Beppe Grillo senza freni. Attacca gli immigrati: portano la Tbc in Italia

«Il Passaparola di ieri con l’ingresso delle malattie infettive dall’Africa e il contagio di tbc di 40 poliziotti finora accertati è caduto nel nulla. Come se non fosse un problema nazionale il ritorno di malattie debellate da secoli in Italia». E ancora: «Qui per evitare il tabù del razzismo arriviamo alla situazione grottesca degli Stati africani che chiudono le frontiere tra loro per paura del diffondersi dell’ebola, che ha 21 giorni di incubazione, mentre noi le lasciamo spalancate senza fare alcun accertamento medico sui chi arriva da chissà dove nel nostro Paese». Beppe Grillo rilancia così “l’allarme tubercolosi” dalle pagine del suo blog. Ma sbaglia. Perché mischia dati senza confrontare i numeri veri della Tbc che senz’altro si registrano di più al Nord piuttosto che dalle coste di Lampedusa.

PRIMO PUNTO: IL TEST – Partiamo dall’inizio. Ovvero dall’allarme lanciato ieri da Igor Gelarda, segretario generale del Consap, uno dei sindacati che tutela la categoria dei poliziotti.

Leggevo l’altro giorno le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in Italia c’è un morto al giorno per la tubercolosi. A oggi abbiamo circa 40 poliziotti che sono risultati positivi al test di Mantoux, che è quella macchinetta che quando eravamo più puntini facevamo a scuola e fa 4 buchini, e quella fa la spia, perché se sei stato a contatto con la tubercolosi si gonfia e si irrita tutta la parte accanto. Più di 40 miei colleghi sono risultati positivi.

Cosa significa esser positivi al Mantoux? Tante cose. Non necessariamente tbc. Una positività al test può anche esser indice di un contatto pregresso del paziente col batterio della tubercolosi o con la tossina iniettata. Non certifica la malattia. Per tal motivo, i soggetti positivi (come recita anche Wiki) devono effettuare ulteriori test diagnostici discriminanti per capire la presenza o meno della malattia, tra cui test immunologici o anche radiologici. Non solo, la positività del soggetto (con infezione in corso) c’è dopo 8 settimane dal contagio. Per questo occorre ripetere il test anche 8-10 settimane dopo. A sottolinearlo è anche il noto blog antibufale BUTAC.

SECONDO: MAGGIORI CONTAGI AL NORD CHE AL SUD – E ora passiamo ai numeri. O anche ai dati diffusi dall’Istituto superiore della sanità. C’è un report interessante “Tubercolosi, Hiv e migrazione: una reale emergenza?” che stila punto per punto necessità  in merito. E poi c’è il documento pubblicato dal ministero della Salute a maggio 2010 che aggiorna le linee guida nazionali del 1998 per il controllo della malattia tubercolare e c’è l’intesa del 20 dicembre 2012 per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano che mira a migliorare il sistema nazionale di sorveglianza della tubercolosi. Infine ci sono le cifre ricordate anche in occasione della Giornata mondiale contro la tubercolosi (tenutasi lo scorso 24 marzo):

I dati sull’incidenza della malattia all’interno dell’Oms Europa mostrano, per l’ultimo decennio, una riduzione annuale del 5% nell’incidenza della Tb. Nei Paesi dell’Unione europea (Ue) e dello Spazio economico europeo (See) la riduzione annua è stata del 6% (68 mila casi segnalati nel 2012). Anche se i Paesi fuori dall’Ue/See riportano incidenze maggiori di Tb e Mdr-Tb, rispetto ai Paesi dell’Ue/See, questi ultimi riportano un numero elevato di casi di Tb tra gruppi di popolazione vulnerabili, come gli immigrati e i detenuti. Inoltre, sempre nei Paesi dell’Ue/See, solo un paziente su tre (34%) con Tb multiresistente completa con successo il trattamento. Oltre la metà muore, non completa il trattamento o viene perso al “follow-up”.

Ciò non significa che la Tbc non sia da monitorare o da ignorare. O che la ricerca sui suoi farmaci, poco attraente per le grandi aziende, non vada supportata. Anzi. C’è un link, riportato dal post di Beppe Grillo, non descritto ampiamente. Solo linkato. Si tratta di frasi importanti . Sono quelle dell’intervista di Galileo.net a Giuseppe Ruocco, Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute:

Ma questa volta l’approccio è combinato. Non soltanto un’azione sulle regioni in cui la malattia è endemica, ma anche sui paesi a bassa incidenza (e nella maggior parte dei casi ad alto reddito), quelli cioè in cui si registrano meno di 10 casi per 100 mila abitanti. L’Italia è uno di questi, con una media di 7,2 e circa 4300 casi totali, sebbene – come ricorda Giuseppe Ruocco, Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute – nel nostro paese si registrino delle differenze a livello regionale: al Nord siamo oltre i 10 casi per 100 mila abitanti, al Sud intorno ai 5.

Se Lampedusa non sta a due passi da Bolzano bisognerebbe farlo notare. No?

TERZO: BUFALE E PROPAGANDA – Quanti falsi (o gonfi) allarmi di tbc ci sono stati? Tanti. Ne ricordiamo alcuni qui, e qui. Attenzione però. Il problema sostanziale è un altro. È utile, informativo e senz’altro nobile ricordare non solo sul blog di Grillo ma nei media le condizioni della ricerca sulla Tbc e le difficili e precarie condizioni che vive la Polizia di Stato (e tanti altri corpi) in Italia.

Poco nobile è però sfruttare le difficoltà degli agenti per polemica nazionale sulle nostre “frontiere”. Posti dove ogni giorno, con estrema difficoltà, cittadini, personale dello Stato e volontari difendono con onore e rispetto l’immagine del nostro Paese durante uno dei tanti dilemmi che ancora la nostra classe politica non è in grado di organizzare in modo serio: l’accoglienza.

 

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