L’editoriale dopo la strage: “Io sono Charlie Hebdo vuol dire io sono la laicità”

“Dire ‘Io sono Charlie Hebdo‘ significa dire ‘Io sono la Laicità’. E siamo convinti che, per la maggioranza dei nostri sostenitori, questo sia chiaro. Lasciamo che gli altri se la sbroglino da soli”: il settimanale satirico Charlie Hebdo torna in edicola, arriva in Italia come allegato del Fatto Quotidiano, e con un editoriale estremamente riflessivo riapre le pubblicazioni ponendo la sfida a tutti quelli che, potenti o cittadini qualunque, in questi giorni hanno professato la loro appartenenza alla storia e all’anima di Charlie Hebdo. Vi rendete conto, scrive Gerard Biard, il nuovo direttore di Charlie subentrato a Charb morto negli attentati, che dire di “essere Charlie” significa rendersi conto che “la laicità è il punto di arrivo finale di tutto?”.

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CHARLIE HEBDO E LA LAICITA’ – “In una settimana”, dice Charlie Hebdo, un giornale ateo come il nostro, ha fatto più miracoli di tutti i santi e tutti i profeti messi insieme. Di questo siamo molto fieri, e quello che avete fra le mani è il giornale che abbiamo sempre fatto, in compagnia di quelli che l’hanno sempre fatto”.

Dopo tutto quello che è successo in questa settimana, “non possiamo che sperare che a partire da questo 7 gennaio 2015 la difesa ferma della laicità diventi imprescindibile, che cessi finalmente la legittimazione o la tolleranza, per calcolo elettorale o per posa, del comunitarismo e del relativismo culturale, che non apre la strada che a una sola cosa: il totalitarismo religioso“.

Il mondo e la Francia sono pieni di problemi, dice Charlie, c’è “il conflitto israelo-palestinese” e “la situazione sociale dei cittadini di origine musulmana in Francia” è profondamente ingiusta,  e “il razzismo e le discriminazioni devono essere combattute senza tregua”. Ma, dice Charlie, sebbene “esistano varie strade per affrontare questo problema, “tutto è inutile se manca la laicità. Non la laicità positiva, non la laicità inclusiva, non la laicità non-saprei-cosa, ma la laicità punto e fine”.

Perché solo la laicità permette “l’esercizio della libertà, della fratellanza, della sorellanza, la libertà di coscienza” ed essa sola permette “ai credenti e agli altri di vivere in pace”. Così, chi dice di difendere i mussulmani e “accetta il discorso totalitario religioso difende in effetti i loro carnefici”.

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