Al servizio segreto di sua maestà la Rai

06/10/2011 di Dario Ferri

Luciano Campoli, ex 007, assunto a viale Mazzini da Lorenza Lei

Un contrattone a tempo determinato come responsabile della sicurezza, per un importo di 200mila euro l’anno, firmato il primo di agosto quando i corridoi degli uffici sono vuoti. Lui si chiama Luciano Campoli e nel curriculum vanta mestieri che fanno di lui l’uomo giusto al posto giusto: è un sottotenente di Sismi e Aise, un ex agente segreto. Scrive il Fatto Quotidiano in un articolo di Carlo Tecce:

Il mandato è legato al direttore generale: cade Lei, cade lui. Lorenza Lei ordina di liberare un ufficio al settimo piano, l’attico di viale Mazzini che ospita la squadra di comando: l’intero Consiglio di amministrazione, un po’ di centro, un po’ di sinistra, molto di destra. Anche fisicamente, Campoli ha una posizione di controllo, osservatore discreto, quasi trasparente. Nessuno conosce quel signore gentile, smilzo, magro, ancora giovane. Perché Luciano Campoli è un ex agente segreto, un uomo dei servizi, un sottotenente di Sismi e Aise. Che lavoro fa una spia per Lorenza Lei? In audizione a San Macuto, in commissione di Vigilanza, il direttore generale ha parlato fin troppo: “Ho assunto Campoli (la prima notizia uscì sul Fatto, ndr). In Rai ci sono molti problemi di sicurezza”. I parlamentari, però, ignorano la carriera di Campoli, e ringraziano la Lei per la cortese risposta. Poi in viale Mazzini circolano incontrollabili indiscrezioni: Campoli è un collaboratore di Ignazio La Russa, al ministero era il ponte con i servizi segreti. Le nostri fonti rivelano che persino il presidente Paolo Garimberti – che adesso fa un passo indietro – sia preoccupato per il ruolo di Campoli.

Quel che manca al vociare di viale Mazzini è l’ultimo e fondamentale tassello:

L’ex maresciallo dei Carabinieri, dislocato a Frosinone, è un ex 007. La direzione generale conferma: “Nulla di strano. È in pensione. L’abbiamo preso per le sue competenze. Dovrà stilare un piano sicurezza”. Il cinquantenne Campoli ha iniziato con il grado più basso al Sismi, il controspionaggio estero, ora chiamato Aise. Era nel gruppo di Marco Mancini, il numero due del Sismi, mentre il generale Niccolò Pollari dirigeva la struttura. Mancini e Pollari sono coinvolti nel processo sul sequestro di Abu Omar. Nei lunghi anni senza identità, Campoli stringe amicizia con Roberto Petri, ex capo di segreteria del ministro Ignazio La Russa, e dunque l’anonimo dipendente di Palazzo Chigi viene trasferito al ministero per la Difesa (come la copia di un bigliettino può testimoniare). Conquista una laurea, segue La Russa nei suoi viaggi, persino nei dibattiti televisivi, a volte rientra nelle inquadrature di Ballarò. Dicono sia l’autista del ministro, mica un semplice c hauffeur. A maggio Petri lascia il ministero per una poltrona nel Cda di Eni, anche Campoli decide di cambiare aria. Nel frattempo, sfrattato Mauro Masi, il governo indica Lorenza Lei al Cda. Una donna cocciuta e intelligente, amata in Vaticano, vicina all’Opus Dei. L’ex addetta al marketing di Valentino vince lì dove Masi perdeva: fuori Serena Dandini, fuori Michele Santoro. Non bastano quei vetri scuri di viale Mazzini per schermare un’azienda che fattura 3 miliardi di euro, il direttore generale convoca Luciano Campoli.

Quando il Fatto scrive di 200 mila euro a quel signore mai visto e mai sentito, la Lei ordina un’inchiesta interna per scovare, e semmai punire, l’informatore:

Campoli è operativo dal primo agosto, riceve gente selezionata, chiacchiera spesso con Carlo Nardello. Con la scomparsa di Rai Trade, Nardello è un disoccupato profumatamente pagato, aspetta la nomina al Personale, lì dove transitano contratti e dati personali dei 13 mila dipendenti. Quando parlava al telefono con la vice Deborah Bergamini, durante le Regionali 2005, il direttore marketing sbraitava per un’intervista a papa Giovanni Paolo II di Enzo Biagi o per un programma che poteva fermare la macchina di propaganda di Silvio Berlusconi. In quei giorni la fusione Rai-Mediaset era completa, i palinsesti erano concertati, nacque così l’alleanza Raiset, ancora viva e vegeta. Con l’avvento di Campoli l’interrogazione parlamentare di Maurizio Turco diventa più pesante. Il deputato dei Radicali nel 2007 chiese esplicitamente: in Rai ci sono i servizi segreti? L’anno scorso, per mezzo del ministro Elio Vito, il governo comunicò: “Esiste un punto di controllo Nato-Europa Occidentale in ambito Rai che verifica e attua delle misure per tutelare le informazioni classificate”. Nel punto di controllo forse c’erano dei giornalisti, di certo c’è gente con certificato Nos (nulla osta di sicurezza, tipico degli 007). C’è gente che vigila su notizie “vitali per l’integrità dello Stato”.

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