Tfr: tutto quello che devi sapere sul ‘tuo’ tesoretto

Potrebbe metterci (almeno parzialmente) in linea con gli altri paesi europei la riforma del Tfr annunciata negli ultimi giorni dal governo e in particolare dal presidente del Consiglio Matteo Renzi (che ne ha parlato anche ieri in un’intervista rilasciata a Ballarò). Il trattamento di fine rapporto, il tesoretto che ogni lavoratore dipendente ottiene nel momento del licenziamento o della pensione, e che non esiste in molti paesi dell’area Ue, come Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, potrebbe essere distribuito nelle buste paga con un aumento delle stesse di circa 100 euro mensili, oltre 1.000 euro l’anno.

 

Blocco fabbrica Indesit(Foto: Nicola Baldieri / LaPresse)

 

L’ANNUNCIO DEL GOVERNO – Ma ovviamente la scelta non è semplice. Innannzitutto perché non tutti i lavoratori potrebbero ritenere giusto il nuovo regime, preferendo ultilizzare la buonuscita come forma di risparmio, e perché le piccole imprese potrebbero avere problemi di liquidità nel versare quella retribuzione. Il testo approvato in occasione della direzione Pd parla di Tfr che «sarà nelle buste paga a condizione che ci sia un protocollo tra Abi, Confindustria e governo» e indica lo stanziamento di 1,5 miliardi di euro per i nuovi ammortizzatori sociali.

LA LEGGE IN VIGORE – Il Tfr si calcola sommando una quota di retribuzione per ogni anno di servizio, quota che dev’essere pari e non superiore all’importo della retribuzione annua diviso per 13,5. La quota annuale viene poi rivalutata con un tasso dell’1,5% annuo e adeguata per il 75% dell’aumento dell’indice del prezzo al consumo per le famiglie di impiegati ed operai. Il trattamento, secondo la normativa in vigore, può essere anche richiesta prima della fine del rapporto di lavoro, ma solo entro il limite del 70% sulla quota cui si avrebbe diritto a fine servizio e solo per la necessità di spese sanitarie per terapie e interventi straordinari o per l’acquisto della prima casa per sè o per i propri figli.

I VANTAGGI E I RISCHI – Il piano del governo prevede che la metà del Tfr venga destinato alla liquidazione di fine rapporto e un’altra metà trasferito in busta paga, assegnando quindi, dopo il bonus degli 80 euro già disponibile da fine maggio (per chi guadagna fino a 25mila euro l’anno), un ulteriore bonus ai lavoratori dipendenti (mediamente altri mille e più euro l’anno, stavolta per tutti). Ma problemi sorgono relativamente alla disponibilità finanziaria delle imprese e agli effetti sui consumi. C’è il rischio che con un provvedimento de genere le imprese, soprattutto quelle piccole, siano costrette ad indebitarsi per alcune decine di miliardi. Una maggiore proprensione al consumo dei lavoratori dipendenti nel breve periodo, poi, si tradurrebbe inevitabilmente in una minore propensione nel lungo periodo. Con l’effetto ulteriore di perdere i benefici del rendimento dei soldi accantonati.

(Foto copertina di Fabio Cimaglia da archivio LaPresse)

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