Di Maio: «Non tutti gli immigrati hanno il diritto di stare qui»

In Italia esiste un problema immigrazione. Ne è certo il vicepresidente della Camera, Luigi di Maio, che in un intervista rilasciata a Otto e Mezzo sostiene senza mezzi termini che oggi la questione degli immigrati non si riesce a contrastare perché in questi anni si è scelto di non scegliere: «Nei prossimi mesi in Italia si dovrà affrontare un dibattito quanto mai necessario. Non abbiamo bisogno di nuove leggi ma di far rispettare i trattati, perché ci sono cittadini stranieri che hanno diritto di stare nel nostro paese e altri no».

Di Maio: «non tutti gli immigrati hanno il diritto di stare qui»
Daniele Leone / LaPresse

BISOGNA POTENZIARE L’INTELLIGENCE – Di Maio ha parlato dell’attentato contro Charlie Hebdo, spiegando che l’obiettivo è quello di prevenire potenziando i servizi d’intelligence e di polizia per evitare che anche in Italia possa accadere quanto avvenuto in Francia. Ma questo non è possibile perché, continua Di Maio, «I governi degli ultimi vent’anni però hanno tolto fondi alla sicurezza, come quello di Renzi che per prima cosa ha tolto soldi alla polizia di Stato per destinare quei fondi all’Expo».

 

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«E SE LA CARTA D’IDENTITÀ FOSSE UN DEPISTAGGIO?» – Ed a proposito di Charlie Hebdo, Di Maio sostiene che a suo dire «ci sono più domande che risposte», provando a spiegare la posizione del blog di Beppe Grillo in cui si parla di «puzza di bruciato»: «Abbiamo chiesto a Giannuli, che è una persona che ha studiato in passato le vicende dei servizi segreti e del terrorismo di fare una analisi e lui ha messo in evidenza criticità nella fuga e nell’arrivo sul posto dell’attentato dei due terroristi. C’è la carta d’identità lasciata nella macchina, che sembra un depistaggio…Dobbiamo aspettare che i servizi d’intelligence e le forze dell’ordine facciano il loro lavoro. Io credo che gli esperti si siano pronunciati, anche Giannuli sul blog ha detto che la matrice sembra jihadista, ma si susseguono notizie che vengono smentite. L’unica cosa che possiamo fare ora è informare sul fenomeno del fondamentalismo». (Photocredit Fabio Cimaglia / LaPresse)

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