Beppe Grillo, da Porto Cervo a Roma per risolvere la “grana Di Maio”

Beppe Grillo in vacanza a Porto Cervo spiega ai cronisti che scenderà a Roma. Non parla, non rilascia dichiarazioni ma assicura la sua presenza nella capitale per organizzare l’offensiva contro la riforma del Senato. Una opposizione che sarà però pacata. Come spiega Emanuele Buzzi sul Corriere:

Il leader del Movimento Cinque Stelle — intercettato sulla spiaggia di Porto Cervo — dribbla i cronisti e annuncia: «No, niente domande, non rispondo su nulla. Martedì o mercoledì sarò a Roma, vedremo…». Una presenza, la sua, reclamata dai parlamentari per dare sostegno alle iniziative dei pentastellati contro la riforma del Senato (probabilmente martedì, con un intervento —come rivelano alcune fonti — «sobrio, di contenuto perché non vogliamo una Camera alta di nominati»).

Non solo. La presenza del leader servirà a fare da collante dentro il Movimento, diviso sulle posizioni del vicepresidente alla Camera Luigi Di Maio. Il corto circuito sta tutto nell’ala ortodossa del Movimento.

grillo di maio

DIVISIONE DEI FEDELISSIMI – Non sono state apprezzate le «scelte calate dall’alto». In un certo senso le riunioni tra i gruppi avvenute la scorsa settimana sono servite a chiarire i perché della nuova linea. Direzione, quest’ultima, non digerita però dai fedelissimi. Sempre il Corriere spiega le due correnti interne all’ala pasdaran:

Da una parte ci sono gli ultra-ortodossi come Laura Castelli, Riccardo Nuti (che ieri ha sottolineato la decisione del M5S, sulla questione riforma del Senato, di adottare «una linea di opposizione durissima»), Giorgio Sorial e una parte del gruppo siciliano tutti inclini a quella modalità di comunicazione del «o noi o loro» e che mal digeriscono l’idea di un cambio di strategia, dall’altra quei fedelissimi «in sonno», esponenti anche di spicco, che accettano con qualche riserva e un po’ di pragmatismo l’evoluzione degli avvenimenti politici. A contribuire al mutamento degli equilibri anche i nuovi assetti del gruppo comunicazione (ieri a Milano per un summit alla Casaleggio associati), che hanno spazzato via le polemiche degli ultimi mesi (rumors indicano un ruolo sempre più di primo piano della consulente Silvia Virgulti).

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TONI MODERATI E PROF A 5 STELLE – E si cambia strategia. Come? Spingendo per un coinvolgimento maggiore degli intellettuali 5 stelle nelle manifestazioni e negli eventi e nominando nelle posizioni chiave di capogruppo a Madama e Montecitorio persone più “moderate” come Andrea Cecconi e Vito Petrocelli. Sempre Buzzi su il Corriere racconta un curioso aneddoto in merito…

Un anno fa, quando ci fu la spaccatura sul ballottaggio per la presidenza del Senato tra Renato Schifani e Pietro Grasso, Petrocelli dichiarò: «Io ho votato scheda bianca, ma sono contrario alle espulsioni», tutelando chi si era espresso in modo indipendente. Nel puzzle, complicatissimo a dire il vero, mancano gli outsider, come Simone Valente, molto attivo nell’assemblea dei deputati di inizio settimana. E i gruppi a connotazione regionale, come quello dell’Emilia-Romagna, molto coeso sul caso Pizzarotti, un po’ meno sulle posizioni di dialogo con i democratici. I dissidenti, invece — come Tommaso Currò —, hanno apprezzato l’apertura del tavolo, lamentandosi del metodo.

(Copertina Photo by Jacques Lange/Paris Match via Getty Images)

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