Il progetto per il gigantesco stadio olimpico di Tokyo fa discutere

Lo stadio in progetto per le Olimpiadi di Tokyo del 2020 è oggetto di furiose polemiche per i costi elevati e per le sua dimensioni esagerate.

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Il rendering presentato dallo studio di Zaha Hadid

GLI STADI PERDONO SOLDI –  Le ultime edizioni delle olimpiadi hanno dimostrato che la costruzione delle strutture per i giochi non porta grandi guadagni e ancora meno nel caso degli stadi, che ovunque si sono rivelati un bagno di sangue per i paesi organizzatori. Dal costoso stadio di Pechino, ormai ridotto a poco più di un’attrazione turistica, a quello low cost di Londra, ancora in mezzo a una costosa  riconversione a impianto per il calcio, l’investimento in questi impianti si è sempre rivelato fallimentare.

IL GIAPPONE IN CONTROTENDENZA – Desta quindi curiosità la decisione dei giapponesi di costruire un mega-impianto dando fondo alle capacità dell’ingegneria nipponica, un impianto che doveva essere grande tre volte quello di Londra e che poi è stato ridotto a una dimensiona solo doppia rispetto a quella dell’impianto britannico. Uno stadio per di più extra-lusso, attraversato longitudinalmente da un arco alto 70 metri e dotato di due aperture mobili.

COSTA MOLTISSIMO – Il progetto è del celebrato studio di Zaha Hadid, archistar di fama internazionale, che si è espressa disegnando form che a molti ricordano un’astronave, o un casco da ciclista.  Ridotte le dimensioni è stato ridotto anche il budget, da tre a 1,8 miliardi di dollari, ma questo non è bastato a mettere a tacere i critici, tra i quali svettano gli architetti locali e le associazioni di cittadini che più che all’estetica sono interessate all’ingente esborso economico.

DECAPPOTTABILE SI O NO? – Il grosso della discussione si concentra sulla chiusura del tetto, che ha fatto impennare i costi e che sarebbe sgradita agli atleti di tutti gli sport e che impedirebbe poi di ridurre la capienza, prevista per 80.000 persone, a dimensioni che ne permettano il riempimento in circostanze non eccezionali come l’olimpiade. La chiusura invece servirebbe, nelle intenzioni dei progettisti, a rendere l’impianto convertibile in una enorme sala per concerti, senza il tetto uscirebbe troppo rumore e si supererebbero i severi limiti giapponesi alle emissioni sonore.

COSTRUITO PROPRIO SUL RARO VERDE DI TOKYO – C’è poi il fatto che lo stadio verrebbe costruito su una delle poche aree verdi della città, oltre che una delle più storiche, si chiama «il giardino esterno del tempio Meiji », dal nome dell’imperatore che tornò ad aprire il Giappone al mondo dopo il periodo isolazionista, uno dei pochi polmoni verdi della capitale. Un’area a parco che ospita anche impianti sportivi,  costruita su terreni comprati con le offerte dei giapponesi in onore del defunto imperatore, che ora sarebbe cancellata dall’enorme stadio. Difficilmente le proteste delle decine di associazioni che si sono mobilitate contro la costruzione dello stadio riusciranno ad avere la meglio sulla burocrazia nipponica, tutti i permessi sono già stati concessi e il processo formale è stato rispettato, le ragioni dei cittadini avranno bisogno di acquisire ben altro peso per sperare di respingere il progetto dello stadio.

 

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