Europa 2020, la strategia UE destinata al fallimento

La strategia «Europa 2020» rischia il fallimento. Gli obiettivi di occupazione e riduzione della povertà dichiarati dagli Stati UE sono molto lontani dall’essere raggiunti. Benché manchino ancora 5 anni prima della conclusione delle diverse iniziative lanciare per implementare questa strategia, «Europa 2020» rischia di essere un’altra occasione perduta non dissimile a quanto successo con la Strategia di Lisbona.

EUROPA 2020, VERSO IL FALLIMENTO – Il successo della strategia dell’UE «Europa 2020» appare sempre più improbabile. I cinque obiettivi che la compongono sembrano per lo più impossibili da raggiungere, se non in forma parziale. Una valutazione ora condivisa anche dalla Commissione, come rivela a Handelsblatt il vicepresidente dell’esecutivo UE Jyrki Katainen. «In alcuni ambiti come la formazione sembra che la strategia possa funzionare, mentre in altri la situazione appare più negativa, per esempio per quanto riguarda il tasso di occupazione», ha rimarcato il finlandese vice di Juncker al quotidiano finanziario tedesco. «Come sanno tutti, le sfide per la discesa della disoccupazione e la creazione di nuovi posti di lavoro sono enormi». Al prossimo Consiglio Europeo previsto per marzo del 2015 Katainen intende presentare un bilancio su come stia procedendo la strategia a metà dell’orizzonte temporale in cui si dovrebbe spiegare. Handelsblatt rimarca come anche nell’ambito della ricerca e sviluppo l’UE appare in ritardo rispetto agli obiettivi formulati. «Ci sono ancora differenze enormi tra gli Stati membri, e alcuni di loro hanno ridotto le spese in ricerca e sviluppo».

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EUROPA 2020, GLI OBIETTIVI – Jyrki Katainen ha rimarcato come nel settore della R&D le responsabilità del mancato raggiungimento degli obiettivi siano imputabili anche alle imprese. «Alla luce della crisi diverse aziende hanno fatto tagli in questo ambito. Questo rende oltremodo difficile raggiungere l’obiettivo formulato in Europa 2020. La Commissione deve reagire». Europa 2020 è la strategia che è stata formulata all’inizio del decennio la posto della cosiddetta strategia o agenda di Lisbona, anch’essa fallita. Gli Stati UE hanno deciso di formulare numerose iniziative di coordinamento, a livello comunitario e nazionale, per raggiungere cinque obiettivi. Il primo è la la crescita del tasso di occupazione dell’UE al 75%, un incremento di più di 10  punti percentuali rispetto al 64% registrato in questi ultimi mesi. Il secondo è l’aumento delle spese o investimenti in R&D fino al 3% del Pil, il terzo prevede la riduzione del 20% delle emissioni carboniche rispetto al 1990, con il 20% di energia consumata via fonti alternative e un aumento dell’efficienza energetica pari al 20%. Il quarto obiettivo prevede la riduzione al 10% del tasso di abbandono scolastico precoce, e l’incremento al 40% della popolazione con un diploma universitario. Il quinto obiettivo di «Europa 2020» si prefigge una riduzione di 20 milioni delle persone che vivono sotto la soglia di povertà relativa. In questo momento però questa condizione interesserebbe dieci milioni in più di persone rispetto al 2010, quando l’obiettivo è stato formulato, e secondo Handelsblatt il raggiungimento di questo punto di «Europa 2020» è diventato impossibile. In merito a questo obiettivo il vicepresidente Jyrki Katainen ha preferito non esprimersi.

Photo credit: Mark Renders/Getty Images

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