Italicum 2: ecco cosa succede ora per PD, M5S, FI e tutti gli altri

L’introduzione di una nuova legge elettorale non può non ripercuotersi sulla strategia dei partiti e sulle loro aspettative per il voto. E l’accordo tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi sul cosiddetto Italicum non fa oggi certamente eccezione. Ecco cosa cambia ora, partito per partito.

PD – Partito Democratico. Vincente con qualsiasi soglia. Il Partito Democratico è sicuramente la forza politica maggiormente favorita dall’esito positivo del vertice tra premier e Cavaliere. L’introduzione di un premio di maggioranza del 55% dei seggi consente infatti al principale partito di centrosinistra di guardare con serenità anche all’ipotesi di elezioni anticipate. Il partito di Renzi nei sondaggi è ancora molto vicino al 40% dei voti già ottenuto alle Europee del maggio scorso, vanta circa 20 punti di margine sul Movimento 5 Stelle e non dovrebbe, di conseguenza, avere difficoltà ad imporsi al primo o al secondo turno. In sostanza, poco cambierebbe tra l’una o altra soglia da superare per portare a casa la maggioranza assoluta (al 37 o al 40%). In assenza di riforma, anche con ampio consenso, il Pd sarebbe invece rimasto ben al di sotto dei 50% dei seggi.

 

Rai Uno - Matteo Renzi ospite a "Porta a Porta"(Foto di Roberto Monaldo da archivio LaPresse)

 

M5S – Movimento 5 Stelle. Più seggi in assenza di riforma. Il Movimento 5 Stelle, che non intende allearsi con alcun partito, non viene particolarmente penalizzato dalla riforma, anche se un sistema proporzionale (come quello che viene di fatto sancito dalla sentenza della Consulta sul Porcellum del dicembre scorso) consentirebbe certamente di catturare un numero maggiore di seggi. In assenza di riforma, oltretutto, i pentastellati avrebbero un maggior peso specifico alla Camera legato alla mancanza di una maggioranza di governo chiara (e alla necessaria formazione di una nuova coalizione di larghe intese Pd-Forza Italia). In ogni caso, confermando il 21% di consensi ottenuto 6 mesi fa alle urne, il M5S riuscirebbe ad ottenere oggi ancora una volta una pattuglia di oltre 100 deputati. Un piccolo vantaggio sarebbe l’introduzione di un premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione e di uno sbarramento alto per l’ingresso alla Camera. Con una soglia al 4 o al 5% i seggi destinati all’opposizione verrebbero ripartiti tra un numero basso di formazioni. Nel caso di premio alla lista, invece, Forza Italia non potrebbe inglobare i consensi di piccole formazioni di centrodestra.

BERLUSCONI – Forza Italia. Meglio il premio alla lista che alla coalizione. Il partito di Berlusconi vive in termini di peso elettorale la più difficile stagione della sua storia. Piombata nei sondaggi al 15% di consenso, Forza Italia sembra avere posibilità quasi nulle di successo. Dopo la svolta lepenista di Matteo Salvini, un’intesa con la Lega Nord non è stata ricostruita, ed è improbabile (al momento davvero irrealistica) una rifondazione della coalizione che dai centristi dell’Ncd arrivava al Carroccio. Uno sbarramento alto consentirebbe comunque di strappare più seggi. Con una soglia al 4% formazioni come Fratelli d’Italia (che nei sondaggi resta mediamente in linea con il 3,7% ottenuto alle Europee) e Sel rischiano di restare fuori dai giochi. In caso di corsa in coalizione, poi, i voti del partito di Giorgia Meloni potrebbero essere aggiunti a quelli degli azzurri. Altra ipotesi è infine quella della corsa di Fdi in lista unitaria con Forza Italia.

ALTRI – Lega Nord. Alleanze non più necessarie. Tra i partiti minori la Lega Nord è l’unico a dimostrare di non avere difficoltà a superare qualsiasi soglia di sbarramento. Il Carroccio viene segnalato oggi dai sondaggisti in media al 9% dei voti, un livello di consensi che dovrebbe valere alla Camera un gruppo di circa 50 deputati, e si trova quindi in una situazione simile al Movimento 5 Stelle. In assenza di alleanze il partito di Salvini potrebbe essere avvantaggiato da uno sbarramento alto (in modo da spartirsi i seggi destinati all’opposizione con un minor numero di formazioni) e di una competizione elettorale tra liste e non tra coalizioni.

