Esodati: “La minipensione risolverà il problema”

Esodati, la minipensione – strumento di flessibilità in uscita rispetto alla normativa della riforma Fornero – potrebbe risolvere il problema. Anche il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, intervistato dal Garantista, sposa la proposta di consentire, come regime transitorio, l’uscita dal lavoro prima dei 66 anni con una diminuzione proporzionale del trattamento pensionistico.

ESODATI, LA FLESSIBILITA’ IN USCITA RISOLVERA’ – La riforma Fornero “non va toccata”, dice Baretta, perché permette all’Italia di gestire quella che è una “delle sue forze”: una delle speranze di vita più alte del mondo industrializzato. Tuttavia, dice il sottosegretario, “nella fretta l’ex ministro ha lasciato scoperti una serie di casi che ancora adesso stiamo affrontando situazione per situazione. I più famosi sono gli esodati oppure quello dei 4mila professori tenuti al lavoro con le nuove norme”. Per questo serve l’introduzione di una norma di flessibilità in uscita che riequilibri il quadro.

I NUMERI DELLA MINIPENSIONE – Si può prevedere che chi abbandona prima dei 66 anni – questo limite non va assolutamente toccato – si ritrovi con un assegno minore”, dice Baretta: i calcoli sono da fare e si faranno, le cifre girano, si dovrebbe trattare di una riduzione “fra il 4 e il 6%”. Una delle misure dunque già proposte e sulle quali, però, era già saltata fuori una sostanziale sfiducia da parte dei tecnici: conti alla mano, non ci sarebbero i soldi. Però, dice Baretta, “parlare dei costi, cosa complessa perché i calcoli non stati ancora fatti, non ha senso di fronte ai 12 miliardi spesi nelle varie salvaguardie per aiutare gli esodati. Soldi benedetti. Però quanto si sarebbe potuto risparmiare avendo a disposizione uno strumento simile?”.

Informativa del ministro Fornero sul caso ''esodati''

TECNICI CONTRO PARLAMENTO? – E a proposito di tecnici, è un altro sottosegretario all’Economia, Enrico Morando, a gettare acqua sul fuoco riguardo il (presunto) conflitto fra ragioneria del Tesoro e Parlamento sul pasticcio della Quota 96, i 4mila docenti a cui era stato accordato dalle Camere uno scivolo nel Dl Competitività poi soppresso dal governo per mancanza di coperture. Ad essere da giorni sulle barricate è il presidente della commissione Bilancio di Montecitorio Francesco Boccia che accusa i tecnici di opporsi alle scelte del Parlamento, ma per il sottosegretario c’è da fermare la macchina delle polemiche: “Non si tratta di un giudizio politico, ma tecnico. Non c’entra nulla il ministero dell’Economia. In questo caso su quattro norme sono state rilevate coperture carenti, scorrette oppure addirittura assenti”.

POLEMICHE E CHIARIMENTI – La Ragioneria, sostiene Morando, si è guardata bene dal fare “giudizi politici”, che spettano al ministro: “Rispetto le opinioni di tutti”, dice Morando chiamando per nome e cognome Francesco Boccia, “ma per ribattere alle argomentazioni dei tecnici per tabulas ci vogliono argomentazioni tecniche, non di altra natura”. La polemica si sposta poi nel merito con un botta e risposta, sempre su Repubblica, fra Cesare Damiano e Tito Boeri: “Vorrei chiarire che, a differenza di quanto sostiene Boeri, riguardo la famosa Quota 96, non si tratta di trattamento privilegiato a vantaggio dei dipendenti pubblici, contro il quale ci saremmo battuti, ma della correzione di un errore della “riforma” Fornero che ha scambiato l’anno solare con quello scolastico, intrappolando in questo modo 4.000 insegnanti”. Controribatte Boeri: “Tutte le riforme che cambiano trattamenti dopo una certa data creano delle ingiustizie”

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