Nemmeno Obama riporta la calma a Ferguson

25/11/2014 di Redazione

Le conseguenze della decisione della giuria St. Louis, che ha deciso che il poliziotto che ha ucciso il giovano Michael Brown ad agosto non dovrà essere neppure processato, si sono mostrate subito tanto severe da costringere il presidente americano Barack Obama a rivolgersi alla nazione a reti unificate.

Usa,tensione a Ferguson per l'attesa decisione sul caso Brown

LA PROVOCAZIONE DEL PROCURATORE – La situazione era già tesissima prima della sentenza e non ci voleva un genio per capire che non era il caso di gettare benzina sul fuoco. Invece il procuratore della contea di St. Louis, Robert McCulloch, ha annunciato che l’agente Darren Wilson non sarà nemmeno processato con un discorso che è sembrato fatto apposta per infiammare gli animi. Mentre tutti gli Stati Uniti attendevano di sapere, McCulloch ha consumato minuti su minuti in una lunga tirata, il succo della quale è che a Ferguson non è successo niente di speciale e che quello che ne è derivato, dalle rivolte alle pessime reazioni delle autorità locali, è tutta colpa del ciclo dei media e del buzz in rete.

L’ASSOLUZIONE IMPOSSIBILE – Il procuratore in questione si trovava in una situazione particolare, non avendo mai mostrato l’intenzione di perseguire Wilson si era infatti deciso a chiedere il parere di una giuria popolare, assolvere Wilson era un compito che non si sarebbe preso in prima persona e che nessun giudice avrebbe gradito. Le possibilità che una giuria popolare respinga la richiesta di un processo da parte di un procuratore negli Stati Uniti sono bassissime. Un famoso Chief Judge di New York, Sol Wachtler è passato alla storia affermando che un procuratore può convincere una giuria a processare persino «un panino al prosciutto» e in effetti i numeri relativi ai casi federali dicono di 11 (undici) rifiuti su oltre centossessantamila  (162.000) casi in un anno, dato relativo al 2010..

L’ECCEZIONE PER I POLIZIOTTI – Proporzione che non cambia a livello di giurie statali o di contea, a meno che non si tratti di poliziotti, caso nel quale la severità di giurie e procuratori cala drasticamente. Ci sono contee nelle quali non si processa un poliziotto per omicidio da anni e in una grande città come Dallas può capitare che su 81 casi di persone uccise dalla polizia dal 2008 al 2012 solo uno sia arrivato in tribunale. Una dinamica che garantisce un’impunità di fatto, grazie alla quale i poliziotti rischiano pochissimo se uccidono qualcuno e ancora di meno se questi ha la pelle scura. Secondo la testimonianza resa da Wilson, il diciottenne Michael Brown lo aveva aggredito in maniera da non lasciargli altra opzione che sparargli. In due volte, la seconda temendo un attacco dal ragazzo reso furioso dal fatto che gli aveva già sparato. Fatto sta che Wilson ha sparato 12 colpi a un diciottenne disarmato che, per quanto robusto, gli ha procurato appena un’escoriazione su uno zigomo. Secondo  la giuria la cosa non merita nemmeno un giudizio e secondo il procuratore che ha presentato il caso alla sua attenzione, chi ha protestato lo ha fatto per motivi indifendibili o perché eccitato dai media. Facile quindi capire perché nessuno processerà Wilson, ma altrettanto facile diventa capire le ragioni della rivolta che dopo il suo annuncio si è accesa in diverse città americane.

LO SHOW IRRESPONSABILE DEL PROCURATORE – Secondo gli esperti di come vanno le cose nei tribunali la questione dipende indubbiamente da come ha presentato il caso il procuratore; qualcosa deve aver sbagliato per ottenere un risultato tanto statisticamente improbabile. Non era quindi il caso di presentarsi agli americani dando la colpa delle rivolte alla televisione e al chiacchiericcio su internet, eppure lo ha fatto, andando ad infiammare ancora di più gli animi di quanti sono infuriati per la plateale immunità garantita ai poliziotti, in particolare a quelli bianchi che uccidono giovani neri, ma anche fermano, perquisiscono, picchiano e intimidiscono,  con preoccupante frequenza, superiore a quanto non facciano con i bianchi. Non è colpa della televisione o di internet se un poliziotto ha scaricato 12 colpi di pistola su un giovane disarmato e se altri suoi colleghi fanno troppo spesso lo stesso, la sanno tutti negli Stati Uniti e lo sa anche il presidente Obama, che non ha potuto far altro che provare a rimediare al disastro invitando alla calma. Invito che per ora è parso cadere nel vuoto, visto che Ferguson la protesta si è allargata ormai a buona parte degli Stati Uniti.

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