Pegida, la Germania arrabbiata che marcia contro l’Islam e gli stranieri

09/01/2015 di Andrea Mollica

Pegida

è un movimento che inquieta la Germania di Angela Merkel ancora di più dell’eurocrisi. Negli ultimi mesi migliaia di persone hanno partecipato alle marce di Dresda per protestare contro l’invasione dei profughi e il pericolo di islamizzazione dell’Occidente, e le manifestazioni sono diventate sempre più affollate così come discusse sui media.

Marcia di Pegida. ARNO BURGI/AFP/Getty Images
Marcia di Pegida. ARNO BURGI/AFP/Getty Images

PEGIDA E LA GERMANIA –

La nascita e rapida affermazione di Pegida sta scuotendo la politica e l’opinione pubblica tedesca. Pegida è un movimento che organizza ogni lunedì del mese una marcia nel centro di Dresda, capitale del Bundesland Sassonia e città più grande della Germania orientale dopo Berlino. Pegida è un acronimo di Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes, che tradotto in italiano significa «Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente». La prima manifestazione organizzata da questo movimento si è svolta a fine ottobre nel centro di Dresda, e dopo il buon riscontro di partecipazione, circa 500 persone, i fondatori di Pegida hanno deciso di promuovere ogni settimana una manifestazione contro l’invasione dei rifugiati, così come il rischio di islamizzazione dell’Occidente. Le marce dei patrioti europei sono rapidamente diventate un fenomeno mediatico grazie al loro successo, tanto che l’ultima manifestazione di lunedì 15 dicembre ha attratto circa 15 mila partecipanti. Numeri sorprendenti, visto che non esiste una vera e propria struttura organizzativa addetta alla mobilitazione.
I temi legati alle proteste di Pegida hanno suscitato un dibattito ancora più acceso. Il movimento dei patrioti europei si batte contro l’eccessiva presenza degli stranieri in Germania, così come il pericolo di «deriva musulmana». La forte crescita dei rifugiati favorita dalla crisi umanitaria in Siria e Iraq, così come l’ascesa dell’Isis, tra le cui fila combattano diverse centinaia di tedeschi di origine straniera, hanno inquietato l’opinione pubblica, come verificatosi anche in altri Paesi europei. In Germania mancano però formazioni populiste di dimensioni consistenti, vista la condanna unanime della xenofobia che si riscontra, con qualche sparuta eccezione, nel sistema politico tedesco.

PEGIDA E LE MARCE ANTI ISLAM–

Il successo delle marce di Dresda evidenzia come Pegida abbia toccato una corda profonda all’interno della società tedesca, e ha scatenato un dibattito pubblico molto accesso sulla collocazione politica del movimento nato nella capitale della Sassonia. Le manifestazioni sono scandite da un grido, «Wir sind das Volk», che era esclamato verso la fine degli anni ottanta durante le proteste di massa contro il regime comunista della DDR. L’ispirazione democratica e liberale appare però molto lontana dalle posizioni dei «patrioti europei». Nelle prime settimane dall’avvio delle marce nessuno degli organizzatori ha voluto concedere interviste ai giornalisti, un’ostilità nei confronti dei media che si riscontra ancora nelle manifestazioni, anche se il silenzio stampa è stato interrotto quando Pegida si è trasformata in un fenomeno mediatico nazionale.

Il leader dei «patrioti europei» si chiama Lutz Bachmann, ed è una figura piuttosto controversa, vista la sua ricca fedina penale e le sue intemerate contro i «profughi criminali» esclamate durante le manifestazioni di Dresda. Bachmann ha spiegato come il movimento sia nato da un gruppo su Facebook, creato per protestare contro un’iniziativa dei simpatizzanti del partito curdo comunista PKK osservata nel centro cittadino. La manifestazione dei curdi in difesa di Kobane aveva provocato scontri in piazza contro numerosi musulmani salafiti, e la vicenda ha ispirato la protesta dei «patrioti europei».
Dalle discussioni sui social media, accese dalla decisione del governo della Sassonia di accogliere duemila profughi a ottobre, è nata l’idea di un primo ritrovo in piazza. Le marce hanno creato un’’enorme eco in queste settimane, tanto che Bachmann è finito negli approfondimenti di testate quali New York Times e Financial Times. Il leader di Pegida ha negato la natura politica del movimento, ma ha enfatizzato l’esigenza di contrastare l’attuale «insensata» politica dell’immigrazione condotta dalla Germania. Per i «patrioti europei» accogliere i rifugiati dalle guerre è un dovere umanitario, ma deve essere contrastata in ogni modo l’immigrazione di tipo economico, per evitare che gli stranieri senza lavoro usufruiscano della generosità del Welfare tedesco. Nei suoi interventi in piazza Bachmann ha tuonato contro le strutture lussuose messe a disposizione dei profughi in arrivo dalla Siria o da altri Paesi africani, mentre i pensionati tedeschi fanno fatica a pagarsi l’affitto.

