Tim Cook fa coming out: «Sono orgoglioso di essere gay»

Nel corso della mia vita professionale ho sempre cercato di mantenere un livello minimo di privacy. Ho origini modeste e non mi interessa stare al centro dell’attenzione. […] Allo stesso tempo, credo fermamente in quello che diceva Martin Luther King: “La domanda più importante che possiamo farci è ‘Cosa stai facendo per gli altri?'”. Me lo sono chiesto spesso e ho realizzato che il mio desiderio di riservatezza personale mi ha impedito di fare qualcosa di più importante. Ed è per questo che sono qui oggi.

Foto:  Justin Sullivan/Getty Images News
Foto: Justin Sullivan/Getty Images News

«SONO ORGOGLIOSO DI ESSERE GAY» – Con una lunga lettera pubblicata stamattina da Businessweek, il CEO di Apple Tim Cook ha deciso di parlare apertamente della propria omosessualità: un aspetto della sua vita conosciuto da molti ma mai dichiaratamente espresso, per amore di quella privacy che, riconosce oggi, gli ha in qualche modo impedito di «essere d’aiuto agli altri»:

Moltissimi miei colleghi di Apple sanno che sono gay, e non sembra che questo faccia alcuna differenza nel modo in cui mi trattano. Certo, sono stato fortunato a lavorare in un’azienda che ama la creatività e l’innovazione e che è consapevole che solo abbracciando le altrui differenze si può crescere. Non tutti sono così fortunati. Ma se da una parte non ho mai negato la mia sessualità, non l’ho mai nemmeno riconosciuta pubblicamente, fino ad ora. Quindi, sarà chiaro: sono orgoglioso di essere gay e per me essere gay è uno dei doni più grandi che Dio mi ha dato.

«ESSERE GAY MI HA RESO PIÙ EMPATICO» – Tim Cook prosegue la sua lettera spiegando che il suo essere gay non è soltanto il proprio orientamento sessuale, ma una parte integrante del proprio essere, che l’ha formato in quanto persona, facendolo diventare ciò che è.

Essere gay mi ha permesso di capire più profondamente cosa significa essere parte di una minoranza, una finestra aperta sulle sfide che le persone che fanno parte di gruppi minoritari devono affrontare ogni giorno. Mi ha reso più empatico, cosa che mi ha portato ad avere una vita più ricca. A volte è stato difficile e scomodo, ma mi ha dato fiducia in me stesso, la fiducia di seguire la mia strada, di superare le avversità e la bigotteria. Mi ha dato anche la pelle dura come quella di un rinoceronte, che è una cosa utile quando sei il CEO di Apple.

«SE PUÒ ESSERE D’AIUTO SAPERE CHE IL CEO DI APPLE È GAY…» – Da qui la riflessione di Tim Cook: poiché la percezione della società nei confronti dell’omosessualità è stata profondamente influenzata dai tanti personaggi pubblici che, nel corso degli anni, hanno dichiarato il proprio essere gay, può valere davvero la pena di rinunciare a un pezzettino della propria privacy se questo può essere d’auto a qualcuno:

Il mondo è cambiato molto. L’America si sta muovendo verso il matrimonio per tutti e tutti quei personaggi pubblici che con coraggio hanno fatto coming out hanno aiutato a cambiare la percezione della gente, rendendo più tollerante la nostra cultura. Eppure, nella maggior parte dei nostri stati ci sono ancora leggi che permettono ai datori di lavoro di licenziare le persone in base al loro orientamento sessuale. […] Ogni giorno innumerevoli persone, sopratutto ragazzini,  devono affrontare paura e abusi a causa del proprio orientamento sessuale. Non mi considero un attivista, ma mi rendo conto di quanto io abbia beneficiato dal sacrificio di altri. Quindi se sentire che il CEO di Apple è gay può aiutare qualcuno a venire a patti con ciò che è, se può essere di conforto a chiunque si senta solo o ispirare le persone a insistere per la propria uguaglianza, allora vale il sacrificio della mia privacy.

 

«SONO GAY. MA ANCHE UN INGEGNERE, UNO ZIO, UN AMANTE DELLA NATURA…» – Un coming out, quello di Tim Cook, che non vuole essere fine a se stesso e che, sopratutto, non vuole che definisca la sua persona: Cook dichiara che essere gay è solo una delle tante cose che compongono la sua personalità, esattamente come la sua passione per lo sport e l’amore per il suo lavoro.

Ammetto che non è stata una scelta facile. La privacy resta importante e vorrei poterne mantenere almeno un pezzettini. Ho fatto del lavoro a Apple la mia vita e continuerò a dedicare tutto il mio tempo per essere il miglior CEO possibile. È quello che si meritano i nostri dipendenti – e i clienti, gli sviluppatori, gli investitori e tutti i nostri partner. Il progresso sociale è anche capire che una persona non può essere definita soltanto dal proprio orientamento sessuale, dalla propria etnia o dal proprio genere. Io sono un ingegnere, sono uno zio, sono un amante della natura, un fissato con la forma fisica, un figlio del Sud, un fanatico dello sport e tante altre cose. Spero che la gente rispetti il mio desiderio di concentrarmi sulle cose che so fare meglio e che mi danno gioia.

«QUESTO È IL MIO MATTONE» – E dopo aver ricordato l’impegno di Apple a sostegno dell’uguaglianza e per il pieno riconoscimento dei diritti umani, Tim Cook conclude:

Ogni mattina quando arrivo in ufficio sono accolto dalle fotografie incorniciate del Dr. King e di Robert F. Kennedy. Non voglio fingere che l’aver scritto questa lettera mi metta al loro livello. Ma l’averla scritta mi permette di guardare quelle foto sapendo di aver fatto la mia parte, per quanto piccola, per aiutare gli altri. Dobbiamo costruire insieme la strada verso la giustizia, mattone dopo mattone. Questo è il mio mattone.

(Photocredit copertina: LaPresse/Xinhua)

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