Come è nata “Vita spericolata” di Vasco Rossi

Come Steve McQueen, una vita di quelle che non dormi mai. Vasco Rossi, reduce dai concerti sold out tra Milano e Roma, racconta a La Stampa come è nata la canzone “Una vita spericolata”.

«Nell’83 erano cinque anni che lavoravo ma senza casa, senza un disco. Facevo solo concerti, vivevamo on the road. Avevo tagliato i ponti con tutti, ero collassato in mezzo a un oceano, non vedevo la riva né da una parte né dall’altra. Avevo già scritto Albachiara, Siamo solo noi, Fegato spappolato. Il provocatore era già nato, sconsigliato da tutta la stampa, avvertivano che poteva trasmettere il virus della droga. Avevo colpito a Sanremo con Vado al Massimo nell’82, il patron Ravera che mi aveva voluto, mi aveva detto: “Devi farti vedere, torna come vuoi”».

L’ISOLA E QUELLA PIOGGIA – Nella lunga intervista a firma di Marinella Venegoni Vasco spiega la sua Via spericolata, una filosofia, nata in Sardegna durante una giornata di pioggia…

Un parto lungo, quello del testo?
«L’ho ascoltata per mesi, non mi veniva mai una cosa giusta. Poi un giorno che eravamo a suonare in Sardegna, si è messo a piovere. Sono salito in macchina e ho messo il nastro. E ho pensato: “Voglio una vita…”».

… Spericolata?
«Nel senso di vivere pericolosamente, alle Nietzsche che diceva: “Dall’esistenza la fecondità più grande e il diletto più grande è vivere pericolosamente. Costruite le vostre città sulle pendici del Vesuvio”».

guarda il video:

MCQUEEN NON SI TOCCA – «Una vita non garantita», spiega il rocker. Oggi paradossalmente molto simile a quella dei «giovani di adesso».
Come Steve McQueen: «Era il mito della mia generazione, nel film La grande fuga saltava i reticolati con la moto. Bello, dannato e spericolato. Steve McQueen sì, James Dean no. Con McQueen c’era solo il piacere, non le macerazioni di James Dean. Mi proposero di tradurre Vita spericolata in tedesco, e invece di McQueen ci misero Errol Flynn. Figurarsi, non diedi il permesso. Niente traduzione».

Ma quanto tempo ha lavorato, alla canzone?
«33 anni. Quelli che avevo quando l’ho scritta».

(copertina LaPresse)

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