Quando il giudice diventa complottista…

01/11/2011 di John B

Ad alimentare il circo delle teorie complottiste ci si mettono anche i magistrati…

Ferdinando Imposimato è uno di quei magistrati che hanno legato il loro nome ad alcuni dei più grandi (se non grandi discussi) misteri della storia italiana degli ultimi decenni. E’ stato responsabile dell’inchiesta giudiziaria per il tentato omicidio di Papa Wojtyla, per il quale fu arrestato Ali Agca, sospettato di aver agito per conto di servizi segreti esteri che volevano togliere di mezzo il papa che stava mandando a rotoli il Patto di Varsavia e la Cortina di Ferro.

CURRICULUM – Prima ancora aveva diretto le indagini sul rapimento di Aldo Moro ed ha preso parte – sempre in qualità di magistrato – a importanti inchieste sugli affari di mafia. Da ultimo ha detto la sua sul caso della sparizione di Emanuela Orlandi, un altro mistero che chiama in causa terribili intrecci tra Vaticano, servizi segreti italiani e stranieri, mafia e banchieri. Adesso Imposimato è un avvocato, nonché presidente aggiunto (onorario) della Cassazione. Tra le tante cose di cui si è occupato gliene mancava una: gli attentati dell’11 settembre 2001. Ma ha rimediato con un annuncio che sta già facendo discutere Web e media. Imposimato sostiene che la CIA sapeva in anticipo degli attentati e non ha fatto nulla per evitare che accadessero. Di più: secondo Imposimato i grattacieli del World Trade Center erano infarciti di esplosivi preposizionati che ne causarono il collasso. La teoria complottista della demolizione controllata delle Twin Tower e dell’Edificio 7 è una tra le più datate e diffuse storielle messe in giro dopo l’11 settembre, ancora oggi cavalcata da una nutrita schiera di sostenitori dell’auto-attentato.


COMPIAGNIA –
In Italia è sostenuta da Giulietto Chiesa (giornalista), Massimo Mazzucco (regista e fotografo), Maurizio Blondet (scrittore), Dario Fo (attore), Franco Cardini (storico medievale), giusto per citare quelli più conosciuti. Negli Stati Uniti la tesi della demolizione controllata è abbracciata da Steve Jones (fisico nucleare), David Ray Griffin (teologo), Richard Gage (architetto) e una innumerevole schiera di altri personaggi che fanno da contorno. Inutile dire che dopo dieci anni di teorie di ogni genere (l’ultima è quella dell’utilizzo di un esplosivo “spalmabile”, derivato da un composto chiamato nano-termite) nessuno è mai riuscito a produrre uno straccio di prova a sostegno di queste fantasie. Imposimato sembra convinto di poter ribaltare la situazione e di riuscire a dare “dignità giuridica” alle teorie complottiste, portando il caso diritto davanti al Tribunale Internazionale dell’Aja. Almeno questo è un elemento di novità: finora i complottisti si erano guardati bene dal rivolgersi ai giudici nonostante affermino da dieci anni che le prove del complotto sono schiaccianti ed evidenti (infatti le hanno trovate strimpellando sui tasti del PC e navigando sul Web). Vedremo come va a finire, considerato che la comunità scientifica (quella vera) non solo non ha alcun dubbio sulla responsabilità di Al Qaeda ma ha anche prodotto fior di documenti che spiegano le dinamiche dei collassi attribuendole alle caratteristiche intrinseche del materiale strutturale (acciaio) e all’azione combinata degli impatti e del calore sviluppato dagli incendi.

