«Aldo Moro? Non avevo l’ordine di salvarlo»

Aldo Moro? Non avevo l’ordine di salvarlo”: a dirlo al pubblico ministero Luca Palamara della procura di Roma che è volato fino in Florida per ascoltarlo è Steve Pieczenik, psichiatra e consulente del governo americano e della Cia nel 1978, fama di grande negoziatore di ostaggi; inviato a Roma su richiesta di Francesco Cossiga per aiutare le istituzioni nella gestione del sequestro del segretario della Democrazia Cristiana, una decina di giorni dopo il sequestro del leader Dc e dell’assassinio della sua scorta.

ALDO MORO, LO PSICHIATRA AMERICANO – Lo psichiatra racconta che era appena riuscito a “negoziare la liberazione di moltissimi ostaggi arabi” e che “Cossiga chiese al segretario di Stato Cyrus Vance di poterlo avere”. Prima di partire per l’Italia, ovviamente, il governo americano diede degli ordini molto precisi allo psichiatra: la consegna non era quella di liberare ad ogni costo il segretario della Dc. “L’ordine era di aiutare l’Italia nelle trattative e di stabilizzare il Paese”, dice al Pm italiano in una deposizione riportata sul Corriere della Sera da Giovanni Bianconi; “in una situazione in cui il Paese è totalmente destabilizzato e si sta frantumando, quando ci sono attentati, procuratori e giudici uccisi, non ci possono essere trattative con organizzazioni terroristiche. Se cedi l’intero sistema andrà a pezzi”.

 

Il 19 marzo venne diffusa una fotografia di Aldo Moro, destinata ad entrare nella storia. Insieme alla foto il "comunicato n.1" delle BR: Moro sarà giudicato da "un tribunale del popolo"
Il 19 marzo venne diffusa una fotografia di Aldo Moro, destinata ad entrare nella storia. Insieme alla foto il “comunicato n.1” delle BR: Moro sarà giudicato da “un tribunale del popolo”

 

LO PSICHIATRA A ROMA – Lo psichiatra racconta di essere rimasto sostanzialmente senza alcuna protezione, con una Beretta consegnatagli direttamente da Cossiga, di aver alloggiato all’Hotel Excelsior, di aver lavorato prevalentemente nell’ufficio di Cossiga insieme ad uno “psichiatra italiano – probabilmente Franco Ferracuti, il criminologo iscritto alla P2 di Licio Gelli”. Il compito dell’americano era “valutare cosa era disponibile in termini di sicurezza, intelligence, attività di polizia e la sicurezza era: niente”. Nemmeno Cossiga sapeva nulla di “trattative con ostaggi”. A domanda diretta del procuratore italiano, lo psicologo risponde: “E’ vero che lo stato italiano ha lasciato morire il presidente Dc? No, è stata l’incompetenza dell’intero sistema. Nessuno era in grado di fare niente, né i politici, né i Pm, né l’antiterrorismo. Tutte le istituzioni erano insufficienti e assenti”.

LE BRIGATE ROSSE? “DILETTANTI” – Le Brigate Rosse avevano, a suo dire, una strategia “molto facile” che traspariva dai loro comunicati. Pieczenik voleva “costringerle a limitare le richieste in modo che avessero una sola cosa possibile da fare, rilasciare Aldo Moro”. Invece andò al contrario, ma lo psicologo era già rientrato in America dopo aver sponsorizzato “la linea della fermezza” sostenuta dal Pci. Quando seppe che le Br avevano ucciso Moro pensò che “fossero dei dilettanti, e avessero fatto davvero un grande sbaglio. La peggior cosa che un terrorista possa fare è uccidere il proprio ostaggio. Le Br uccidendo Aldo Moro hanno vinto la causa sbagliata e creato la loro autodistruzione”. Dopo essere tornato in Usa, lo psichiatra dice di non aver più seguito lo scenario italiano, d’altronde aveva ben altro da fare: “Sono stato impegnato nella caduta dell’Unione Sovietica, l’America e io abbiamo abbattuto l’Urss, portato la libertà in Cambogia, abbattuto il partito comunista Cinese e integrato l’Unione Europea”. Ma l’Italia non è cambiata, nel frattempo, “ha una crescita negativa e una disoccupazione elevata. Penso che abbiate”, dice, “un problema più grave di quello di Aldo Moro”.

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