Eni, la truffa delle accise: «Evasione fiscale per creare fondi neri»

Come se non bastasse l’inchiesta per corruzione internazionale sulle presunti tangenti in Nigeria (dove è indagato anche il nuovo ad Claudio Descalzi), sull’Eni c’è adesso anche l’ombra di uno scandalo per accise truccate. L’accusa è quella di evasione fiscale per creare fondi neri, con danni milionari per l’Erario. Un’inchiesta relativa al periodo tra il 2007 e il 2012 (in era Scaroni), nella quale sono indagati due manager della divisione Refining & Marketing, Angelo Caridi e Angelo Fanelli, e l’imprenditore Roberto Turriziani, accusati di aver falsificato le «bolle» dei carburanti.

 

Eni-indagine-Nigeria

ENI, LA TRUFFA DELLE ACCISE – I pm romani hanno scoperto un meccanismo per ottenere una scorta di denaro illecito, ingannando per anni l’Erario. Il sistema? “Bastava” dichiarare una quantità minore di prodotti petroliferi rispetto a quella che usciva realmente dai depositi. L’Eni si faceva comunque pagare il costo del carburante, ma, registrando al ribasso, riusciva a pagare meno tasse e mettere da parte quanto risparmiato illegalmente. Oltre tre milioni di litri di Gpl sono stati commercializzati in eccedenza negli anni oggetto dell’indagine, con un’evasione accertata di 444mila euro. E non è stato l’unico caso. In base alle prime stime, le tasse non pagate superano i due milioni di euro, nelle tre sedi di Napoli, Gaeta e Livorno. Gli accertamenti però continuano e il danno potrebbe alla fine essere ancora più alto.

LE TASSE EVASE – I magistrati puntano adesso a capire a cosa servissero quei soldi “risparmiati” con la truffa delle accise. Probabile che siano serviti per creare fondi neri. «Certo è che nessuno in Eni ha mai assunto iniziative per ovviare agli omessi versamenti dell’accisa», anche dopo le ispezioni della procura di Frosinone, si legge nell’ordine di perquisizione. Poco verosimili risultano, secondo i magistrati, «le giustificazioni fornite dall’Eni, che imputerebbe le eccedenze di Gpl registrate alle variazioni di temperatura tra il momento del carico e le successive consegne». Anche perché, sottolineano, «in inverno non si sono registrate deficienze di volume, ma, contrariamente a ogni legge fisica, suoi aumenti».

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