Podemos, il partito della sinistra spagnola anticasta: tutto quello che c’è da sapere

25/11/2015 di Andrea Mollica

Podemos: cos’è e chi guida il partito spagnolo (quarto secondo i sondaggi)

è diventato in poco tempo uno dei movimenti politici più importanti  della Spagna, grazie alle sue battaglie contro la corruzione della Casta e l’austerità del governo Rajoy. Il nuovo partito, guidato dal ricercatore universitario Pablo Iglesias, uno dei leader più apprezzati della politica iberica insieme ad Albert Rivera, il presidente di Ciudadanos, rappresenta una importante sfida lanciata all’Europa di Angela Merkel. La Spagna, una delle nazioni più colpite dalla crisi del debito sovrano e guidata da un premier molto vicino alla cancelliera tedesca, rimane affascinata dalla svolta radicale di Podemos, dai tratti tanto progressisti quanto populisti, che inquieterebbe l’UE della grande coalizione tra popolari e socialisti.

Elezioni Spagna 2015

la diretta dei risultati dello spoglio inizia alle ore 20. I primi exit poll diffusi dai media iberici arriveranno subito dopo la chiusura delle urne. Il governo del quarto Paese dell’eurozona si decide domenica 20 dicembre 2015, nella dodicesima elezione generale delle Cortes Generales, il Parlamento bicamerale della Spagna. Il primo ministro Mariano Rajoy del PP è sfidato dal segretario generale del PSOE Pedro Sanchez, anche se la maggioranza al Congresso dei Deputati, l’unica camera che concede la fiducia all’esecutivo di Madrid, sarà decisa dai risultati dei due nuovi partiti, Ciudadanos e Podemos.

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Podemos a congresso, DANI POZO/AFP/Getty Images
Podemos a congresso, DANI POZO/AFP/Getty Images

 

PODEMOS, LA RIVOLUZIONE DEI CITTADINI IN SPAGNA –

Dopo la grande sorpresa conseguita alle elezioni europee e l’imponente crescita nei sondaggi, Podemos ha svolto il suo primo congresso, definendo con il voto online di più di centomila iscritti la nuova struttura organizzativa del movimento anti casta che si batte per affermare i diritti dei cittadini spagnoli contro i partiti tradizionali e l’Europa dell’austerità. Il leader di Podemos è il carismatico Pablo Iglesias, eletto segretario generale con un vero e proprio plebiscito online degli iscritti. Iglesias, un ricercatore dell’Università di Madrid, è stato votato da oltre 95 mila persone, e la sua elezione è stata battezzata dal leader della sinistra radicale europea, Alexis Tsipras. Le modalità organizzative e le scelte politiche adottate al congresso fondativo indicano i tratti principali del nuovo partito spagnolo. Podemos è un movimento che si ribella alla politica tradizionale, criticando in particolare l’estrema corruzione dell’establishment partitico. La lotta alla casta, parola utilizzata molto spesso da Iglesias così come dai suoi compagni, è una delle caratteristiche principali di Podemos, che hanno permesso uno sfondamento elettorale trasversale, anche se prevalentemente concentrato nell’elettorato progressista. L’enfasi dei messaggi si rivolge alla nuova centralità che il partito vuole ridare ai cittadini spagnoli. L’organizzazione del nuovo partito rappresenta un ulteriore elemento di novità che si ricollega al maggior peso assegnato alla partecipazione popolare. Podemos in questo momento conta circa 350 mila iscritti, che si sono affiliati al partito semplicemente compilando un formulario sul sito del partito. Podemos non chiede soldi per la “tessera” rilasciata online, ma un finanziamento volontario per chi voglia sostenere la sua attività. Il congresso fondativo di Podemos ha evidenziato la novità organizzativa di questa formazione, permettendo a tutti i suoi iscritti di partecipare online all’elezione degli organismi dirigenti, a partire dalla scelta del segretario generale. Attraverso il voto su internet sono stati scelti i documenti politici – le tesi di Iglesias hanno superato l’80% – così come gli organismi nazionali del partito, l’assemblea dei cittadini e il consiglio dei cittadini. Podemos si articolerà sul territorio ispirandosi agli stessi criteri di democrazia diretta.

