Corrado Passera: chi è l’uomo a cui Monti ha affidato le chiavi dell’Italia

E’ ministro dello sviluppo e delle infrastrutture. Luci e ombre in una carriera furba e attenta. E quella volta dello scudo fiscale…

L’agenzia di stampa Agi lo definisce “Un big della finanza prestato alla politica”. Ed è difficile, viste le ambizioni dell’uomo, che il prestito verrà restituito. Corrado Passera, classe 1954, è un banchiere di primo piano ma ha avuto anche grandi esperienze nell’industria. Ed è stato tra i protagonisti della truffa al cittadino chiamata privatizzazione dell’Alitalia.

LA BIOGRAFIA -Laureato alla Bocconi e con un master in Business Administration alla Wharton School di Philadelphia, inizia il suo percorso professionale nel 1980 in McKinsey dove rimane per 5 anni per poi andare alla Cir (l’azienda di De Benedetti) in qualità  di direttore generale fino al 1990. Il suo primo lavoro ne farà per sempre uno dei Mc Kinsey boys come Alessandro Profumo. Passa poi al settore editoriale diventando amministratore delegato di Arnoldo Mondadori Editore e successivamente vice presidente e ceo del Gruppo Espresso-Repubblica. Nel 1992 lascia l’editoria per passare al Gruppo Olivetti dove è chiamato in qualita’ di co-amministratore delegato. Nel ’96 diventa amministratore delegato e Ceo del Banco Ambrosiano Veneto che lascerà dopo aver portato a termine il consolidamento con Cariplo. Nel ’98 il governo lo nomina alla guida di Poste Italiane dove rimarra’ fino all’aprile 2002.

LE POSTE DI PASSERA – Alle Poste Passera riduce il personale e dimezza le perdite prima, per poi arrivare ad altri risultati lusinghieri. Da ricordare poi quello che imputò a lui e a Sarmi la Corte dei Conti:

Massimo Sarmi, attuale ad della società pubblica, e il suo predecessore Corrado Passera, oggi al vertice di Intesa Sanpaolo, non sono esenti da responsabilità. In qualche modo dovevano controllare una vicenda che ha portato la spa a stipulare, tra il 1999 e il 2004 la bellezza di 540 contratti derivati, praticamente speculativi, che hanno causato alle casse di Poste un danno di 76 milioni. Sarmi e Passera, però, non possono essere condannati per danno erariale. Il motivo? Semplice, non sono stati chiamati in causa. Soltanto la Guardia di Finanza, in un rapporto, aveva ventilato la loro responsabilità, ma senza un seguito concreto.

A maggio dello stesso anno l’ingresso in Banca Intesa, la banca nata dall’integrazione di Cariplo e Banco Ambrosiano Veneto: diventa amministratore delegato e chief executive officer per poi assumere dal gennaio 2007 l’incarico di consigliere delegato e chief executive officer in Intesa SanPaolo, nata dalla fusione di Banca Intesa e Sanpaolo Imi.

QUELLA VOLTA DI ALITALIA – Il banchiere comasco non ha mai nascosto il suo interesse per la politica. Il suo nome per un incarico di governo era gia’ circolato ai tempi del toto-nomine per sostituire Claudio Scajola allo Sviluppo economico. E voci di un suo possibile ingresso nel governo Berlusconi, al posto di Giulio Tremonti all’Economia, erano state fatte filtrare anche nei mesi scorsi. Prima, però, c’è l’affarone Alitalia. Fiutando l’aria, Banca Intesa, maggiore creditrice del gruppo Toto, quando Alitalia è sull’orlo del disastro si mette in testa un’idea meravigliosa: fondere Air One e Alitalia in una sola grande compagnia. A carico di chi? Ma dello Stato, ovviamente, che si deve accollare tutte le casse integrazioni dei dipendenti in esubero e la Bad company dove vengono infilate le attività non redditizie, che poi vanno vendute e liquidate con scarsi, o nulli incassi. Il tutto per avverare la promessa di Berlusconi in campagna elettorale, di salvare Alitalia. A carico dei cittadini, che alla fine si debbono accollare tre miliardi di perdite, mentre la nuova cordata degli amici di Alitalia si compra le attività redditizie.

