La Svezia verso il ritorno alla socialdemocrazia

09/09/2014 di Andrea Mollica

Dopo otto anni di governo di centrodestra la Svezia sembra essere sul punto di tornare a sinistra. Nonostante una discreta performance economica, positiva sopratutto se paragonata al resto dell’Unione Europea, il governo di Fredrick Reinfeldt sarà probabilmente bocciato dagli elettori. Il centrodestra paga sopratutto il rafforzamento dei Democratici, formazione politica cresciuta negli ultimi anni grazie ad un incessante propaganda anti stranieri ed ora alleata al Parlamento europeo con Nigel Farage e Beppe Grillo.

 Il primo ministro e leader dei Moderati Fredrik Reinfeledt, JESSICA GOW/AFP/Getty Images
Il primo ministro e leader dei Moderati Fredrik Reinfeledt, JESSICA GOW/AFP/Getty Images

LE ELEZIONI IN SVEZIA: GOVERNO REINFELDT VERSO LA SCONFITTA – Domenica 16 settembre la Svezia rinnoverà il Riskdag, il Parlamento unicamerale controllato nella legislatura ormai conclusa da una maggioranza di centrodestra che sostiene il governo di Fredrik Reinfeldt. Il più popoloso paese della Scandinavia è stato governato negli ultimi otto anni da Alleanza per la Svezia, una coalizione elettorale formata da quattro partiti centristi o conservatori. Nonostante una performance economica migliore rispetto all’eurozona – la Svezia fa parte dell’UE, ma non aderì alla moneta unica dopo la vittoria dei no al referendum svoltosi nel 2003 – l’esecutivo di Reinfeldt appare destinato ad una sconfitta. Il leader dei Moderati, la formazione più rilevante del centrodestra svedese, è stato il primo premier conservatore riconfermato dall’elettorato, ed è riuscito a mantenere compatta un’intesa “borghese” segnata nelle passate esperienze da diverse e talvolta aspre conflittualità. I socialdemocratici sono i grandi favoriti per il ritorno alla posizione di primo partito del paese, e potrebbero riuscire a formare una coalizione con le formazioni progressiste collocate alla loro sinistra. Rispetto alle consultazioni per il Riskdag di 4 anni fa i socialdemocratici scandinavi hanno preferito non riproporre la coalizione elettorale con i Verdi e la Sinistra risultata perdente nel 2010. Stefan Löfven, leader del Sap da due anni e probabile primo ministro, non ha escluso una collaborazione di governo con le forze più centriste della coalizione di Reinfeldt.

LE ELEZIONI IN SVEZIA: I SONDAGGI – Il Riskdgad viene eletto con un sistema proporzionale che prevede uno sbarramento del 4%, superabile solo se un partito ottiene più del 12% in una singola circoscrizione. In Svezia esiste il voto di preferenza, ma esso consente di superare l’ordine di presentazione della lista per essere eletti al Riksdag solo se un candidato ottiene l’8% dei consensi totali ottenuti dalla lista nella sua circoscrizione. La proporzionalità del sistema è stata temperata nei decenni passati dal domino dei socialdemocratici svedesi, che negli ultimi decenni sono stati uno dei partiti di maggior successo nel mondo occidentale. Gli attuali otto anni di opposizione rappresentano il periodo più lungo di esclusione dal governo della sinistra riformista da circa un secolo. I sondaggi rilevano però che il Sap dovrebbe tornare ad esprimere la carica di primo ministro della Svezia. La maggior parte degli istituti rileva i socialdemocratici in prima posizione, con una percentuale di preferenze intorno al 30%, Un dato in realtà deludente, considerando che si tratterebbe di uno dei peggiori risultati della loro storia, ma la forte flessione che si annuncia per i Moderati di Reinfeldt dovrebbe favorire l’alternanza di governo. Il partito del premier è stimato poco sopra il 20%, una contrazione di quasi 10 punti rispetto alle trionfali elezioni del 2010, quando l’efficace contrasto alla crisi finanziaria trascinò l’esecutivo ad una storica riconferma. Le altre formazioni che hanno sostenuto il governo Reinfeld, i Liberali-popolari, il Centro ed i Cristiani-democratici, sembrano indirizzati verso la conferma dei valori ottenuti quattro anni fa. Alla luce della forte flessione dei Moderati il centrodestra non potrebbe però più ottenere una maggioranza al Riskdag. I Socialdemocratici di Stefan Löfven potrebbero invece formare un esecutivo progressista, visto i buoni dati demoscopici di Verdi e Sinistra, formazioni rilevate in crescita rispetto al 2010. La formazione destinata al maggior incremento sono però i Democratici, formazione populista che dopo decenni di marginalità è entrata per la prima volta in Parlamento quattro anni fa.

