tranquilla, c’è grande solidarietà”.

(Copertina FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

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