GLI AFFARI DI FAMIGLIA – Un articolo uscito sul Corriere della Sera qualche tempo fa poi ci ricorda tutti gli affari di famiglia di Passera:

La famiglia Passera ha una piccola quota di Villa d’Este, la società proprietaria di un lussuosissimo hotel a Cernobbio, sul lago di Como e di un cinque stelle in Toscana. L’acquisizione, del valore di circa un milione di euro, è avvenuta in concomitanza con il rientro da Madeira di una consistente liquidità (oltre 10 milioni) che la società di famiglia aveva parcheggiato dal ’99 nella zona franca al largo del Portogallo. Di entrambe le operazioni dà conto il bilancio 2009 della Lariohotels la società proprietaria a Como dei quattro stelle Terminus e Villa Flori e posseduta pariteticamente dai fratelli Bianca (50 anni), Antonello (53) e Corrado Passera (55), amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. «In data 18-11-2009 la nostra società – si legge – ha acquistato a mezzo di società fiduciaria 55.000 azioni di Villa d’Este spa al prezzo di euro 18 ciascuna». Ma è un passaggio interno perché quella partecipazione, sebbene formalmente acquistata, era detenuta dalla finanziaria di Madeira dei Passera. Villa d’Este è il miglior hotel al mondo secondo la rivista Forbes. Tre anni fa la Finanziaria Lago ne rilevò il 65% per 260 milioni (76 euro ad azione). Dietro la Finanziaria Lago ci sono Loris Fontana (il «re» dei bulloni) con il 47%, Unione Fiduciaria 40,5% e I ntesa Sanpaolo 12,5%. In base a un patto parasociale Intesa designa un consigliere e un sindaco di Villa d’Este. Tra la famiglia del banchiere e l’hotel dei vip (Robert De Niro è un cliente affezionato) c’è un antico rapporto: il padre, Gianni Passera , morto nel 2002, era uno dei 700 azionisti. Oggi a gestire Lariohotels è Antonello, il fratello minore che Corrado ha voluto (senza stipendio) nel consiglio della Nh Italia, la filiale italiana (Intesa ha il 44,5%) della catena alberghiera spagnola Nh Hoteles. E l’operazione di Madeira? Il 20 novembre 2009 i Passera hanno liquidato la controllata «Seahorse Servicos e Marketing», con un incasso di 7,8 milioni per «rimborso versamento in conto capitale – è detto nel bilancio Lariohotels –effettuato dalla nostra società in data 4-10-1999 e 13-12-1999». Dieci anni prima, infatti, furono «spediti» nell’isola atlantica 15.024.522.025 lire, dichiarati a bilancio. E 15 miliardi esatti è anche la cifra che compare nel rendiconto ’99 alla voce mutuo con il San Paolo Imi che aveva ipotecato Villa Flori. All’epoca Corrado Passera era amministratore delegato di Poste Italiane. Quei soldi parcheggiati a Madeira dovevano servire per un «programma di investimenti nei settori in cui opera la società». Ma non si è fatto nulla. Nel frattempo sono stati investiti in titoli a reddito fisso. E ora la società dei Passera oltre ai 7,8 milioni ha incassato 1,2 milioni pescati dalle riserve utili e 2,5 milioni di dividendo. Tutto è tornato in Italia, anche la quota in Villa d’Este.

Commenta Bankomat su Dagospia:

Bellissimo pezzo di Mario Gerevini oggi sul Corriere delle banche, dove si apprende – per chi lo vuole apprendere – di danari scudati dalla famiglia Passera nel 2009, danari che prima di essere scudati erano stati esportati…lo dice il ragionamento stesso.

Esportati a Madera nel 1999, in lirette da miliardi 15 circa, girati subito così come ottenuti da un corrispondente finanziamento del Sanpaolo di Torino. Sarebbe divertente leggere le motivazioni della delibera creditizia del Sanpaolo di allora. L’avrà vista l’Amico Salza? Quello che pochi anni dopo di fatto spiano’ la strada a Intesa nel Sanpaolo garantendosi in cambio una pingue poltrone.

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