Manifestazione anti razzista contro i Democrarici svedesi, JONATHAN NACKSTRAND/AFP/Getty Images
Manifestazione anti razzista contro i Democrarici svedesi, JONATHAN NACKSTRAND/AFP/Getty Images

LE ELEZIONI IN SVEZIA: LA DESTRA ALLEATA DI GRILLO E FARAGE – I Democratici svedesi sono rilevati su dati di consenso demoscopici doppi rispetto ai risultati elettorali conseguiti alle ultime elezioni nazionali, anche se la loro crescita demoscopica sembra essersi interrotta in vista del voto. La formazione si è caratterizzata in questi anni per essere la rappresentante più rumorosa della rabbia nei confronti degli immigrati. In Svezia il 15% circa della popolazione è formata da persone di origine straniera, e le tensioni sociali sono numerose nonostante il generoso intervento pubblico per i programmi di integrazione. I Democratici svedesi rifiutano il multiculturalismo, anche se cercando di limitare le pulsioni più xenofobe dei propri elettori così come degli iscritti. Le ombre del passato da destra estrema sono riemerse anche in questa campagna elettorale: una candidata ad un consiglio municipale è stata fotografata mentre indossa una svastica, mentre due iscritti hanno abbandonato il partito dopo che il quotidiano Expressen ha rivelato come pubblicassero commenti razzisti contro gli stranieri su forum così come diversi siti di informazione. Il leader dei Democratici, Jimmie Åkesson, che guida la formazione svedese dal 2009 ma ha solo 35 anni, ha ha rafforzato il percorso di moderazione intrapreso da un partito fondato tra gli altri anche da appartenenti ai suprematisti bianchi. L’accusa di neonazismo è stata una costante dell’ascesa dei Democratici, che hanno raggiunto il loro picco di consenso alle ultime elezioni europee, sfiorando il 10%. I Democratici svedesi rappresentano un sentimento ostile all’UE così come all’immigrazione ed al multiculturalismo piuttosto diffuso anche negli altri paesi scandinavi, come dimostrato dai successi elettorali dei Veri Finlandesi, del Partito del Progresso norvegese oppure dei Popolari danesi. I Democratici svedesi sono uno dei partiti più importanti del gruppo del Parlamento UE Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, guidato dallo Ukip di Nigel Farage e dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.  Le tensioni sul tema dell’immigrazioni hanno portato ad alcuni scontri durante la campagna elettorale, verificatisi in occasione di due marce dei neofascisti del Partito degli svedesi.

I leader dell'Alleanza per la Svezia che sostiene il governo di centrodestra di Fredrik Reinfeldt. PONTUS LUNDAHL/AFP/Getty Images
I leader dell’Alleanza per la Svezia che sostiene il governo di centrodestra di Fredrik Reinfeldt. PONTUS LUNDAHL/AFP/Getty Images

LE ELEZIONI IN SVEZIA: ECONOMIA ED EUROPA – Le elezioni europee dello scorso 25 maggio avevano mostrato la disaffezione dell’elettorato sopratutto verso i Moderati del premier Reinfeldt, e i maggiori beneficiari dello scontento erano stati i Democratici, seguiti dai Verdi. Il primo ministro ha provato a riconquistare i segmenti di voto più conservatori contrapponendosi alla nomina di Juncker alla presidenza della Commissione UE. La crescita economica positiva ma non impetuosa è uno dei motivi per cui gli svedesi propendono verso un cambio di governo. Nel 2013 il Pil è cresciuto dell’1,5%, mentre la stima dell’1.9% sarà probabilmente rivista al ribasso vista la contrazione del primo trimestre del 2014. Valori positivi rispetto alla stagnazione o recessione che ancora attanaglia l’eurozona, che però non riescono a far scendere la disoccupazione, assestata poco sotto il 10% da diverso tempo. L’ultimo rilevamento sul tasso di disoccupazione ha rilevato un significativo miglioramento – il 7.8% con un calo di quasi un punto percentuale – che se avvertito potrebbe favorire il centrodestra. Nel 2010 Reinfeldt vinse le elezioni, portando i Moderati ad un passo dallo storico sorpasso dei Socialdemocratici, anche grazie ad una crescita poderosa del 6%. Da allora però il motore dell’economia svedese si è ingolfato, e dall’unione monetaria sono arrivate tendenze deflazionistiche contrastate a fatica dalla Banca centrale. I tagli alla tasse, ben cinque, promossi dal governo Reinfeldt non hanno fatto ripartire l’economia come da speranze, anche se hanno favorito il ritorno in patria di Ingvar Kamprad, il fondatore dell’Ikea, rassicurato dalla cancellazione di una gravosa imposta patrimoniale. Ingvar Kamprad lasciò la Svezia negli anni settanta per l’eccessiva tassazione dell’epoca, e anche per la sua ostilità alla sinistra indiscussa dominatrice del panorama politico svedese. I Socialdemocratici Stefan Löfven, un ex leader sindacale, propongono un aumento della tassazione sui redditi più alti, così come l’introduzione di un tributo sulla finanza, al fine di finanziare maggiori investimenti nell’educazione, nelle infrastrutture così come nel Welfare, che hanno subito tagli in questi 8 anni di governo. Un programma piuttosto moderato, anche se gli attuali partiti al governo così come diversi imprenditori molto importanti come Jacob Wallenberg hanno rimarcato le posizioni anti business di Verdi e soprattutto Sinistra, partito ex comunista. I sondaggi, piuttosto equilibrati, rilevano una maggioranza demoscopica costante da diverso tempo per le forze progressiste. I Socialdemocratici arriveranno quasi sicuramente come primo partito, e potrebbero governare sia con gli ecologisti che con i partiti più centristi di Alleanza per la Svezia.

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