Come il nazionalismo scuote le fondamenta dell’Europa

29/05/2014 di Andrea Mollica

Le ultime elezioni europee sono state l’ultima manifestazione della rinascita del nazionalismo che minaccia di scuotere le fondamenta della convivenza civile continentale. Una tendenza ormai diffusa in larghe parti del pianeta, che ricorda secondo il Wall Street Journal le pulsioni degli anni trenta, anche se gli effetti non saranno, si spera, gli stessi.

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IL SUCCESSO DEL NAZIONALISMO – Il quotidiano finanziario Wall Street Journal dedica un’analisi alla ripresa dei movimenti nazionalisti, che ha ricevuto una clamorosa conferma con il netto successo dei partiti populisti nelle maggiori nazioni europee, Francia e Gran Bretagna. Il Wsj rimarca come nello scorso decennio la minaccia maggiore ai rapporti tra gli Stati era il terrorismo internazionale, mentre ora i problemi più rilevanti potrebbero scaturire dalla sempre maggior presa dei movimenti nazionalisti. Un dato confermato alle scorse elezioni europee, caratterizzate dalla forte crescita dei partiti euroscettici. Il successo più clamoroso è stato il 25% conquistato dal Front National, che ha portato la formazione di Marine Le Pen al primo posto nelle preferenze dei francesi. Il Wall Street Journal rimarca però come il nazionalismo, l’idea che la propria nazione o il proprio gruppo etnico sia superiore e vada di conseguenza tutelato dagli altri, sia uscito rafforzato anche in altri paesi. In Grecia, Danimarca e Gran Bretagna formazioni populisti o chiaramente di estrema destra hanno raccolto molte preferenze, così da mettere in discussione gli sforzi degli scorsi decenni per una maggiore integrazione europea.

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L’EUROPA E IL NAZIONALISMO – Robert Hormats, ex sottosegretario al Dipartimento di Stato degli Usa in materia di Economia, Energia e Ambiente, rimarca come in Europa si siano rafforzati in modo rilevante i partiti nazionalisti e populisti, e come alcuni di essi siano particolarmente estremi. Secondo Hormats il boom nazionalista in Europa sarebbe un risultato dell’alta disoccupazione, delle tendenze contrarie alla globalizzazione, l’ostilità contro l’immigrazione e la rabbia contro le regole dell’UE che sembrano minacciare l’indipendenza nazionale. Il Wsj rimarca come la rinascita dei movimenti nazionalisti in Europa ricordi ad alcuni osservatori le forze che poi determinarono la II guerra mondiale. In realtà, la minaccia nazionalista è ben più forte in altre parti del Vecchio Continente. L’esempio più lampante è la Russia di Putin, che durante la crisi ucraina ha sottolineato il suo compito di tutelare i russofoni negli altri paesi dell’Est Europa. Una posizione che potrebbe creare significativi problemi coi paesi baltici, ma che ha riscosso un significativo consenso nella popolazione russa.

IL NAZIONALISMO E LA GLOBALIZZAZIONE – Il quotidiano finanziario rimarca come le tendenze nazionaliste non si fermino al Vecchio Continente, comprendendo così anche la Russia, ma come simili pulsioni siano forti anche in Asia, come mostra il militarismo del governo Abe, oppure, in forma più temperata, il populismo anti globalizzazione del Tea Party. Secondo il Wall Street Journal le cause profonde di questa rinascita nazionalista sono da una parte la naturale reazione ad un’economia sempre più globalizzata, dall’altra dalla ricerca del capro espiatorio per una crisi iniziata nel 2007 e ancora non superata. I governi attuali e le istituzioni sono spesso considerate come deboli ed incapaci nella difesa dei cittadini. L’insoddisfazione si rafforza, e più elettori seguono i politici che promettono di difenderli dai diversi. Le conseguenze rispetto al passato appaiono assai meno catastrofiche, anche se non insignificanti. Secondo il Wsj l’area di libero scambio tra Usa e Ue potrebbe essere una delle prime vittime di questo significativo rafforzamento di movimenti che chiedono di elevare muri che separino i popoli.

Photocredit: (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert, Jacques Brinon)

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