Nuovo Centrodestra. Rischio flop. Il Nuovo Centrodestra è la forza politica che può essere maggiormente danneggiata dalla riforma elettorale che segue lo schema Italicum. Uno sbarramento alto (al 4 o al 5%) può lasciare la lista di Angelino Alfano (che alle Europee ha ottenuto il 4,4% e negli ultimi sondaggi si aggira intorno al 4%) senza alcun seggio. In caso di corsa tra coalizioni i voti di Ncd potrebbero quindi essere strappati all’alleato maggiore (ad esempio Forza Italia). In caso di corsa tra liste invece il partito di Alfano dovrebbe confluire in lista unitaria con altro partito.

Fratelli d’Italia. Indispensabile lo sbarramento basso. Come per il Nuovo Centrodestra, per Fratelli d’Italia sarebbe salvifico uno sbarramento abbassato al 3%, sia nel caso di premio alla lista che alla coalizione. Con una soglia più facile da superare il partito della Meloni potrebbe tentare anche la corsa solitaria.

Sel. Accordo con il Pd inutile. Stando ai dati degli ultimi sondaggi, Sel, si aggira ancora, come alle Politiche 2013, sopra il 3% dei voti, e non può essere considerata una formazione determinante per il Pd per portare a casa il successo elettorale in caso di premio alle coalizioni. Il partito di Renzi conserva un ampio margine sul Movimento 5 Stelle e può conquistare da solo, come già spiegato, il premio di maggioranza, indipendentemente dalle soglie di sbarramento. In altre parole, in caso di premio alle coalizioni, alleandosi con Sel il Pd si troverebbe a spartirsi con un’altra lista quella maggioranza assoluta dei seggi che potrebbe anche ottenere in corsa solitaria.

Cento collegi con capilista bloccati. Altra considerazione va fatta sul numero delle circoscrizioni e il criterio di scelta dei candidati da parte degli eletti. Lo schema dell’Italicum 2 secondo il quale i capilista vengono indicati dai partiti e vengono aumentati i collegi consente la nomina della maggior parte dei deputati. Nel dettaglio, deputati indicati con preferenza rappresenterebbero la maggioranza solo nel gruppo della lista vincente. Ad esempio in caso di successo del Pd la pattuglia Dem a Montecitorio (ipotizziamo 340 onorevoli, il 55% dei complessivi 630) sarebbe composta da un centinaio di eletti come capilista, indicati dai vertici del partito e da oltre 2/3 di eletti nella battaglia delle preferenze. Discorso diverso va fatto per le forze di opposizione. Secondo le nostre proiezioni in caso di successo del Pd con il sistema Italicum 2 il Movimento 5 Stelle potrebbe ottenere oggi tra i 106 e i 125 seggi. In questo caso gli eletti come capilista bloccati sarebbero più dei prescelti con le preferenze (ma va precisato che le liste del partito di Beppe Grillo vengono composte dopo lo svolgimento di elezioni primarie in rete). I nomi di molti eletti, quasi tutti, sarebbero poi chiari già prima del voto anche nel caso di Forza Italia, che abbiamo stimato tra i 78 e i 110 deputati. Accadrebbe lo stesso anche per la Lega, che si muove nelle nostre proiezioni tra i 42 e i 61 seggi. Va ricordato in questo caso però che il Carroccio vanta un consenso ampio in un numero minore di collegi e rispetto al partito di Berlusconi potrebbe scendere il rapporto tra deputati nominati e scelti con preferenze. Sarebbero, infine, quasi tutti nominati i rappresentanti eletti di Sel, Nuovo Centrodestra e Fratelli d’Italia, che in caso del superamento di uno sbarramento al 3 o al 4% porterebbero a casa oggi, nella migliore delle ipotesi, circa 25 seggi.

(Foto di copertina di Fabio Cimaglia da archivio LaPresse)

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