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Pegida  La pagina Facebook
La pagina Facebook di Pegida che annuncia manifestazione di Natale per il 22 dicembre a Dresda. Screenshot di https://www.facebook.com/pages/PEGIDA/790669100971515?fref=ts


PEGIDA E LA DESTRA ESTREMA –

I toni e i temi di Pegida hanno generato una diffusa rete di proteste contro il nuovo movimento. La critica più severa che viene rivolta verso il movimento dei «patrioti europei» è il legame con l’estrema destra. Diversi media, tra cui Der Spiegel, hanno evidenziato il collegamento di Pegida con tifoserie organizzate vicine agli skinhead. Tra i partecipanti delle marce di Dresda ci sarebbero infatti i tifosi dei gruppi «Pugno dell’Est» e «Hooligan della Firenze dell’Elba (soprannome della capitale sassone, Nda)», organizzazioni criminali secondo la magistratura statale. Secondo gli inquirenti uno degli organizzatori di Pegida avrebbe promosso anche le manifestazioni di Hogesa, ovvero le proteste dei tifosi di estrema destra contro il pericolo salafita. La più grande iniziativa degli hooligan anti salafiti si è svolta a Colonia fine ottobre, proprio nei giorni in cui a Dresda i patrioti marciavano per la prima volta in difesa dell’Occidente cristiano.
Il legame con l’estrema destra è stato però smentito ripetutamente dal leader di Pegida. Lutz Bachmann a Bild Zeitung ha ammesso come sia possibile che ci siano manifestanti neonazisti all’interno delle loro marce, ma anche che sarebbe sbagliato, secondo il diritto tedesco, impedire a queste persone di manifestare insieme a loro. Il leader dei «patrioti europei», così come altri esponenti del movimento, hanno ribadito la loro distanza dall’estrema destra, anche se per più di un verso hanno motivato la loro iniziativa politica proprio per i timori suscitati dal neonazismo. Bachmann ha rimarcato a Bild di aver promosso le marce perché nessun partito tedesco affronta in modo schietto i temi legati all’immigrazione e al radicalismo musulmano, per paura di esser tacciato di estremismo di destra. L’unica forza che al momento utilizza toni più moderati ma assimilabili a quelli dei patrioti di Pegida sono i no euro di Alternativa per la Germania (AfD). Il leader dei no euro, l’economista anti Merkel Bernd Lucke, ha rimarcato come AfD condivida la gran parte delle posizioni di Pegida. Una presa di posizione netta e al momento piuttosto isolata, che ha tra l’altro smentito il precedente invito agli iscritti di Alternativa per la Germania di non marciare a Dresda. Lucke ha motivato il cambiamento di giudizio con il chiarimento offerto dai «patrioti europei» in merito alla presunta xenofobia e islamofobia di cui erano, e sono ancora, tacciati dall’establishment tedesco.

Marcia di Pegida a Dresda. ARNO BURGI/AFP/Getty Images
Marcia di Pegida a Dresda. ARNO BURGI/AFP/Getty Images

 

