Cosa sono ghigliottina, tagliola e canguro e che differenza c’è

Si parla tanto in queste ore di ghigliottina, tagliola, canguro, in occasione della discussione della Riforma del Senato. Ma cosa sono nel dettaglio queste modalità di lavoro in aula?

 

tagliola

TAGLIOLA – Si tratta del meccanismo attraverso il quale si stabilisce un data certa per l’approvazione, limitando così i tempi di intervento in aula. Ad ogni gruppo viene concesso un numero di ore per gli interventi. Una volta terminata la discussione si deve votare. Il tutto è regolato dal comma 5 dell’articolo 55 del Regolamento:

«Per la organizzazione della discussione dei singoli argomenti iscritti nel calendario, la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari determina di norma il tempo complessivo da riservare a ciascun Gruppo, stabilendo altresì la data entro cui gli argomenti iscritti nel calendario debbono essere posti in votazione»

Il problema in questo caso, che si fa notare a Palazzo Madama, è che anche con tagliola nulla può impedire ad un senatore di poter mettere in votazione un proprio emendamento.

tagliola 3

GHIGLIOTTINA – Nella ghigliottina si prevede un giorno determinato per l’approvazione del testo, indipendentemente dagli interventi da fare. Giunti a quella precisa data (e ora) si va avanti al voto finale. Tale metodo però si usa per i decreti e non è regolarizzata nello statuto di Madama. La ghigliottina è stata applicata l’ultima volta dalla presidente di Montecitorio Laura Boldrini in occasione del decreto Imu-Bankitalia.

canguro

CANGURO – Il mezzo tanto evocato da Luigi Zanda, capogruppo dem al Senato, prevede il raggruppamento di tutti gli emendamenti uguali e molto simili. Una volta approvato (o bocciato) il primo emendamento del gruppo decadono tutti gli altri. Per la riforma del Senato e la sua mole di proposte di modifica il metodo canguro eliminerebbe il 40 per cento degli emendamenti (secondo la stima del Presidente di Madama Pietro Grasso). Problema risolto? Mica tanto. Rimarrebbe comunque in vita il 60 per cento delle proposte di modifica: ovvero circa 5 mila sui quasi 8mila.

(Copertina LaPresse – Immagini pezzo Getty Images)

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