Il ministero degli Interni “vieta” gli spari (finti) sui set dei film italiani: tutta la storia

Il ministero degli Interni mette a rischio la produzione di film e fiction italiane e, allo stesso tempo, anche centinaia di posti di lavoro. È l’allarme lanciato da Anica – Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali – che ha reso noto con un comunicato ufficiale che, a causa della modifica delle regole sull’uso delle armi da fuoco sui set cinematografici, le riprese sono state costrette a fermarsi.

Una scena della fiction Squadra Antimafia 6 - Photocredit: Mediaset
Una scena della fiction Squadra Antimafia 6 – Photocredit: Mediaset

SUI SET ARMI VERE MODIFICATE. MA… – Un allarme lanciato anche da Pietro Valsecchi, amministratore delegato di Taodue Film, che in un’intervista per il Corriere della Sera ha sottolineato i danni che questo “intoppo” creerà all’industria cinematografica e televisiva del Belpaese. È lo stesso Valsecchi a spiegare cosa sia successo: come su ogni altro set anche in Italia, quando si deve girare la scena di una sparatoria, si usano armi vere. Armi vere modificate direttamente direttamente dalle fabbriche, che producono un certo numero di pistole e mitragliette “cinematografiche” che sparano esclusivamente a salve e che, prima di fornirle ai set in questione, corredano queste armi con un documento che ne attesta la modifica, certificandole come “sicure”. Ma, negli ultimissimi giorni, qualcosa è cambiato:

Da qualche tempo una commissione del Ministero degli Interni stava lavorando per cambiare le cose. Che sono appunto cambiate da venerdì. Ma secondo le armerie queste nuove modifiche non vanno bene e dunque le armi non possono essere certificate. Da qui il blocco totale.

È un circolo vizioso: le aziende che producono armi per i set cinematografici devono attenersi ai requisiti tecnici dettati dal ministero. Secondo le aziende, tuttavia, non è possibile rispondere a tali requisiti: niente requisiti, niente certificazioni. Che si traduce con un “niente armi” per tutti quei set polizieschi che rappresentano una buona fetta della produzione cinematografica e seriale italiana, da Gomorra a Squadra Antimafia.

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SET FERMI – E nonostante Anica abbia spiegato che i «Dicasteri competenti» starebbero lavorando a una proroga, i set restano fermi e i danni si annunciano ingenti:

Al momento siamo arrivati solo alla mera stesura, da parte dei competenti Dicasteri, di un testo contenente la proroga dei termini, ma fermo da un mese nel suo iter promulgativo. Risultato: stop alle attività, stop allo sviluppo, stop all’occupazione, stop alla competitività.

A RISCHIO PRODUZIONI E POSTI DI LAVORO – Cosa comporta questo stop forzato lo spiega, nei fatti, anche lo stesso Valsecchi che ha prodotto e continua a produrre alcune tra le serie tv più viste degli ultimi anni, da Distretto di Polizia a Ris – Delitti imperfetti, fino a Squadra Antimafia, tuttora in fase di realizzazione:

«Mi sono affrettato a girare tante scene di sparatorie delle fiction che ho attualmente in produzione – “Squadra mobile” e “Squadra antimafia” – perché non so che farò da domani. Se la situazione non si risolverà sarò costretto ad andare all’estero».

Già, il rischio è proprio questo: essere costretti a girare altrove per aggirare il problema delle leggi sulle armi da fuoco sui set. In un mondo dove una settimana in più o in meno di riprese può condizionare il successo di un intero prodotto di fiction non si tratta di un problema da poco. Conclude Valsecchi:

«Spero davvero che ci si incontri e che il problema venga risolto. La Taodue (società di produzione di Valsecchi, ndr) dà lavoro a 15mila persone all’anno. E io voglio continuare a produrre e mantenere l’industria qui, in Italia. Ma se non mi mettono più nelle condizioni di girare un film d’azione che devo fare?».

UPDATE: IL CONSIGLIO DEI MINISTRI HA VARATO LA PROROGA – Come riportano le agenzie, dopo le proteste dei giorni scorsi, il Consiglio dei Ministri ha prorogato alla fine del 2015 la scadenza per l’adeguamento alle nuove specifiche tecniche che regolano l’uso delle armi da fuoco sul set:

Dopo le proteste delle associazioni dei produttori, che da venerdì scorso si erano visti negare la possibilità di usare armi di scena per qualsiasi tipo di film, ieri sera il Consiglio dei Ministri, su iniziativa del Ministro dell’Interno Angelino Alfano, ha prorogato fino al 31 dicembre 2015 i termini di scadenza per l’adeguamento tecnico delle armi di scena sui set cinematografici da parte delle ditte fornitrici. ANICA e APT, nel dare atto al Governo, al MiBACT e alla tempestiva azione del Ministro dell’Interno, dell’intervento realizzato in condizioni di urgenza, chiedono ora l’apertura di un tavolo tecnico che affronti in tempi rapidi le questioni legate alla normativa esistente, per facilitare le procedure di attuazione, così da contemperare le giuste necessità di sicurezza con le altrettanto giuste esigenze artistiche e di competitività delle produzioni di cinema e televisione.

MA COSA È SUCCESSO IL REALTÀ? – In realtà si tratta solo di una procrastinazione del problema a fronte di una notizia diventata improvvisamente virale e che suscitato commenti molto critici da parte del pubblico. Come ha sottolineato il sito web Bufale un tanto al chilo, infatti, il “divieto” dell’uso delle armi da fuoco modificate sui set cinematografici italiani è una questione esplosa nelle ultime settimane, ma una questione che addirittura si trascina dagli anni Settanta:

Per capire un po’ il retroscena, vi consiglio di leggere il commento sulla circolare del 2011 pubblicato sull’Enciclopedia delle armi, dove viene spiegato come si è arrivati a questo punto partendo dal 1975 – qui in Italia siamo bravissimi a portarci dietro i problemi per decenni. Nel passato si è pasticciato moltissimo anche solo con la definizione di “scenico”, oltre al concetto di “caricato a salve”.

Quello scattato negli ultimi giorni quindi, non sarebbe un divieto, ma una “scelta obbligata” da parte delle case di produzione che, non potendo più avere a disposizione armi sceniche munite di regolare certificato, sono costrette a fermarsi per evitare di incorrere in sanzioni:

Insomma, perchè la ANICA e la APT hanno deciso di fermarsi e di non usare più le armi nei set? Perché dopo tutto l’inchiostro versato non esistono dei criteri precisi da applicare per far sì che le armi siano idonee, o almeno non applicabili nella realtà. Tanto per cambiare, chi dovrebbe fare le leggi non sa nemmeno come funzionino le faccende che dovrebbe regolamentare. Chi produce fiction preferisce fermarsi invece di infrangere la legge.

La proroga concessa dal Consiglio dei Ministri sblocca la situazione soltanto momentaneamente: per questo l’Anica e l’APT (Associazione Produttori Televisivi) esortano il governo a procedere con un tavolo tecnico che risolva il problema una volta per tutte.

(Photocredit copertina: Una scena del film Gomorra – Photocredit: YouTube/thecultbox .)

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