Un giubbotto Moncler? Difficile trovarlo su internet

Sequestrati 493 siti internet dove si acquistavano capi d’abbigliamento “contraffatti” dell’azienda. “Provvedimento abnorme” per l’avvocato Sarzana

Ricettazione, vendita di prodotti industriali con segni mendaci, introduzione e commercio di prodotti con segni falsi. Per questi reati “a carico di persone da identificare” il gip del tribunale di Padova, Lara Fortuna, su richiesta del pm Paola De Francesci, ha disposto il sequestro e l’oscuramento diretto di 493 siti internet, in seguito ad una denuncia della Moncler. Attraverso quegli indirizzi web era possibile – secondo la denuncia – acquistare giubbotti od altri capi d’abbigliamento. Dell’ordinanza del giudice, firmata il 29 settembre scorso, si è avuta notizia oggi.

LA SPIEGAZIONE – Spiega Daniele Minotti, avvocato specializzato in questioni telematiche: “Il provvedimento di sequestro preventivo è stato emesso per tre distinte ipotesi di reato: ricettazione (art. 648 c.p.), vendita di prodotti industriali con segni mendaci (517 c.p.), introduzione e commercio di prodotti con segni falsi (474 c.p.). In sostanza, ciò che è normalmente contestato agli ambulanti abusivi.  Il sequestro preventivo è regolato dall’art. 321 c.p.p. ed è una misura cautelare reale che ha lo scopo di impedire che la libera disponibilità di una cosa pertinente al reato possa aggravare o protrarre le conseguenze di esso ovvero agevolare la commissione di altri reati. L'”oscuramento”, pertanto, serve ad impedire i traffici di questi presunti “vucumprà virtuali“. C’è un però, nota Minotti:  “Questo “oscuramento”, come è noto, avviene in realtà con la collaborazione necessaria dei provider che, modificando alcune procedure di “instradamento” degli accessi telematici, rendono impossibile raggiungere determinati siti.  La nostra legislazione prevede espressamente due casi in cui è possibile procedere a tale oscuramento: pornografia minorile e azzardo online (qualora non sia autorizzato da AAMS).  Per gli altri casi, non esiste una regola ad hoc, ma la Cassazione, pronunciandosi in modo a mio parere non condivisibile sul noto caso relativo a The Pirate Bay, ha ammesso tale pratica come, appunto, sequestro preventivo in tema di diritto d’autore“.

UN PRECEDENTE – La scelta del giudice rappresenta quindi un precedente assoluto: “Non mi risulta, però, che questa applicazione della misura cautelare vi sia mai stata per asserite violazioni delle proprietà industriale come quella lamentata da Moncler, per giunta riguardante la commercializzazione di beni “materiali”, non “immateriali” semplicemente scaricabili da una qualche sito (ad esempio un file mop3). Si tratta, pertanto, di un caso ancor più discutibile“. E c’è un’altra anomalia: “Il provvedimento fa soltanto un fugace riferimento alla vendita di prodotto contraffatti, mentre sembra proprio rivolto ad impedire il raggiungimento di siti che nel nome di dominio riportano in qualche modo il marchio “Moncler”, di fatto sostituendosi, in modo molto discutibile, la tutela, civile e non penale, dei nomi di dominio apprestata dal codice della proprietà industriale“.

IL SITO DI MONCLER – L’azione di Moncler fa parte di un’ampia strategia dell’azienda volta a combattere la contraffazione. Sul sito dell’azienda è presente una sezione apposita che distingue tra siti web “recuperati” e “non autorizzati”. Spiega la Moncler:

Ma è sul web che si sta incentrando ora l’attenzione e, da ottobre 2010, Moncler ha per prima adottato il servizio e-Commerce Controller, un’estensione del servizio Certilogo specificamente pensata per prevenire l’acquisto inconsapevole di falsi su internet. Gli inserzionisti sui portali di vendita on line potranno dimostrare di essere in possesso di un capo autentico utilizzando una versione ad hoc del servizio di autenticazione ed ottenere uno speciale button da inserire nel proprio annuncio/asta. A loro volta i consumatori, cliccando sul button, saranno sensibilizzati, una volta ricevuto il capo a casa propria, a verificarne l’originalità. Cosi facendo, si rende evidente la differenza tra annunci dei capi contraffatti e annunci relativi a capi autentici. Naturalmente, questo servizio, determinerà una drastica riduzione dell’acquisto inconsapevole dei falsi on-line.

