Vanessa e Greta: le due ventenni rapite in Siria che sognavano di migliorare il mondo

Da una settimana non si hanno notizie di due giovani cooperanti italiane che si trovavano in Siria, nei pressi di Aleppo, per realizzate un progetto da loro ideato per portare aiuti ai profughi. Si tratta di Vanessa Marzullo 21 anni, di Brembate, in provincia di Bergamo, sudentessa di mediazione linguistica e culturale all’Università degli studi di Milano, e di Greta Ramelli, 20 anni, di Besozzo, in provincia di Varese. A dare notizia del rapimento è stato ieri il ministero degli Esteri, che ha fatto sapere di aver immediatamente avviato tutti i canali informativi e di ricerca per i necessari accertamenti. Stando a quanto riferito dalla Farnesina sull’irreperibilità delle due cittadine italiane «stanno lavorando l’Unità di crisi e la nostra intelligence». In particolare l’Unità di crisi avrebbe subito preso contatto con le famiglie per tenerle costantemente informate sul caso.

 

vanessa e greta

IL SEQUESTRO – Stando a quanto emerge in queste ore, Vanessa e Greta sono state rapite nella notte tra il 31 luglio e il primo agosto, a meno di 3 giorni dal loro arrivo nel paese, da uomini armati, probabilmente criminali comuni. Le due volontarie, fondatrici del Progetto Horrytay, iniziativa di solidarietà per la Siria, erano entrate il 28 luglio ad Atma, a pochi chilometri dall’omonimo campo profughi, uno dei più grandi della Siria. Il rapimento sarebbe poi avvenuto ad Abzimo, una località alla periferia di Aleppo, città finita sotto il controllo dei ribelli che si oppongono al regime del presidente Bashar al Assad. Stando a quanto riferito da fonti locali il sequestro sarebbe stato compiuto da un gruppo di circa 30 miliziani che avrebbero circondato la casa dove si trovavano Greta e Vanessa. Inizialmente sarebbero stati rapiti con le due ragazze anche due siriani del battaglione Noureddin al Zengi, che si trovavano con loro per proteggerle e che sarebbero poi stati liberati a circa 20 chilometri di distanza dall’abitazione. Le stesse fonti già da ieri hanno riferito che le ragazze avevano con sè 4mila euro in contanti.

IL PROGETTO – Vanessa e Greta si erano recate per la prima volta in Siria nel mese di marzo 2014. Il loro Progetto Horrytay riguarda in particolar modo l’asistenza sanitaria. Sulla pagina Facebook di Horritay Roberto Andrevill, socio Ipsia e terzo responsabile di Horrytay, fa sapere che «non saranno rilasciate dichiarazioni a nessuno». «Tutte le informazioni sul Progetto – si legge – sono su questa pagina. Tutte le altre informazioni, ammesso che ce ne siano, non saranno divulgate. Non saranno tollerati commenti di nessun genere. Questo Progetto continuerà a esistere appena Greta e Vanessa saranno di nuovo con noi. Grazie per il sostegno». A spiegare in cosa consiste Horritay, sulla stessa pagina, è un post dello scorso 2 aprile, in cui si legge:

In collaborazione con il personale medico presente sul posto si è deciso di attivarsi al fine di perseguire due specifici obiettivi: 1. Attivare un corso base di primo soccorso e rifornire alcune aree di kit di emergenza di Primo Soccorso corredati di tutto il materiale occorrente. 2. Garantire ai pazienti malati di patologie croniche di accedere alle giuste terapie rispettando i tempi, dosi e qualità dei farmaci. Il nostro Progetto si compone così di due parti distinte che verranno portate avanti sia in maniera separata e sia in parallelo, a seconda delle esigenze contingenti in loco.

 

 

Andrevill si era recato con Vanessa e Greta lo scorso mese di marzo in Siria per un sopralluogo nelle zone rurali di Idlib. Come raccontanto dai cooperanti sulla loro pagina Facebook, lì si era cercato di instaurare un primo rapporto con la popolazione del luogo, allo scopo di capire le vere necessità e visitare i luoghi coinvolti nel progetto.

 

L’INTERVISTA – Ecco un video dell’associazione Comitato 17 novembre 2012 con intervista a Vanessa, registrato nel corso di una manifestazione di piazza a Bologna:

 

 

LA TESTIMONIANZA – A raccontare alcuni particolari degli ultimi giorni delle volontarie italiane in Siria prima del rapimento è una persona con la quale le ragazze si mantenevano costantemente in contatto, Silvia Moroni, presidente della associazione onlus Rose di Damasco, una delle ong che sostenevano il progetto Horrytay. Moroni ha raccontano di un appuntamento su Skype previsto per giovedì 31 luglio al quale però Vanessa e Greta non si sono mai presentate:

Avevamo un appuntamento su Skype giovedì scorso, il 31 luglio, ma Greta e Vanessa non erano in linea. Dalla loro partenza, il 22 luglio, ci eravamo sentite tre volte, mi avevano confermato che il progetto nel quale erano impegnate andava avanti, tanto che avevano intenzione di restare ad Aleppo e mi consultavano proprio per l’invio di altri fondi. Le due ragazze sono partire per la Siria il 22 luglio dopo che il 20 luglio avevamo fatto insieme una serata di raccolta fondi a Como. Il loro progetto, finanziato anche dalle associazioni «Ipsia» ed «Sos Siria» di Varese, oltre che da «Rose di Damasco» di Asso, in provincia di Como, e dalla comunità siriana araba in Italia. In particolare il progetto era quello di acquistare kit di pronto soccorso e pacchi alimentari, da distribuire al confine. In particolare avendo loro fatto dei corsi infermieristici, istruivano i ragazzi in materia di Pronto soccorso.

Sulla pagina Facebook di Greta, invece, giunta al terzo viaggio in Siria e che ha alle spalle diverse esperienze umanitarie in Africa, l’ultimo aggiornamento risale proprio al 31 luglio. Si tratta della pubblicazione di una foto di Aleppo devastata dai bombordamenti e di un ragazzo con il kalashnikov e un giubbotto mimetico che guarda le macerie davanti a sè.

6 ITALIANI RAPITI NEL MONDO – Con Vanessa e Greta sale a 6 il numero degli italiani rapiti nel mondo. Da più di un anno si sono perse le tracce di Padre Dall’Oglio, 59enne gesuita romano, sequestrato proprio in Siria, il 29 luglio 2013. Da due anni e mezzo, dal 19 gennaio 2012, manca all’appello Giovanni Lo Porto, cooperante 38enne rapito in Pakistan. Dal 22 marzo di quest’anno non si sa nulla di Gianluca Salvato, 48enne veneziano che lavorava come tecnico di una società di costruzione in Libia. E, infine, si sono perse le tracce di Marco Vallisa, 53enne di Piacenza sequestrato ancora in Libia.

(Foto: profilo Facebook di Vanessa Marzullo)

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