Partecipate, il salvagente per i riciclati della politica

Altro che spending review. Nell’universo delle società partecipate il commissario per la revisione della spesa Carlo Cottarelli aveva individuato ben 2671 società, con il paradosso di avere più consiglieri che personale, da liquidare. Eppure, come ha denunciato Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, queste aziende da tagliare sono diventate il salvagente per gli «esodati della politica». E sono spesso moltiplicati anche gli incarichi.

 

Mauro Scrobogna /LaPresse
Mauro Scrobogna /LaPresse

 

LE PARTECIPATE DA TAGLIARE? UN SALVAGENTE PER I RICICLATI DELLA POLITICA –   Rete autrostrade Mediterranee è una delle partecipate che lo Stato doveva mandare in liquidazione, secondo le indicazioni di Cottarelli. Controllata dal Tesoro, era stata creata da Silvio Berlusconi nel 2004: «Un dipendente fisso e dieci tra consiglieri e sindaci», sottolinea il Corsera. Invece che essere “archiviata”, sono pure stati rinnovati i vertici: non saranno più cinque, ma i tre rimasti in sella sono ex politici “di peso”. A presiederla sarà l’ex democristiano Antonio Cancian, già europarlamentare berlusconiano e poi passato tra le fila del Nuovo centrodestra, con il quale ha tentato invano la conferma alle ultime Europee. Bocciato dagli elettori, è stato promosso dalla pacificazione delle “larghe intese”. È lui a guidare la società, accanto a Christian Emmola, presidente renziano dell’assemblea del Pd trapanese, e a Valeria Vaccaro, tecnico del Tesoro e moglie di Marco Pinto, ex fidato collaboratore di Giulio Tremonti e ora consigliere Rai.

Non è l’unico esempio denunciato da Sergio Rizzo. C’è anche Arcus, «società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo» – come si legge nel sito -, con capitale sociale interamente sottoscritto dal Ministero dell’Economia. Già il governo dei tecnici guidato da Mario Monti aveva tentato di chiuderla, invano. E nemmeno la scure di Cottarelli è riuscita a liquidarla. Anzi, l’amministratore unico Ludovico Ortona, 72enne già ambasciatore e già capo ufficio stampa di Francesco Cossiga al Quirinale, è rimasto al suo posto.

TUTTE LE PARTECIPATE “PARACADUTE” PER LA POLITICA – I casi denunciati da Rizzo sono innumerevoli:

«E la Sogesid, società distributrice nel 2013 di 380 consulenze che sempre il governo Monti voleva sopprimere? Altro che soppressione. Al suo vertice è arrivato il casiniano Marco Staderini, già consigliere delle Ferrovie e della Rai. E Studiare Sviluppo, società di consulenza del Tesoro per cui il commissario ipotizzava analogo destino? Sopravvive alla grande con un consiglio di amministrazione rinnovato. Ma qui almeno la scelta è caduta su tre dirigenti ministeriali. Magra consolazione, in un andazzo generale che sottolinea il contrasto profondo fra i propositi (verbali) di rinnovamento e le azioni concrete», denuncia il Corriere della Sera.

Al loro posto, al di là degli annunci sui tagli, sono così rimasti riciclati e vecchie conoscenze della politica. Come l’ex dg Rai, Mauro Masi, vecchio conoscenza delle nomine berlusconiane, è stato confermato amministratore delegato della Consap, nel settore delle assicurazioni. E “promosso” pure presidente:

«Con lui è entrato in consiglio il segretario della dalemiana fondazione Italianieuropei Andrea Peruzy, per di più amministratore della Banca del Mezzogiorno di Poste italiane. Gruppo di cui nella scorsa primavera l’ex portavoce di Pier Ferdinando Casini nonché ex deputato Udc Roberto Rao è diventato consigliere. Tre mesi dopo alla presidenza della compagnia aerea delle stesse Poste, la Mistral Air, è sbarcato l’ex onorevole Pd Massimo Zunino»

Per la serie, in clima di “larghe (o strette) intese”, c’è spazio – e incarichi ben retribuiti – per tutti nelle società pubbliche. Danilo Broggi, apprezzato in modo bipartisan, è arrivato al vertice di Poste Assicura: tra gli incarichi, è anche amministratore delegato dell’Atac, l’azienda di trasporto di Roma Capitale. Nell’organigramma di Poste Vita ha trovato invece posto Bianca Maria Martinelli, che aveva tentato fortune alle elezioni del 2013, ma non era riuscita a farsi eleggere in Parlamento con Scelta civica. Nessun problema, tra partecipate e aziende pubbliche, c’è sempre posto. Non soltanto per lei:

«Se l’ex deputato Pd Pier Fausto Recchia ha conquistato la poltrona di amministratore delegato di Difesa servizi, quella di capo dell’Istituto sviluppo agroalimentare è toccata a Enrico Corali, nominato a suo tempo consigliere dell’Expo 2015 dal dalemiano Filippo Penati. Mentre all’ex commissario della Consob di nomina berlusconiana Paolo Di Benedetto, incidentalmente marito dell’ex ministro della Giustizia Paola Severino, è stato assegnato un posto nel cda del Poligrafico», continua Rizzo.

E anche nelle società meno note non mancano i riciclati. Così tra i nuovi consiglieri di Finlombarda ha trovato posto il forzista Marco Flavio Cirillo, ex sottosegretario nel governo Letta all’Ambiente dopo aver fallito l’elezione alle politiche del 2013. E alla presidenza della Fincalabra, la società finanziaria regionale? C’è Luca Mannarino, coordinatore regionale dei Club Forza Silvio. Una lista senza fine quella denunciata da Rizzo. Una “poltrona” (e uno stipendio con i soldi dei cittadini) non si nega a nessuno, nonostante i proclami sui sacrifici e sulla spending review.

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