L’insopportabile ipocrisia della minoranza del Pd

Benvenuti nei giorni dell’ipocrisia. L’insopportabile, permettetemi, ipocrisia della sinistra del Partito Democratico, che in queste ore si mette di traverso al cosiddetto Jobs Act.

Oggi, sulle pagine del Corriere della Sera, Gugliemo Epifani, già segretario del Pd e della Cigl, riesce a toccare vette mai raggiunte. Secondo Guglielmo Epifani, infatti, non si dovrebbe abolire l’articolo 18 perché si finirebbe per “dividere nella stessa azienda lavoratori assunti in tempi diversi”.

C’è da chiedersi dove abbia vissuto il buon Gugliemo Epifani negli ultimi due lustri. Anni in cui la differenza tra i “variamente asssunti” in azienda è stata la regola. Una divisione bacchettata anche dall’Europa.

Dove era Guglielmo Epifani mentre giorno dopo giorno si scavava il solco tra i più giovani e lavoratori con più anzianità? Mentre i precari lavoravano giorno dopo giorno senza ferie, senza malattia, senza tredicesima, senza quattordicesima, senza diritto alla maternità, senza buoni pasto. Tutto questo mentre gli altri colleghi, assunti magari in tempi di vacche grasse, tutti questi diritti li avevano.

Dove era Guglielmo Epifani mentre queste differenze si accumulavano giorno dopo giorno nelle aziende italiane? Era o non era classe dirigente di questo paese mentre tutto ciò avveniva sotto i suoi occhi? Con che credibilità parla oggi Guglielmo Epifani di “dividere” lavoratori nella stessa azienda?

Ecco, di questa somma ipocrisia non abbiamo assolutamente bisogno.

Per non parlare di D’Alema, Bersani, Cuperlo o Vanino Chiti. Il primo, ricordiamolo, fu fautore – proprio mentre era al governo – di uno scontro con l’allora segretario della CGIL Sergio Cofferati – della “flessibilità” del mercato del lavoro, mentre il secondo sembra essere tentato dalla carta del ritorno in campo, dopo essere uscito sconfitto.

La verità è che se il jobs Act rispetterà alcuni punti che sembrano certi secondo la stampa italiana, come la riduzione drastica delle tipologie contrattuali, la situazione di chi da anni passa da un contratto atipico all’altro non potrà che migliorare.

Non solo, sempre secondo le anticipazioni, finalmente anche questi lavoratori potranno avere un sussidio di disoccupazione che li accompagnerà da un lavoro all’altro. Non avranno il diritto al reintegro, ma potranno contare su un indennizzo, che sarà maggiore, più sarà il tempo passato in azienda.

Basterebbe farsi quattro chiacchiere con chi oggi lavora come “finta” partita iva in un’azienda per rendersi conto della novità di cui stiamo parlando.

Inoltre per i lavoratori con un contratto a tempo indeterminato, ricordiamolo, non cambierà nulla. Perché il nuovo contratto a tutele progressive si applicherà soltanto ai nuovi rapporti di lavoro.

Più attenzione, e qualche dubbio, invece, bisognerà porle su alcune questioni che meno convincono del jobs act, come la “sorveglianza” o il “demansionamento”.

Ecco, invitiamo la cosiddetta sinistra Pd a concentrarsi sui benefici che avrebbero i più deboli del mondo del lavoro, i precari appunto, piuttosto che alle loro beghe di partito.

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