Un Natale stupefacente, il cinepanettone fa la rivoluzione

Era ora. Dopo anni in cui il cinepanettone era una guerra di religione – metà Italia si sganasciava prima e dopo il 25 dicembre con le amenità grossier di De Sica e Boldi (e poi Ghini), l’altra metà lo stroncava spesso senza neanche andare in sala -, arriva un modello nuovo di film natalizio e colpisce che tra i tre competitor sia proprio il prodotto di Aurelio e Luigi De Laurentiis a portare le maggiori novità.

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ROTTAMATO IL CINEPANETTONE – Se Neri Parenti in Ma che segno 6? usa con fiacca perizia i soliti strumenti della gag fisica e di un soggetto unico (l’Oroscopo) declinato in vari modi, se i creatori di Boris (la serie tv e il film) con Ogni maledetto Natale, dovevano incenerire le convenzioni e invece ci son caduti dentro (scopiazzando Genovesi e abusando di numeri comici non di rado grossolani), i De Laurentiis decidono di “rottamare” il cinepanettone per un film più inclusivo, universale, chiaramente ispirato alla commedia americana. Ne esce un family movie, che può piacere a diverse classi (anche sociali) di spettatori e a più generazioni, diretto con stile e cura, recitato bene, scritto con ritmi e toni giusti. Una rivoluzione rispetto al passato, in cui sceneggiatura e regia, nonostante spesso vi fossero ottimi professionisti a ricoprire certi ruoli, erano solo uno scomodo optional.

UN CAMBIAMENTO LUNGO TRE ANNI – Va detto che questo cambiamento nasce da lontano, da Colpi di fulmine e Colpi di fortuna dove, non a caso, Volfango De Biasi era tra gli autori dello script e Lillo & Greg spadroneggiavano nei loro episodi, vero traino di film altrimenti anacronistici e sorpassati. Chiusi i contratti d’un tempo, ecco arrivare il ricambio generazionale: Pasquale Petrolo (Lillo) e Claudio Gregori (Greg) protagonisti assoluti – non sono più giovanissimi, è vero, ma con il loro passato tra Latte e i suoi derivati e teatro comico, rappresentano una novità anche di contenuto, più pensato e surreale -, De Biasi promosso dietro la macchina da presa dopo i cinque anni di punizione post Iago, opera tanto ambiziosa quanto poco riuscita. E il regista capisce che deve fregarsene dei salotti radical chic del nostro cinema e seguire quella sua sensibilità pop che gli aveva fatto segnare un ottimo successo al botteghino con Come tu mi vuoi. Di suo ci mette una delicatezza di racconto visivo sconosciuta a queste latitudini, una verve comica non banale (pur su un plot visto e rivisto), la volontà di far ridere senza scadere nella volgarità. E ci riesce: possono ridere tutti con Un Natale stupefacente. E lo fanno.

UN NATALE STUPEFACENTE: CHE AMBRA! – Merito, tra le altre cose, di un casting centrato: il trailer, piuttosto scadente e squilibrato (forse per la volontà di rassicurare lo zoccolo duro del pubblico del cinepanettone), non rende onore al mattatore Lillo e all’istrionico Greg e si dimentica la controcoppia De Filippis-Montanari, duetto delizioso, artisticamente e non solo. Ambra Angiolini – preparate il defibrillatore, è così sexy che ne avrete sicuramente bisogno – e Paola Minaccioni si infilano nelle vesti di “eroine” femminili finalmente non bidimensionali, i comprimari sanno essere fondamentali, il piccolo figlio d’arte Niccolò Calvagna, dall’alto dei suoi 8 anni centro narrativo del film, mostra un talento che già gli è valso scritture con Luchetti e i Taviani. Meritatissime.

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Il resto ce lo mette la leggerezza raffinata di De Biasi, divertente e non volgare neanche di fronte a una macchia di Rorschach decisamente esplicita, tempi comici rispettati al centesimo di secondo, un linguaggio più fresco e attuale rispetto al passato. Insomma, sembra essere nato un nuovo modo di fare cinema per quella gallina dalle uova d’oro che è il Natale, se si sa come allevarla. Ed è sempre la premiata ditta Filmauro a intuire la direzione del vento.

UNA SETTIMANA THRILLER PER AURELIO DE LAURENTIIS – Volendo scommettere, giureremmo sulla vittoria finale di Un Natale stupefacente al box office, in un ritorno a livelli record d’incasso per Aurelio De Laurentiis e compagni. Certo, tutto sta nel “riconquistare” il vecchio pubblico e superare i pregiudizi del nuovo. E qui sarà solo il passaparola a deciderne il destino. Solo il pubblico potrà portare, insomma, a un risultato “stupefacente”. Che peraltro il presidente del Napoli spera di poter fare anche a Doha, vincendo la Supercoppa Italiana con i suoi azzurri, e non solo nei cinema italiani. Sarà una settimana thriller per lui, altro che commedia.

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