 

 

PODEMOS E LA NUOVA SINISTRA SPAGNOLA –

Podemos è un partito chiaramente orientato a sinistra. Il suo leader, Pablo Iglesias, è stato un dirigente dell’organizzazione giovanile di Izquierda Unita, la coalizione che raccoglie le formazioni della sinistra radicale spagnola, tra le quali la più rilevante sono i comunisti iberici. Al Parlamento UE i cinque deputati di Podemos hanno aderito al gruppo della Sinistra europea, che aveva candidato il leader di SYRIZA Alexis Tsipras alla presidenza della Commissione. Il segretario generale di Podemos, insieme ai suoi colleghi della facoltà di Scienze Politiche dell’università di Madrid, il luogo dove è stata incubata l’idea del nuovo movimento , ha però intuito la necessità di dare forma nuova ai contenuti di protesta dei partiti di sinistra, dei sindacati così come dei movimenti progressisti radicali. Podemos raccoglie l’eredità degli Indignados, la protesta partita dalla piazza centrale di Madrid che aveva mobilitato centinaia di migliaia di persone, sopratutto giovani, nel momento di maggior intensità della crisi spagnola. A fine 2011 la rabbia degli Indignados aveva favorito il tracollo dei socialisti al governo dal 2004, agevolando la trionfale elezione del conservatore Mariano Rajoy alla Moncloa. La frattura tra l’elettorato progressista e il PSOE, crollato 3 anni fa ai minimi storici e mai più ripresosi, non è mai stata ricomposta, e Podemos è riuscito a intercettare il forte desiderio di novità all’interno della sinistra spagnola. La crisi economica ha colpito duramente la Spagna , e ha cancellato molti degli schemi ideologici su cui si era basata la democrazia post-franchista. Uno di questi era la profonda ostilità dell’elettorato socialista verso soluzioni politiche più radicali. Nei primi anni successivi alla fallimentare esperienza di Zapatero i sondaggi avevano rilevato i più alti valori mai raggiunti da Izquierda Unida, un dato poi confermato alle elezioni per il Parlamento UE. Alle europee del 25 maggio 2024 la sinistra radicale aveva superato per la prima volta nella sua storia il 10%, mentre Podemos aveva conquistato l’8% delle preferenze al suo esordio elettorale. Rapporti di forza che si sono completamente ribaltati nei sondaggi, che per diversi mesi hanno rilevato Podemos come primo partito della Spagna. Dall’estate del 2015 però i consensi demoscopici sono diminuiti, mentre a destra di Podemos esplodeva Ciudadanos.

 

PODEMOS E L’EUROPA –

Podemos è riuscita a colmare un vuoto nella politica spagnola, raccogliendo la crescente insoddisfazione della società iberica verso un altro dogma della democrazia post-franchista, l’europeismo. L’ingresso della Spagna nell’Unione Europea è coinciso con una prolungata fase di sviluppo. Il sapiente utilizzo dei fondi strutturali comunitari ha favorito la forte crescita economia degli anni novanta e duemila. L’economia iberica è stata trainata dalla bolla immobiliare e del credito facile, scoppiate poi con l’arrivo della crisi finanziaria. La Spagna è stata una delle nazioni europee più colpite dalla recessione legata alla crisi del debito sovrano, con un tasso di disoccupazione schizzato dall’8 al 25% e un debito pubblico esploso dal 40 a quasi il 100% in rapporto al Pil. I dati sono migliorati nel 2014 per poi consolidarsi nel 2015, ma l’ormai radicata sfiducia e disillusione verso l’establishment, a cui vengono attribuite le maggiori responsabilità della crisi, ha fatto da propulsore per l’ascesa demoscopica di un partito di protesta come Podemos prima e poi Ciudadanos. Nel programma del movimento elaborato attraverso la partecipazione dei cittadini, sempre enfatizzata, si nota una radicale critica all’impianto liberale della politica economica seguita dai partiti spagnoli tradizionali, PSOE e PP, e dall’Unione Europea. Podemos vuole una riconversione pubblica dei settori strategici dell’economia al fine di stimolare l’innovazione e un’occupazione di qualità, istruzione e sanità interamente gestiti dallo Stato, sostegni alle Pmi e penalizzazioni delle grandi imprese nel settore degli appalti, l’introduzione di un reddito minimo garantito universalmente, una politica fiscale più progressiva con l’introduzione di una patrimoniale sulle grandi ricchezze, orario di lavoro settimanale limitato a 35 ore, con la diminuzione dell’età pensionabile a 60 anni. Particolare enfasi è data alla cancellazione delle leggi sul lavoro dei governi Zapatero e Rajoy, che hanno reso il mercato del lavoro spagnolo uno dei più flessibili d’Europa, con la proposta della cancellazione delle agenzie interinali. Alcuni dei pilastri della politica europea sono messi in discussione. Podemos chiede l’abrogazione del pareggio di bilancio inserito in Costituzione ex Fiscal Compact, la deroga dal Trattato di Lisbona per la difesa dei servizi pubblici, la trasformazione della Bce in una banca centrale sottoposta a controllo politico, la ristrutturazione del debito pubblico e la fine della politica di libero scambio nel commercio estero perseguita dall’Unione Europea negli ultimi decenni, con al primo posto il blocco del trattato TTIP con gli Stati Uniti . La critica all’impianto liberale della politica europea, e l’enfasi attribuita al contrasto degli accordi di libero scambio echeggiano diverse posizioni della sinistra sudamericana andata al potere negli ultimi anni, un esempio importante per Iglesias e i suoi colleghi politologi dell’università di Madrid.

