I curdi corrono alla battaglia per difendere Kobane dall’ISIS

Migliaia di curdi hanno sfondato il confine tra Turchia e Siria per accorrere alle difesa di Kobane, con loro anche molti abitanti della città che non hanno trovato una sistemazione e preferiscono tornare nella città minacciata dagli uomini dell’ISIS che al dormire per strada. Intanto s’invocano i bombardamenti e ci si chiede cosa deciderà il governo di Ankara.

Mamma curda con AK-47 e bambino al confine tra Siria e Turchia nei pressi di Suruc (Photo Getty Images)
Mamma curda con AK-47 e bambino al confine tra Siria e Turchia nei pressi di Suruc (Photo Getty Images)

AVANTI E INDIETRO ATTRAVERSO IL CONFINE – Migliaia di curdi turchi, almeno 3.000 dalla sola città di Bakur, hanno attraversato il confine in direzione contraria al flusso dei profughi, abbattento i reticolati per permettere il passaggio anche ai profughi che hanno scelto di ritornare a casa e a una colonna d’aiuti organizzata dal Kurdistan iracheno. Continua così l’afflusso di volontari che vanno a raggiungere gli uomini dell’YPG e gli «eserciti» del PKK turco e della sua versione siriana che funge da esercito del Royava, l’autoproclamata autonomia curda in territorio siriano, aggredita nei giorni scorsi da un’avanzata dell’ISIS.

L’APPELLO PER I BOMBARDAMENTI – Per scongiurare la caduta di Kobane, che è la città più popolosa dell’omonimo cantone, e la conseguente crisi umanitaria, i curdi hanno invocato l’intervento internazionale, in particolare i bombardamenti da parte della coalizione internazionale che da qualche giorno ha cominciato a colpire gli uomini del califfato anche in Siria. In difesa di Kobane sono già accorsi rinforzi armati dall’Iraq e dalla Turchia, ma per ora non sembra che siano in grado di sloggiare gli uomini dell’ISIS, che si sono presentati all’appuntamento anche con alcuni carri armati e hanno evacuato i villaggi nei dintorni di Kobane, evacuati in tutta fretta dagli abitanti.

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LA TURCHIA COSA FA? – Ci si chiede anche dell’atteggiamento della Turchia, che ha appena annunciato di aderire allo sforzo internazionale contro l’ISIS e che ha le sue truppe corazzate trincerate sul confine e un’aviazione in grado di colpire a piacimento gli uomini di al Baghdadi, ma che per ora assiste imperturbabile ai combattimenti che si svolgono letteralmente a tiro dei suoi confini, tanto che alcuni colpi vaganti lo hanno attraversato anche nelle ultime ore, cadendo in territorio turco. La Turchia ha inoltre assorbito in pochi giorni più di 160.000 profughi curdi, civili in fuga con le famiglie al completo, e avrebbe ogni interesse a vederli tornare a casa, ma le implicazioni di un intervento armato in Siria e per di più a proteggere l’autonomia curda potrebbero pesare di più in senso contrario, anche più delle pressioni americane e del sostanziale assenso di Assad, che non ha obiezioni e non lamenta violazioni della sovranità siriana se qualcuno bombarda i suoi nemici in territorio siriano.

ARRIVANO LA BOMBE ALLEATE? – Secondo le dichiarazioni dei comandi americani l’USAF ha colpito anche nei dintorni di Kobane, circostanza confermata da fonti curde che parlano di potenti esplosioni udite in lontananza, senza però saper dire quali e quanti danni abbiano provocato. Altri bombardamenti sembrano in corso proprio in queste ore, quasi una risposta agli appelli giunti dalla città assediata come ovunque dalla diaspora curda, ma ancora non è possibile verificare la portata e le conseguenze delle loro azioni.

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