Ior, inizia la fase due di Papa Francesco

Ior, parla il nuovo presidente della Banca del Vaticano: “Inizia la fase due”, dice Jean-Baptiste de Franssu, il finanziere francofono che ha assunto da ieri la guida dell’Istituto di Opere Religiose, intervistato dalla Radio Vaticana. Il direttore della banca nella Città Leonina spiega come si muoverà d’ora in poi la finanza vaticana, confermando in massima parte quanto già apparso sulle stampe questa mattina.

IOR, FASE DUE – De Franssu inizia ringraziando ampiamente il suo predecessore, Ernst von Freyberg. Lungi da qualsiasi retroscenismo sulla loro staffetta – il motivo, a detta dei più, risiede nel fatto che il finanziere tedesco non si è mai trovato bene a Roma, a contatto con l’ambiente di curia – il successore parla di una vera e propria continuità fra lui e Freyberg: “C’è stata la fase uno, che riguardava la tolleranza zero, più trasparenza, più accountability – e ora passiamo alla fase 2, dove faremo evolvere la natura dei servizi che forniamo ai clienti dello Ior, per rinforzare la nostra abilità di servire questi clienti, e per far sì che abbiano accesso ai migliori prodotti possibili”.

 

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LO IOR CAMBIERA’ COSI’ – Il cambiamento del Dna dello Ior è oggi su tutti i giornali italiani. A salire sono le quotazioni dei prelati anglofoni: americani, australiani, inglesi e persino maltesi prenderanno il posto degli italiani, più nello specifico dei genovesi come il cardinale Tarcisio Bertone. Il nuovo uomo forte è il segretario per l’Economia vaticano, George Pell, che avocherà a sé una serie di competenze molto importanti: lo Ior tornerà al suo ruolo originario, sarà una piccola banca che finanzierà, appunto, le opere religiose, gli ordini del clero e dei religiosi, che pagherà gli stipendi dei dipendenti del vaticano e gli emolumenti della gerarchia della Santa Sede. Niente più ardite operazioni finanziarie, niente più arzigogolati e chiacchierati finanziamenti sui quali la procura sta cercando di vedere chiaro. L’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica diventerà la tesoreria centrale del Vaticano, ma non gestirà più il patrimonio immobiliare, mentre il portafoglio titoli sarà affidato ad un ente autonomo, il Vatican Asset Management. In sostanza, tutto ciò che è moneta dentro le mura leonine dovrà passare dall’esame e dal timbro di George Pell.

 

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VIA GLI ITALIANI, DENTRO GLI STRANIERI – Il cardinale australiano, amato da Bergoglio perché spietatamente decisionista, lo è davvero: “Le accuse al cardinale Tarcisio Bertone relativamente alle finanze vaticane saranno considerate seriamente ed efficientemente, e appropriatamente, dalle autorità competenti”. Nessuna contestualizzazione, nessuna scriminante riguardo all’affare Lux Vide, mediante il quale Tarcisio Bertone avrebbe girato 15 milioni di euro alla società di produzione televisiva del sodale Franco Bernabé. Il comitato di vigilanza e il consiglio di amministrazione dello Ior non parlano più italiano: d’altronde, dice Pell, il Vaticano parla con la Chiesa Cattolica Universale, non certo con il Vicariato di Roma.

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