L’extasy “di Superman” uccide

05/01/2015 di Redazione

In Gran Bretagna la settimana scorsa tre persone hanno perso la vita dopo aver assunto pillole di PMMA (fenoximetilamfetamina), una droga che molti spacciano per extasy (MDMA), con conseguenze fatali.

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IL SOSTITUTO DELL’EXTASY – La PPMA (e la sua parente PMA) non è certo una sostanza nuova, la sua scoperta risale agli anni ’50 e al tempo fu scartata sia per la sua pericolosità che per i risultati incerti sull’umore. Negli anni scorsi però queste sostanze sono riemerse come surrogati dell’extasy, al punto che ora sono responsabili della gran parte delle morti attribuite erroneamente al MDMA, anche i tre britannici che hanno assunto le pillole con il logo di Superman prima di morire, erano infatti convinti di assumere extasy e negli ultimi anni è di circa un centinaio il numero delle vittime della PPMA.

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IL PROIBIZIONISMO FALLITO – L’idea dell’ONU di bandire il Safrolo, una delle sostanze utili alla fabbricazione di MDMA, ha veramente limitato la produzione di MDMA, senza tuttavia influire sulla domanda, che è rimasta tale e quale e presto è stata soddisfatta con sostanze che MDMA non sono.

L’OLIO D’ANICE – Per rimediare alla mancanza di Safrolo si è infatti ricorsi all’olio di anice, molto simile chimicamente, se non che il suo impiego porta alla produzione di PPMA e non di MDMA. La conclusione è quindi che l’opera di contrasto si è risolta nel favorire la diffusione di una sostanza molto più tossica del MDMA, che è relativamente sicura, e 10 volte più potente. Potenza che unita al fatto che la PPMA è più lenta a manifestare i suoi effetti, espone i consumatori a rischi di overdose molto più elevati.

LA PPMA UCCIDE – Inoltre la PPMA non ha l’effetto dell’extasy, può al contrario danneggiare le funzioni cerebrali e indurre un aumento della temperatura corporea. L’ennesimo esempio di come un tentativo proibizionista abbia finito per peggiorare le cose, non dissimile dagli avvelenamenti da metanolo registrati durante il proibizionismo alcolico negli Stati Uniti. L’ennesima dimostrazione che la lotta alla droga va combattuta agendo sulla domanda e non combattendo la disponibilità dell’offerta. La storia insegna che una forte domanda finirà comunque per essere soddisfatta, bene o male, con effetti imprevedibili sulla salute pubblica.

 

 

 

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