Quella sedia al cielo che entrò nella storia: il Mondo, l’Ajax e il rigore su Cravero

21/08/2014 di Maghdi Abo Abia

Il Torino questa sera torna a giocare in Europa in Croazia contro l’RNK Split ventidue anni dopo la finale di Coppa Uefa persa contro l’Ajax. Era il 13 maggio 1992. I lancieri conquistarono il trofeo grazie ai goal fuori casa segnati nella prima delle due partite, giocata in Italia e conclusasi sul 2-2. Al ritorno, in Olanda, la squadra granata attaccò a testa bassa ma non riuscì a segnare.

La sedia alzata da Emiliano Mondonico in Ajax-Torino (Photocredit Youtube)
La sedia alzata da Emiliano Mondonico in Ajax-Torino (Photocredit Youtube)

 

L’incontro si chiuse sullo 0-0 e furono gli olandesi, guidati da Louis Van Gaal, ad alzare la Coppa. Ma di quella partita tutti ricorderanno l’episodio della sedia alzata dall’allenatore, Emiliano Mondonico, in risposta alla mancata assegnazione di un rigore per un fallo nel secondo tempo su Roberto Cravero, caduto in area dopo un contatto con Frank De Boer. Una sedia alzata, l’urlo del piccolo che lamenta un’ingiustizia dopo essere arrivato in finale superando il Real Madrid di Butragueno, Hierro, Michel e Luis Enrique, il sogno che s’infrange in un secondo, la consapevolezza di tornare a casa dopo due pali, una traversa ed un contatto in area che ancora oggi fa discutere, il calcio a Petterson da parte di Policano con lo svedese che rimase a terra con un braccio rotto.

Tutti episodi che in un certo modo si uniscono nella storia del Torino, perfettamente identificata dalle parole di Cravero subito dopo la fine della partita, mentre il portiere dell’Ajax Menzo bacia i pali della porta:

credo che esiste solo una società al mondo che perde le finali così: questa è il Torino. Siamo maledetti, non so cosa altro dire

Ventidue anni dopo quella partita, ed a vent’anni dall’ultima apparizione continentale, il Toro ritorna in Europa, in un calcio diverso. Le maglie sono personalizzate, le telecamere colgono ogni momento degli incontri, gli opinionisti leggono i labiali ed un intervento in scivolata diventa oggetto di discussione per giorni. Non ci sono più le sedie in panchina ma sedili sportivi. I diritti televisivi costano milioni e l’ingresso di grandi gruppi internazionali ha scavato un solco tra tradizione e modernità.

In questo mondo il Torino ci riprova. Il primo passo è rappresentato dalla sfida con i croati dell’RNK Split. In panchina non c’è più Emiliano Mondonico ma Giampiero Ventura, alla sua prima partita europea, a 66 anni. Un controsenso rispetto al calcio di oggi
fatto di allenatori giovani, accattivanti e possibilmente fotogenici. Ed è in questo controsenso che il Torino torna a respirare l’aria del calcio continentale dopo le eliminazioni ai sedicesimi di Coppa Uefa nella stagione 1992/1993 ed i quarti di finale della Coppa delle Coppe della stagione seguente, nella speranza che la società con la sua storia ed il suo blasone possano raggiungere un risultato che si avvicini, almeno, a quello storico di 22 anni fa.

E per dare un’idea dell’importanza di quella partita, quando il mondo del calcio venne a conoscenza  della malattia che aveva colpito Mondonico, un centinaio di tifosi si presentarono al Filadelfia con una sedia da alzare al cielo. E lo stesso “Mondo”, intervistato da Mediaset,  ebbe a dire tornando su quell’episodio:

Mi auguro che il mio sogno si avveri. Io sono stato squalificato per la sedia con il Toro e ho preso una giornata in Coppa Uefa  e non l’ho ancora scontata…. Io mi auguro, prima di piantarla lì, di riuscire a scontare quella giornata

Segno che qualcosa dopo vent’anni dev’essere ancora risolto. Ed il Torino di oggi è chiamato a chiudere il cerchio. E chissà se la società tesserasse Mondonico solo per fargli scontare quella squalifica con il “suo” Torino, quello che ancora oggi gli canta: «Emiliano, alzaci la sedia» e gli scrive: «una sedia al cielo vale più di 1000 coppe». Perché in fondo si può entrare nella storia anche con una sconfitta.

 

 

Share this article