Debito a Roma: Massimo Varazzani, il “commissario incostituzionale”

Massimo Varazzani, il commissario straordinario per il Debito di Roma Capitale, è un “commissario incostituzionale”. La suprema Corte in persona, interrogata in proposito dal Tribunale Amministrativo di Roma, ha riconosciuto che la legge 191 del 2009 che detta i termini per la nomina del Commissario Straordinario è incostituzionale nella parte in cui stabilisce che debba essere assegnato a tale ruolo un soggetto dotato di “comprovati requisiti di elevata professionalità nella gestione economico-finanziaria, acquisiti nel settore privato, necessari per gestire la fase operativa di attuazione del piano di rientro”.

VARAZZANI, IL COMMISSARIO INCOSTITUZIONALE – Una norma che già molti dicevano tagliata su misura per il “signor millepoltrone” del Campidoglio romano, e che oggi, scrive Repubblica Roma, la Suprema Corte ha definito appunto “incostituzionale”. Proprio il passaggio che abbiamo evidenziato poco sopra è quello incriminato dalla Corte: la norma, dice la Consulta, “si basa sull’apodittico assunto che la gestione del risanamento di un ente pubblico sia meglio assicurata da chi abbia maturato professionalità ed esperienza nel solo settore privato, supponendo che chi acquisisca esperienze nel settore pubblico non possegga una sufficiente conoscenza di nozioni finanziarie”. Insomma, dice la Corte, non esiste nessun motivo per considerare un manager privato più bravo di un manager pubblico nell’affrontare la gestione di un debito di un ente pubblico. La questione, in effetti, sembra filare.

ROMA TORNA AL 2008 – Questa sentenza riporta l’orologio del Campidoglio indietro di sei anni, al 2008 in cui la crisi del debito capitolino è iniziata. E’ nel 2008, infatti, con l’arrivo di Gianni Alemanno a Roma che si apre la gestione commissariale del debito del Campidoglio; una scelta che oggi alcuni atti parlamentari definiscono “un errore, una scelta inadeguata e costosa”. La tesi è che nel 2008 il Comune di Roma fosse in una situazione molto migliore di quella che venne propagandata, e che la crisi del debito fosse stata causata solo da mancati pagamenti provenienti dalla Regione Lazio; ma su questo, ora, non è il caso di addentrarsi. Piuttosto, vale la pena ripercorrere le tappe del provvedimento che la Corte ha oggi dichiarato incostituzionale, e dunque chi sono i due protagonisti di un duello che si è trasferito oggi nelle sale del palazzo che guarda il Quirinale.

ALEMANNO, ORIANI, VARAZZANI – Dal 4 luglio 2008 , fino al 5 maggio 2010, il commissario straordinario al Debito di Roma fu lo stesso sindaco Gianni Alemanno; fino a che, nel 2010, in attuazione di un articolo della legge Finanziaria 2009, fu emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che nominò commissario straordinario del Debito un soggetto diverso dal sindaco. La scelta cadde su Domenico Oriani. Magistrato della Corte dei Conti con un’esperienza specifica nella gestione e nel controllo degli enti pubblici, è rimasto in carica per 5 mesi. Il motivo? Mai chiarito troppo bene: a suo dire, Oriani è stato sostituito “a mezzo stampa e per le vie brevi, in deplorevole violazione delle più elementari regole di correttezza istituzionale” da un esponente dal profilo più politico del suo, un esponente definito da tutti “tremontiano” – e d’altronde era proprio Giulio Tremonti il ministro dell’Economia all’epoca: Massimo Varazzani. Varazzani è stato consigliere proprio di Tremonti al ministero già nel 2001, viene da Banca d’Italia, è amministratore delegato di Fintecna, ex amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti, prima dirigente e poi vicepresidente dell’Enav “senza poteri”, poi anche in Fer-Servizi, società del gruppo Ferrovie dello Stato. Tanto bastò per definirlo “mister millepoltrone”, visti anche i suoi incarichi a Parma, città da cui arriva.

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“MOLTO PIU’ DIVERTENTE” – Nel 2012, comunque, è solo amministratore delegato di Fintecna e commissario al Debito, in seguito gli verrà assegnata anche la guida di Eur Spa. Intervistato da Report, disse che la sua situazione era “molto divertente” perché in questo modo si creavano “molte più sinergie”. Della sua defenestrazione,  Oriani sempre a Report dice che è un “esempio da scuola di orrore amministrativo”.

Sia come sia, da subito Oriani, dopo la sua defenestrazione, inizia ad inviare lettere al Ministero dell’Economia per lamentarsi della sua destituzione, ma non riceve risposte – lo hanno raccontato i Radicali con dovizia di particolari. Fa ricorso al Tar e lo vince, perché la nomina di Varazzani è definita “arbitraria” dal giudice amministrativo. Il governo a quel punto è costretto ad inserire il comma sulle “competenze acquisite in aziende private” nel Milleproroghe 2009, approvato a febbraio, e che è sostanzialmente un “ritratto di Varazzani”, che viene così nominato al posto di Oriani.

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PARLA LA CONSULTA – Oriani non si arrende e porta la questione fino alla massima giurisdizione dello Stato. Proprio questo provvedimento ora viene contestato dalla Corte Costituzionale, che l’ha dichiarato illegittimo per violazione del principio di parità di trattamento. Nel frattempo Varazzani ha potuto operare tutto questo tempo sulla base di un provvedimento ora divenuto illegittimo. Nel suo operare, il commissario straordinario al debito ha accumulato cariche e preso decisioni importanti e strategiche sul destino dei conti di Roma Capitale, trovandosi a gestire un debito approvato per legge nel 2010, complessivamente valutato a 22,4 miliardi di euro; il governo gli ha garantito, sempre nel 2010, l’apertura di una linea di credito stabile da 500 milioni di euro all’anno, che lui ha depositato in un consorzio di banche cassiere, le quali hanno offerto a Roma Capitale liquidità per 4 miliardi di Euro, di cui 2,5 da rimborsarsi in trent’anni. Insomma, a quello che appare, debito pagato con altro debito: un pasticcio in cui varrà la pena addentrarsi in seguito per scoprirne tutti gli anfratti esplorabili, e segnalare i tanti angoli in cui l’oscurità regna sovrana.

 

Photocredit : Report / Rai3

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