Questa volta Gasparri dovrebbe dimettersi

La cosa più grave non è sparare i propri giudizi e “insulti” gratuitamente sui social media.

La cosa più grave è che utilizzi twitter come un quindicenne maleducato, che alla minorenne insultata dica: “Io ho solo risposto, perché dovrei scusarmi?”.

La cosa più grave è che lo stia facendo incontrastato.

La cosa più grave è che Maurizio Gasparri sia vice presidente del Senato.

La cosa più grave di tutte, poi, è l’immagine che sta dando al ruolo istituzionale che ricopre.

Perché oggi, lo sappiamo, sui social network si può dire (quasi) qualunque meschineria e solo chi può permettersi degli avvocati querela e si protegge.
È come chi fa un’infrazione consapevole, avendo già messo in conto di farsi togliere la multa o di poterla tranquillamente pagare (tanto i punti si possono riavere, dice).
Quindi, poco importa al Senatore Gasparri di andar giù pesante con le parole, con i pregiudizi, con le offese.
Probabilmente pensa di farsi pubblicità, di aumentare i sostenitori magari avendo già messo in conto eventuali sanzioni pecuniarie e le spese per i suoi avvocati.

E’ difficile accettare che un rappresentante dello Stato possa esprimersi cosi.

L’ultima uscita deprecabile, in ordine cronologico, quella nei confronti di una fan del cantante Fedez, di cui ho fatto cenno sopra, è nota a tutti: «Meno droga, più dieta, messa male» ha twittato ad una non colpevole ragazza in sovrappeso.

Qualche giorno prima l’On. Gasparri si era rivolto allo stesso Fedez prima limitandosi a dire: «Indubbiamente quel #cosodipinto ispira pena, si fa orrore e si nasconde a se stesso». Poi apostrofandolo così: «Uno che tratta così il suo corpo chissà come ha trattato il cervello, credo sia già una gioia non essere ridotti come lui».

L’On. Gasparri si difende in genere con l’argomentazione di essere lui il provocato e prima vittima di improperi e intimidazioni, ma qualcuno dovrebbe chiaramente spiegargli come stanno le cose: che sotto le sue parole è evidente che si nasconda dell’altro, che la violenza verbale a volte può fare più danni di quella fisica, perché non tutti sanno riceverla, che i suoi attacchi sono spesso invettive contro le minoranze, contro i deboli e contro quegli stereotipi che la società italiana perbenista tende a vedere come sbagliati.
Qualcuno dovrebbe far capire all’On. Gasparri che i conservatori negli altri paesi non si rivolgono come lui è solito fare, che l’Italia fortunatamente sta cambiando, che molte mode diffuse, come l’orecchino indossato dai ragazzi, piercing e tatuaggi, non sono più considerate la decadenza del genere umano, non solo dall’opinione pubblica (cui lui vuole ammiccare) ma nemmeno dalla borghesia e dai conservatori stessi (i cui figli ormai sono spesso i primi ad averne uno).
Per non parlare dell’acceso confronto con NTV (Nuovo Trasporto Viaggiatori), l’Italo Treno che con la sua strategia innovativa di marketing ha costretto Trenitalia a rivedere il suo modello aziendale, le sue tariffe, alimentando concorrenza, competitività e trasparenza.
Ricordo che è archivio di qualche settimana fa il suo commento: «Italo treno. Ma che promozioni, presto chiuderete ».
Ecco. Qualcuno dovrebbe fargli capire che non è opportuno esprimere in questo modo le proprie opinioni personali, soprattutto se nascono con l’obiettivo di ferire o come attacchi personali, tanto più e si ricoprono ruoli istituzionali, e quindi godono di una visibilità privilegiata.

Le istituzioni hanno un ruolo educativo, non scordiamocelo mai, e di arbitraggio, quindi imparziale.

Le scuse, visti i precedenti, che sono tanti e scritti, sarebbero doverose per un rappresentante delle istituzioni di uno Stato che vuole fare della civiltà e del rispetto un valore da difendere e onorare.

Ma le scuse tardano ad arrivare. Anzi, come lui stesso ha dichiarato: «Non vedo perché dovrei scusarmi».

A questo punto, le dimissioni, a mio avviso, sarebbero un atto dovuto.

Ricordiamo che in merito al saluto romano l’On. Gasparri disse: da imporre alle Asl perché più igienico di baci e strette di mano”.

Segui Gabriele Guarino su Facebook

Share this article