I «Sudari Bianchi», che uccidono quelli dell’ISIS in silenzio

20/08/2014 di Mazzetta

Nel caos siriano emergono continuamente gruppi e strategie figlie della necessità, così ora quelli dell’ISIS devono anche guardarsi dai «Sudari Bianchi», un misterioso gruppo di siriani che uccide gli uomini dello Stato Islamico senza tanto rumore.

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La mappa degli attacchi all’Isis, via The Daily Star

I SUDARI BIANCHI – Secondo il libanese The Daily Star il gruppo si è manifestato nella provincia di Deir al-Zor colpendo nelle città controllate dagli islamisti che si snodano lungo l’Eufrate verso il confine con l’Iraq. A differenza di altre resistenze locali, i Sudari Bianchi non danno battaglia in campo aperto, ma portano a termine silenziosi agguati e rapimenti ai danni dei membri dello Stato Islamico.

TANTI PICCOLI ATTACCHI – Una risposta alle angherie dell’ISIS contro la resistenza locale alle loro violenze, ma con modalità radicalmente diverse dalla guerra aperta che altre formazioni della ribellione siriana hanno dichiarato a quelli del califfato. Si tratta di un gruppo organizzato in cellule indipendenti che agisce tenendo un profilo basso, assassinando gli avversari più che impegnandoli in battaglia.

COME FANTASMI IN TERRA – Il nome evoca il sudario con il quale i musulmani seppelliscono i loro morti, una scelta che evoca potenti metafore che chiamano in causa il ritorno dei morti o una vendetta dall’oltretomba. All’aumentare dei loro colpi sono emerse nella provincia di Deir al-Zor diverse scritte inNeggianti al gruppo e su YouTube si è manifestato un gruppo di emuli, gli Squadroni Tawhid, che ha dichiarato guerra all’ISIS nella stessa provincia.

CONTRO GLI STRANIERI – Il gruppo avverte i residenti di stare lontani da uomini e infrastrutture controllate dall’ISIS e promette di colpire i nemici come «fantasmi in terra», dicendosi nemico del regime e di quello che identifica come il suo «braccio malvagio», una teoria abbastanza in voga tra i ribelli siriani, molti dei quali sostengono che l’ISIS faccia il gioco di Assad e quindi non possa che essere una sua emanazione. Obiettivo principale di questo gruppo sono i combattenti stranieri, ceceni, tunisini, sauditi e altri non-siriani che giungono in Siria per sostenere il progetto dell’ISIS.

UN’INTIFADA POPOLARE – Tra luglio e agosto sono stati numerosi gli attacchi di modeste dimensioni ai danni degli uomini dello Stato Islamico, uno stillicidio di omicidi e rapimenti che evidentemente ha offerto ispirazione anche ad altri gruppi di siriani, più o meno organizzati. L’ipotesi più accreditata è che sotto il marchio dei Sudari Bianchi si celino piccoli gruppi locali indipendenti l’uno dall’altro e forse nemmeno in contatto tra loro. C’è chi ha descritto il momento come una «intifada tribale», anche se non sembra che l’organizzazione si appoggi alle gerarchie tribali o ne sia l’espressione. Tuttavia non sono stati rari i casi nei quali una ribellione locale si è sollevata contro l’ISIS per ordine delle autorità locali, tradite dalle promesse di non-aggressione da parte degli uomini del califfato, che sono in numero esiguo, qualche migliaio di guerriglieri in un’area che ospita più di cinque milioni d’abitanti, e che per mantenere il controllo della regione contano soprattutto sull’impatto delle atroci esecuzioni ai danni di chi non rispetta le severe regole che vogliono imporre.

 

 

 

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