Italia-Albania è la notte di Hysaj: papà arrivato con il gommone, lui con il pallone

18/11/2014 di Giordano Giusti

Da Shkodër nord dell’Albania a Marassi, nord Italia: 1400 km in macchina, quattro ore di aereo oppure cinque anni. Tanto ha dovuto aspettare Elseid Hysaj per vestire la maglia della nazionale albanese in terra italiana, la terra che lo ha ospitato, cresciuto e formato come uomo e come calciatore: sul manto erboso intriso d’acqua dello stadio Luigi Ferraris di Genova questa sera il terzino in forza all’Empoli giocherà per la prima volta contro la ‘sua’ Italia e gli farà di certo uno strano effetto.

(AP Photo/Darko Vojinovic)
(AP Photo/Darko Vojinovic)

La storia di Elseid raccontata oggi dalla Gazzetta dello Sport è un romanzo. Nel 1994 mentre lui nasce il papà Gzim tenta per la seconda volta di raggiungere le coste italiane, pregando di arrivare sano e salvo e di non esser poi respinto come gli era già capitato tempo prima. Un lungo e pericoloso viaggio della speranza, per mare, al costo di 4 milioni di lire: «Onde alte 6-7 metri, chi cadeva in acqua era spacciato» racconta il figlio calciatore. Gzim ce la fa, raggiunge la Toscana e comincia a lavorare: muratore, come quando era in Albania. Il fato lo porta a casa di Marco Piccioli che di mestiere fa il procuratore e tra un caffè e un controsoffitto si finisce a parlare di calcio, e quindi del piccolo rimasto in Albania che gioca con i Pulcini nella squadra della sua città: «Risentiamoci tra qualche anno e gli facciamo fare un provino». Elseid allora compiuti i 15 anni vola in Italia – non c’è più ‘bisogno’ di passare per l’Adriatico – e supera brillantemente il test con la Fiorentina, che però tarda a tesserarlo. Si inserisce l’Empoli e lo veste di azzurro: quello stesso azzurro che ancora indossa – 82 presenze totali, contratto fino al 2017 – e che si troverà di fronte questa sera. E a Genova in un modo o nell’altro si sentirà a casa.

Photocredit copertina LaPresse/Spada

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