Tutti gli insulti che che ha subito Rosi Mauro

Strega nera, terrona, traditrice. Rosi Mauro gli insulti se li è beccati tutti. Da parte di amici, da parte di nemici, da parte dei suoi elettori. Bene: Rosi Mauro non ha rubato nulla. La procura di Milano ha archiviato tutte le accuse formulate contro di lei.

Vicepresidente del Senato fino al 2013, nel cerchio magico di Bossi, infine non fu ricandidata dai nuovi vertici del partito, ora sotto la guida di Matteo Salvini e Roberto Maroni. Mauro non è coinvolta nella vicenda della gestione dei fondi della Lega mentre invece è stato chiesto il processo per Umberto Bossi, i suoi due figli Riccardo e Renzo e altre sei persone. Le accuse, per la famiglia Bossi, a vario titolo sono appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato per circa 40 milioni. Ma in questa vicenda la “mora” del Senatur non c’entra nulla.

 

Calderoli, Mauro, Bossi  (AP Photo/Giuseppe Aresu)
Calderoli, Mauro, Bossi
(AP Photo/Giuseppe Aresu)

 

ROSI MAURO E TUTTI GLI INSULTI – Le voltarono le spalle tutti. Rosi la “badante” che si approfittava del povero Bossi, Rosi e i diamanti, Rosi e il suo presunto amante: il caposcorta cantante. Con una “delicatezza” tipicamente padana il nuovo che avanzava, Bobo Maroni, si prese gioco di lei nell’aprile 2012. «Oddio!! – scriveva Maroni su Facebook – non trovo l’imperdibile “Kooly Noody”. Ho solo brani minori (tipo Giuseppe Verdi e Wilson Pickett). Dove trovo il capolavoro? Aiutatemi please…», ironizzava l’attuale segretario chiosando sulla hit on line del caposcorta di Rosi. Ai commenti dei leghisti che sotto invitavano l’ex ministro dell’Interno a tacere lui replicava così: «Risposta al post di Luciano Soffiato che chiede ai leghisti di fare silenzio sulla merda che sta imbrattando la Lega, minacciando espulsioni: “Vanno espulsi quelli che hanno usato i soldi della Lega (e quindi dei militanti) per fini personali. Ma di cosa stiamo parlando? Il silenzio omertoso è un codice mafioso, apriamo le finestre e diamo voce ai militanti. Pulizia Pulizia Pulizia!!!».

 

 

ROSI E I CORI DELLE SCOPE – Non era l’unico a sbagliarsi sul suo conto. Ma le scope arrivarono comunque dettando una nuova stagione della Lega. Il passaggio del testimone tra i vertici del partito avvenne senza pietà alcuna. Come quella dell’accoglienza a Varese, al Teatro Apollonio, in un gelido gennaio 2012. Si tentò di sancire la pace tra le parti: invano. Quando il Senatùr e Roberto Calderoli abbandonarono il ristorante i militanti leghisti si scatenarono. Nel video, pubblicato al tempo dal sito Lettera 43, si dedicava spazio anche a Mauro. «Rosy p…, lo hai fatto per la grana», gridava la folla leghista.

 

 

SALVINI CONTRO ROSI MAURO – La rabbia era la stessa del cartello che apparve per qualche minuto fuori da via Bellerio: «Belsito, Mauro, Woodcock: tre nomi, stessa m… Fuori dalla Lega i traditori». Lo stesso animo che alimentò la “Notte”, quella delle scope. Per l’occasione un roboante Matteo Salvini annunciò la nuova Lega senza lei. «Le Rosi Mauro della situazione devono capire quando è il momento di andare oppure glielo facciamo capire noi», tuonava. «Qui si respira l’aria delle grandi occasioni, il riscatto della Lega comincia oggi. Rosi Mauro e quelli come lei devono avere la dignità di capire quando è il momento di farsi da parte, altrimenti glielo faremo capire noi. In questa sala si raccolgono le persone che non prendono soldi dalla Lega ma li danno». E ancora: «Pretendono comportamenti puliti e trasparenti, e vogliono che chi si comporta in un altro modo se ne vada. La Padania – ribadì al tempo baldanzoso – si farà anche senza Rosi Mauro».

 

 

LA DIFESA DI ROSI MAURO – Eppure Rosi i soldi li dava: alla Lega. Già lo scorso novembre i pm milanesi chiesero l’archiviazione della ex vicepresidente del Senato dall’accusa principale: i fondi del partito materialmente ricevuti fino al 2011. Come finì la storia? Nessun diamante. Furono destinati al “Sindacato padano” (Sinpa), da lei fondato e gestito. Niente di personale insomma: soldi del partito in una associazione sindacale collegata al partito. Tutti contro Rosi Mauro mentre lei (come fece nel salotto di Vespa) continuava a smentire e difendersi fino all’ultimo. Solo Maurizio Gasparri non partecipò alla carneficina: «Tirare conclusioni affrettate sarebbe un grande errore, ed è un errore che non vorrei fare». Eppure, a dispetto della presunzione di innocenza, i titoli dei giornali hanno fantasticato e lucrato sulla oscura salentina del Nord. Sbagliando. E oggi senza neanche chieder scusa.

(Foto copertina Roberto Monaldo / LaPresse)

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