Moncler svolge un controllo capillare su tutto il territorio nazionale e a livello doganale in diversi paesi della comunità europea, paesi asiatici e nelgi Usa, sempre fianco a fianco con le forze dell’ordine. Posto che la vendita al consumatore finale di capi Moncler è autorizzata esclusivamente nelle boutique della Maison e in una ristretta cerchia di negozi esclusivi selezionati uno ad uno, è fondamentale arginare l’immissione sul mercato di imitazioni. E grazie alle attività di costante presidio e monitoraggio e all’uso dell’Intelligence prodotta dal sistema Certilogo è stato possibile conseguire con crescente successo nell’attività di contrasto che ha portato al sequestro di migliaia di capi contraffatti in decine di differenti attività investigative condotte dall’azienda nel corso degli ultimi 12 mesi.

LA LISTA – La Moncler pubblica una lista di siti “recuperati”, e ne spiega la definizione: “i siti pubblicati in questa lista erano dediti alla vendita di prodotti contraffatti e a seguito di procedimenti legali contro i titolari i domini sono stati trasferiti alla Moncler”. Alcuni nomi:

WWW.UKMONCLER.COM

WWW.EMONCLER.COM
WWW.NEWMONCLERSALE.COM
WWW.MONCLERS2011.COM
WWW.NEWMONCLERSJACKET.COM
WWW.CHEAP-MONCLER-SHOP.INFO
WWW.DOUDOUNEMONCLERFR.INFO
WWW.MONCLER-DOME.INFO
WWW.MONCLERIT.INFO

Poi c’è la lista dei siti web non autorizzati, che si divide in siti illeciti e siti sotto verifica. Tra i primi ci sono:

WWW.MONCLERJACKAOUTLET.INFO
WWW.MONCLERDOUDOUNEPARIS.INFO
WWW.MONCLER-ABBIGLIAMENTO.COM
WWW.WHOLESALE-MONCLERS.NET
WWW.WHERETOBUYMONCLER.COM
WWW.MONCLERWINTER2011.COM
WWW.MONCLERVESTFORMEN.NET
WWW.MONCLERTIBET.NET
WWW.MONCLERSUSA.NET
WWW.MONCLERSUK.NET

“Una mossa decisamente controproducente perché non è certo difficile, con gli opportuni accorgimenti tecnici, aggirare gli ostacoli posti dai provider su ordine della magistratura e, quindi, procedere tranquillamente agli acquisti di merce”, commenta ancora Minotti.

ASSOPROVIDER CONTESTA – L’avvocato Fulvio Sarzana di Sant’Ippolito, esperto di diritto penale dell’informatica e legale dell’associazione Assoprovider della Confcommercio, ha spiegato: “E’ la prima volta che viene disposto in Italia un sequestro di siti internet di questa portata per ipotesi di violazioni di marchio senza tenere in considerazione il fatto che la maggior parte dei siti risiede presso provider stranieri che ovviamente potrebbero eseguire il provvedimento solo in presenza di rogatorie internazionali ed  la prima volta che tale provvedimento viene adottato non per reati legati al diritto d’autore, ma per le diverse ipotesi di violazione del marchio”.

PROVVEDIMENTO ABNORME – Il penalista ha poi aggiunto: “Il provvedimento del giudice appare abnorme”. E “la richiesta giunta ai provider italiani in ordine alla ricerca attiva delle centinaia di siti internet da oscurare contrasta contro l’elementare principio in base al quale i provider non possono essere considerati a tutti gli effetti gli sceriffi della rete”.

PRODOTTI CONTRAFFATTI – Nel provvedimento di sequestro preventivo il gip sottolinea: “Ritenuto che vi è fondato pericolo che la libera accessibilità dei siti internet individuati e asseritamente utilizzati per la vendita di prodotti contraffatti relativi ai marchi di cui è titolare la società ‘Moncler’ aggravi le conseguenze dei reati e consente la reiterazione della indebita vendita di tali prodotti contraffatti, con conseguente incremento dei già ingenti danni, sia di natura patrimoniale che di immagine, derivati alla denunciante”. (TMNEWS integrata)

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