La Svizzera sgancia il franco dall’euro, che crolla insieme alle Borse

La Svizzera ha sganciato il franco dall’euro, e la decisione della Banca centrale elvetica, inaspettata, ha provocato fortissime oscillazioni sui mercati dei capitali. L’euro è crollato nei confronti della valuta elvetica così come rispetto al dollaro, mentre la Borsa di Zurigo ha perso oltre 12 punti, trascinando verso il basso tutte le altre piazze finanziarie continentali.

Il grafico di Reuters che evidenzia l'impennata del Franco
Il grafico di Reuters che evidenzia l’impennata del Franco

FRANCO SVIZZERO E L’EURO – Il rapporto franco svizzero euro non sarà più difeso dalla Banca centrale svizzera. È bastato questo annuncio da parte dell’istituto centrale elvetico per far vivere ai mercati dei capitali europei una delle giornate più negative degli ultimi tempi. La Banca nazionale svizzera aveva deciso nell’estate del 2011, in piena crisi dello spread, di imporre una soglia minima di 1,20 nel rapporto franco svizzero euro. Per difendere la quotazione l’istituto centrale elvetico ha comprato centinaia di miliardi di euro, diventando uno degli attori più importanti del mercato valutario continentale. Rispetto al 2011 però lo scenario finanziario globale è però mutato. Gli Stati Uniti hanno interrotto il QE, e il dollaro si sta rivalutando. La Bce invece dovrebbe avviare settimana prossima un massiccio ciclo di acquisti di bond sovrani, che spingerà a un ulteriore deprezzamento dell’euro. In questo contesto, come ha spiegato il governatore della Banca nazionale svizzera Thomas Jordan, è stato deciso di sganciare la valuta elvetica dalla moneta unica europea, alzando ulteriormente i tassi negativi per evitare un eccessivo apprezzamento del franco. Per ora la mossa è riuscita parzialmente, visto che il rapporto franco svizzero euro è sceso alla parità di 1 a 1, dopo che in mattinata, per la prima volta nella storia, la valuta elvetica era quotata a un valore anche decisamente superiore alla moneta unica europea.

LEGGI ANCHE

La Banca che guadagna 5 miliardi speculando sull’Euro

Il referendum anti italiani in Svizzera

Le frontaliere a luci rosse che rischiano il posto di lavoro

 
FRANCO SVIZZERO EURO E LE BORSE – La decisione della Banca nazionale svizzera ha una profonda rilevanza per i mercati dei capitali europei. Da una parte perché vengono meno i costanti acquisti in euro di un istituto con enorme disponibilità finanziarie, che era stato definito dal Wall Street Journal come il più grande fondo speculativo del mondo in merito alle sue attività per mantenere il franco ancorato alla moneta europea. Dall’altra parte la decisione di sganciare il franco segnala un possibile, e significativo, deprezzamento dell’euro nei prossimi mesi. La Banca centrale svizzera ha lasciata libera la contrattazione valutaria a una settimana dalla riunione del Consiglio direttivo della Bce, che avvierà molto probabilmente un programma di massicci acquisti di titoli di Stato. La svalutazione della moneta unica è uno degli obiettivi della Banca centrale europea, e l’istituto elvetico ha preferito evitare ulteriore ingenti acquisti per sostenere il rapporto franco svizzero euro a 1,20. Questo scenario ha provocato una fortissima oscillazione dei mercati finanziari, con un crollo generalizzato delle Borse. La contrazione maggiore è stata registrata nella Borsa svizzera di Zurigo, scesa di 12 punti percentuali, ora leggermente risalita ma sempre in calo di 9 punti rispetto a ieri. A Milano l’indice azionario è precipitato subito dopo le notizie in arrivo dalla Svizzera, ma ora è risalito.

FRANCO SVIZZERO EURO E L’ITALIA – La Svizzera è uno dei più importanti partner commerciali dell’Italia, e il tasso di cambio bloccato ha permesso alle aziende elvetiche di rimanere competitive nel nostro Paese, così come in Germania. Ora, con i mercati che sembrano stabilizzarsi sulla parità tra franco svizzero e euro, le merci italiane diventano più competitive. La svolta monetaria potrebbe anche facilitare l’accordo fiscale in via di conclusione tra l’Italia e la Confederazione Elvetica. Prima della fine dell’anno scorso è stato adottato un provvedimento per il rientro dei capitali, che sottopone a tassazione i soldi portati illecitamente all’estero. Si stima che nelle banche svizzere ci siano alcune centinaia di miliardi di euro portati dagli italiani, e l’accordo fiscale che sarà siglato in questi giorni dovrebbe favorirne il rientro. Uno dei punti più delicati della trattativa era l’imposizione fiscale dei lavoratori italiani che lavorano in Svizzera, i cosiddetti frontalieri. Grazie al nuovo rapporto di cambio franco svizzero euro la rivalutazione salariale di chi lavora in Confederazione Elvetica e vive in Italia sembra poter smussare le distanze sull’aggravio di imposizione fiscale chiesto in particolar modo dalle autorità della Svizzera italiana. Nel Cantone  d’oltreconfine che parla la nostra lingua il tema dei frontalieri è particolarmente sentito, vista la rilevante crescita di manodopera a basso costo arrivata in questi anni in Svizzera dall’Italia. Tutti i partiti del Canton Ticino ormai chiedono da tempo misure per frenare la crescita della manodopera italiana, e queste frizioni erano uno dei motivi per cui le trattative tra Svizzera e Italia erano rallentate.

Share this article