LE VERITA’ – Né va sottaciuto che un vero e proprio processo c’è già stato: il processo Moussaoui (il cosiddetto 20° dirottatore) ha analizzato ogni particolare relativo agli attentati, comprese le indagini dell’FBI e le segnalazioni della CIA, senza riscontrare alcuna responsabilità di natura dolosa a carico delle autorità americane. Tra l’altro, gli atti delle inchieste ufficiali già hanno evidenziato che non tanto la CIA, quanto proprio l’FBI aveva elementi utili per individuare e rintracciare alcuni dei dirottatori (lo stesso Moussaoui, Al-Mihdhar, i fratelli Al-Hazmi) dopo il loro ingresso in USA, ma gli investigatori ebbero le mani legate dal sistema di garanzie procedurali previste dall’ordinamento giuridico americano (circostanza che ha contribuito non poco alla stesura del controverso Patriot Act). Addirittura uno degli agenti dell’FBI che lavoravano sulle tracce di quei terroristi inviò un messaggio profetico ai suoi colleghi: “Qualunque cosa succeda, un giorno qualcuno morirà, e procedure o meno la gente non capirà per quale ragione non siamo stati più efficaci e non abbiamo dedicato ogni risorsa disponibile per affrontare questa minaccia. Speriamo che la Sezione Legale dell’FBI vorrà difendere questa decisione, specialmente nel momento in cui si saprà che a Osama Bin Laden, la nostra più grande minaccia, sono applicate tutte le garanzie giuridiche”. La teoria di Imposimato, secondo cui la CIA non informò l’FBI, è quindi sbagliata già in premessa. La cosa curiosa è che tutto questo è scritto nero su bianco sul Joint Inquiry, il rapporto definitivo dell’inchiesta condotta dal Congresso americano sull’operato dei servizi di intelligence e di contro-terrorismo con specifico riferimento al fallimento nel prevenire gli attentati dell’11 settembre. Questo rapporto ha preceduto il ben più noto 9/11 Commission Report ed è di gran lunga più importante perché mette a nudo tutti gli errori e le manchevolezze del sistema di sicurezza anti-terrorismo degli Stati Uniti in quegli anni. Probabilmente nessun complottista lo ha mai letto, compreso Imposimato. Del resto chi volete che si metta a studiare un rapporto di 838 pagine? A leggere ciò che scrivono i complottisti, si capisce bene nessuno di loro ha letto nemmeno il 9/11 Report, che di pagine ne ha la metà. Non è nemmeno il caso di parlare dell’inchiesta del NIST o degli atti del processo Moussaoui: decine di migliaia di pagine e documenti. Purtroppo l’aspetto più triste della vicenda è la ricaduta sull’immagine e sul prestigio della magistratura, già notevolmente compromessa da altri episodi. A Imposimato (che di recente ha dichiarato che Emanuela Orlandi è viva e risiede in Turchia assieme ai suoi rapitori) si aggiungono le fantasiose teorie di Priore sulla strage di Ustica, a loro volta riprese recentemente da altri magistrati di rito civile, per non parlare delle sconcertanti “rivelazioni” del sostituto procuratore Paolo Ferraro su sette sataniche massoniche e poteri occulti che controllerebbero quasi ogni aspetto della nostra società. Ci sono almeno un paio di lezioni da trarre da queste vicende. La prima è che queste fantasiose teorie, sostenute anche da persone così “prestigiose”, finiscono per ipotecare la possibilità che informazioni serie e fondate riescano a emergere dal minestrone. La seconda è che la referenzialità di un individuo non è mai sinonimo di veridicità delle sue affermazioni. A quanto pare la paranoia del complottismo può colpire chiunque (anche se sembra manifestarsi con maggiore frequenza con l’avanzare dell’età anagrafica…) e qualsiasi valutazione non può prescindere dalla sussistenza di elementi oggettivi (prove documentali innanzitutto). In conclusione, non si può che rimanere estremamente perplessi e sconcertati, ove si rifletta sul fatto che troppo spesso le nostre vite e le speranze di fare chiarezza su vicende molto gravi sono affidate a persone che solo nel tempo rivelano abnormi tendenze paranoiche. Forse sarebbe il caso di implementare meccanismi che consentano di individuare per tempo certe anomalie, almeno per coloro che esercitano funzioni pubbliche così delicate.

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