PEGIDA E I PROFUGHI –

Dopo le polemiche e le numerose critiche ricevute da numerosi esponenti politici così come da diversi media Pegida ha diffuso un manifesto articolato in 19 punti, in cui sono state illustrate le richieste del movimento.
Il primo punto chiarisce come PEGIDA sia favorevole ad accogliere i profughi di guerra e chi cerca asilo a causa di persecuzioni di carattere politico e religioso, così come supporti una modifica della Legge fondamentale della Germania per includere l’obbligo all’integrazione. Pegida propone poi diversi punti in cui chiede un ripensamento sistemico della politica di gestione dei rifugiati, a livello tedesco come europeo. Il movimento dei patrioti europei si ispira per molti versi al modello svizzero, per quanto riguarda il procedimento di asilo, la gestione dell’immigrazione e anche per l’introduzione di referendum popolari che permettano ai cittadini di decidere sui temi rilevanti. Pegida si schiera per la tolleranza zero contro immigrati e rifugiati che commettono reati, mentre i patrioti rimarcano il loro supporto alla protezione della cultura giudaico-cristiana, e la contrarietà a società e ordinamenti giuridici paralleli ispirati alla Sharia. Il manifesto dei patrioti europei trae spunto da diversi fatti legati all’immigrazione che hanno scosso la Germania in questi mesi. Nel 2014 circa 120 mila persone hanno fatto richiesta di asilo al governo di Berlino, un forte aumento favorito dalle crisi umanitarie che hanno sconvolto l’area mediterranea e il Medio Oriente. Diversi centri per rifugiati, sovraccarichi di persone, sono stati oggetto di proteste e azioni di ritorsione. Alcune strutture sono state incendiate da estremisti di ispirazione nazista. Le tensioni mediorientali e il rafforzamento del fondamentalismo islamico propagandato dall’Isis hanno generato un’eco rilevante anche in Germania, con la mobilitazione di alcuni gruppi di fondamentalisti islamici. Il movimento degli hooligan di estrema destra si è attivato nello stato del Nordreno-Vestfalia, in cui nella città di Wuppertal era comparsa una polizia della sharia che pattugliava le strade dei quartieri abitati da numerose persone di religione islamica.

Marcia di Pegida, con un cartello che chiede il "ritiro" dalla Russia. Jens Schlueter/Getty Images
Marcia di Pegida, con un cartello che chiede il “ritiro” dalla Russia. Jens Schlueter/Getty Images

PEGIDA E LA POLITICA –

La politica tedesca è stata scossa dal successo di Pegida, e i partiti al governo così come le forze di opposizione progressiste hanno condannato l’islamofobia e la xenofobia evocata da molti degli slogan dei patrioti. Angela Merkel è stata particolarmente netta, ribadendo come in Germania non esista spazio per sentimenti di ostilità verso gli stranieri e per l’intolleranza religiosa. La cancelliera tedesca ha chiesto inoltre ai manifestanti di Dresda di prestare attenzione alle strumentalizzazioni politiche delle loro ragioni. Un’implicata allusione alla mobilitazione dell’estrema destra, che sta sostenendo le marce di Pegida nonostante la leadership del movimento si voglia distanziare da qualsiasi sospetto neonazista. La SPD è stata invece ancora più dura contro i patrioti europei, e suoi diversi leader ne hanno condannato il carattere estremista. Il ministro della Giustizia, il socialdemocratico Heinko Maas, ha definito le marce di Pegida come una vergogna per la Germania, rimarcando la loro pericolosità nel suscitare nuove ondate di ostilità verso gli stranieri. Parole molto dure, leggermente rimodulate dal suo segretario, e vicecancelliere, Sigmar Gabriel, che ha sottolineato come non si debba condannare tutti i manifestanti di Dresda come neonazisti, anche se ha richiesto loro una più chiara presa di distanza dall’estremismo di destra. Le dichiarazioni di Maas hanno generato una situazione di tensione all’interno della maggioranza che sostiene il governo Merkel. I cristiano sociali bavaresi della Csu hanno attaccato Maas per le sue dichiarazioni, rimarcando di non condividere le marce di Pegida, ma di non voler neppure condannare le legittime preoccupazioni manifestate dai cittadini.

L’unica formazione di dimensione nazionale che si è schierata con Pegida è, come già detto, quindi, Alternativa per la Germania. I no euro di AfD si sono ormai collocati a destra della Cdu di Angela Merkel, e sembrano voler cavalcare la preoccupazione generata in Germania da un’immigrazione che ormai ritengono eccessiva. Sotto questa prospettiva Pegida potrebbe rivelarsi un fenomeno estemporaneo, ma capace di legittimare ulteriormente nel discorso pubblico tedesco temi e argomenti che negli altri Paesi europei caratterizzano le formazioni di destra.

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