Mariano Rajoy, DANI POZO/AFP/Getty Images
Mariano Rajoy, DANI POZO/AFP/Getty Images

 

PODEMOS E LE ELEZIONI 2015

Podemos propone un radicale no all’Europa così come lo conosciamo dall’avvio del Mercato comune e dei Trattati di Maastricht, e come l’hanno conosciuta i popoli dell’Europa della periferia mediterannea durante la crisi. Il partito di Pablo Iglesias si schiera contro i no ai Memorandum of Understanding imposti dalla Troika Bce-Fmi-Commissione UE ai Paesi sottoposti ai programmi di assistenza finanziaria, tra cui la stessa Spagna che ha beneficiato dei crediti europei erogati via Esm per ristrutturare il sistema bancario. Oltre a un programma economico dalla chiara matrice socialista, Podemos pone al centro della sua agenda politica una rigenerazione della politica che si basi sulla mobilitazione dei cittadini, in contrapposizione alla Casta “corrotta” dell’establishment partitico tradizionale. L’esplosione di Podemos è stata favorita da diversi casi di corruzione che hanno colpito il Partido Popular al governo. Il premier Rajoy, dopo aver negato la gravità delle inchieste per diversi mesi, ha chiesto pubblicamente scusa agli spagnoli, ma la vicenda ha rafforzato ulteriormente il messaggio anti Casta di Podemos. Il partito di Iglesias è trainato soprattutto dall’entusiasmo dei militanti più giovani, e domina la comunicazione sui social media. Iglesias ha 36 anni, e il ringiovanimento della classe dirigente è uno dei messaggi chiave che ripete ossessivamente nelle sue frequenti partecipazioni televisive. In questo momento il segretario generale di Podemos è uno dei leader spagnoli più apprezzati come rilevano tutto i sondaggi, anche se è stato scavalcato da Albert Rivera di Ciudadanos. Se l’ascesa di un movimento come SYRIZA è stato gestito con diverse difficoltà dall’attuale UE conservatrice, ben diversa sarebbe una svolta radicale da parte della quarta economica dell’eurozona, per quanto a un mese dal voto sembri sempre più improbabile. Le elezioni generali spagnolo sono previste per il 20 dicembre del 2015, e a un mese dal voto il partito di Pablo Iglesias è rilevato al quarto posto nei sondaggi, anche dietro PSOE e Ciudanos, per quanto la distanza dal primo posto occupato dal PP sia contenuta. Le intenzioni di voto evidenziano un quadro molto frammentato, con il tradizionale confronto bipartitico tra socialisti e popolari trasformato in un equilibrato quadripolarismo. Il PP in questo momento è rilevato in prima posizione, ma nonostante la legge elettorale sia un sistema proporzionale che sovrarappresenta in modo significativo i grandi partiti, sarebbe molto lontano dal raggiungere una maggioranza assoluta. Se il movimento anti Casta spagnolo aumenterà i suoi valori demoscopici al momento del voto, il dilemma per la formazione del nuovo esecutivo cadrà sul PSOE di Pedro Sànchez. In questo momento appare possibile che la sinistra socialista spagnola si divida tra l’opzione governista di una grande coalizione coi popolari, e una svolta radicale che inquieterebbe l’Europa di Merkel e Juncker.

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