Lo jihadista che voleva usare la peste bubbonica come arma batteriologica

In un computer rinvenuto a gennaio due giornalisti attivi in Siria hanno scoperto alcuni file nei quali uno jihadista tunisino ha radunato istruzioni e riflessioni sull’uso della peste bubbonica come arma batteriologica.

LA SCOPERTA – Harald Doornbos e Jenan Mussa, due giornalisti molto attivi sul teatro siriano, hanno messo le mani su un laptop che si è rivelato una miniera d’infomazioni. Il computer è stato rinvenuto dai ribelli siriani «moderati» siriani a gennaio, all0interno di un edificio in precedenza occupato dagli uomini dell’ISIS e solo di recente Abu Ali, uno dei loro comandanti, lo ha consegnato ai due giornalisti. Il computer era ancora funzionante, non protetto da password, ma all’apparenza vuoto.

I FILE DEL TERRORE – All’interno della cartella dei «file nascosti» però c’erano 146 gigabyte di documenti, con più di trentacinquemila file divisi in 2.367 cartelle. All’interno diversi documenti in varie lingue, documenti di propaganda come i video di Bin Laden, ma anche istruzioni pratiche come manuali per costruire bombe, rubare auto o i trucchi per viaggiare inosservati verso da e per i teatri di battaglia.

LA GUERRA BATTERIOLOGICA – Ma la cartella forse più interessante conteneva un document0 in arabo nel quale l’autore, tale Muhammed S., tunisino, riflette sull’uso delle armi batteriologica e spiega come usare la peste bubbonica per attentati terroristici. L’autore ha studiato chimica e fisica, i due giornalisti hanno avuto riscontri positivi dalle autorità accademiche tunisine, e dalla Tunisia sono partiti in parecchi per combattere in Siria, si stima più di 2.ooo, la maggior parte nell’ISIS, e nei documenti spiega come testare il bacillo della peste e come diffonderlo.

UN’IDEA IMPROBABILE – Da qui a ritenere fondata la minaccia di attacchi batteriologici però ce ne passa, perché occorre entrare in possesso del batterio della peste, riprodurlo in quantità e trovare il modo d’impiegarlo con efficacia, la peste infatti si diffonde in natura attraverso le punture delle pulci e per di più è una malattia curabile con gli antibiotici. Il problema è come distribuire il batterio in modo che contagi un gran numero di persone e il sistema migliore sarebbe quello di distribuire pulci infette, come fecero al tempo i giapponesi in Cina, ma occorrono capacità di cui l’ISIS non dispone e c’è sempre il rischio d’infettare anche i proprio uomini. Nei testi si suggerisce di usare «piccole granate con il virus», in aree dove si concentra un gran numero di persone, come stadi o metropolitane, ma non si dice come costruire queste granate. Più efficace sarebbe invece distribuire i batteri con un aerosol, pratica che porterebbe alla diffusione della peste polmonare, ancora più mortale della peste bubbonica, ma in questo caso l’operazione è tecnicamente ancora più impegnativa e al di là delle possibilità attuali dell’organizzazione. Resta la preoccupazione provocata dalla scoperta che qualcuno ci sta pensando e che ritiene legittimo l’impiego di armi batteriologiche, non siamo ancora all’allarme per le Armi di Distruzione di Massa, ma la scoperta non mancherà d’inquietare governi e opinioni pubbliche.

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