La bufera Ubi Banca: dai patti parasociali alla truffa

Quindici indagati, venti perquisizioni e due filoni ai quali lavora il pm Fabio Pelosi della procura di Bergamo. Sono questi i numeri dell’inchiesta giudiziaria che ieri ha travolto i vertici di Ubi Banca, Unione di Banche Italiane, istituto di credito nato nell’aprile 2007 per incorporazione fra Bpu e Banca Lombarda, e che vede coinvolti tra gli altri anche Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo e membro del comitato esecutivo dell’Associazione delle Banche Italiane, e Giampiero Pesenti, presidente di Italcementi.

 

ubi banca 2

 

LE IPOTESI DI REATO – La procura, dunque, come spiegano Fabrizio Massaro e Giuliana Ubbiali sul Corriere della Sera, cerca di fare chiarezza sull’ipotesi di ostacolo alla vigilanza, patti parasociali non comunicati alla Consob e alla Banca d’Italia per manovrare le nomine degli organi societari, dei comitati interni e delle società controllate. Insomma, si sospetta un vero e proprio «patto per controllare Ubi Banca». Un secondo filone d’inchiesta, invece, riguarda l’ipotesi di riciclaggio e truffa, la presunta cessione sottocosto di beni di Ubi Leasing a persone vicine ai vertici della banca, come una barca dal valore di mercato di circa 10 milioni di euro rivenduta per 3,5 milioni ed alcuni automezzi.

GLI INDAGATI – Nel primo filone risultano indagati Emilio Zanetti, ex presidente del Consiglio di gestione di Ubi ed ex presidente di Amici di Ubi Banca, Andrea Moltrasio, presidente del consiglio di sorveglianza dell’istituto di credito, Mario Vera, vicepresidente vicario dello stesso consiglio, Franco Polotti, presidente del consiglio di gestione di Ubi, Bazoli, e Victor Massiah, consigliere delegato di gestione di Ubi, mentre Italo Lucchini, componente del consiglio di sorveglianzadi Ubi e del cda di Italcementi, è invece indagato per le operazioni in conflitto di interessi con la banca. Per le compravendite sottocosto di Ubi Leasing, invece, sono finiti nel registro degli indagati Silvia Lucchini, figlia di Italo, presidente della società Tuscany Charter, Pesenti, Giampiero Bertoli, ex ad di Ubi Leasing, Guido Cominotti, ex responsabile del recupero e vendita di beni Ubi Leasing, Alessandro Maggi, vicedirettore generale vicario di Ubi Leasing, Michele Di Leo, amministratore unico di Cm Air Craft, Marco Diana, consigliere delegato della società Marina di Verbella, e infine Alessandro Miele, titolare di uno studio navale.

GLI ESPOSTI – L’inchiesta sarebbe partita da alcuni esposti, alcuni dei quali sottoscritti da due parlamentari. A denunciare la gestione anomala di Ubi sarebbe stato innanzitutto l’ex deputato eletto tra le fila del Pdl Giorgio Jannone. In seguito sono poi arrivati gli esposti di Elio Lannutti, presidente di Adusbef, senatore dell’Idv nella scorsa legislatura, e di Andrea Resti, uno dei cinque consiglieri di sorveglianza, spina nel fianco dei vertici della banca. Tra le carte dei magistrati spunta il coinvolgimento di Bazoli in incontri con i vertici di Ubi, nonostante il manager fosse da due anni lontano dai vertici dell’istituo di credito. Si sopetta della sua partecipazione, ad esempio, ad un incontro con Poletti e Cera in un periodo caldo per la modifica dello statuto di Ubi e il rinnovo delle cariche nelle società controllate.

LA DIFESA – Ovviamente i legali degli indagati respingono le accuse. Qualcuno – lo riporta Armando Di Landro sul Corriere della Sera – tra gli indagati decidere di rispondere alle domande dei giornalisti e minimizzare. Si parla soprattutto di atto dovuto della magistratura, di vicende già chiarite. I difensori di Bazoli, ad esempio, replicano seccamente alle accuse sui patti occulti: «Il professore è interessato dall’indagine in corso eslusivamente come presidente di un’associazione di Ubi Banca, non come presidente del consiglio di Intesa San Paolo». Gli avvocati si riferiscono all’associazione Banca lombarda e piemontese, anima bresciana dell’istituto di credito insieme all’associazione Amici di Ubi. «L’indagine – dicono – ha per oggetto presunti patti parasociali che non sarebbero stati comunicati alle competenti autorità. Si precisa che gli accordi che hanno dato vita a Ubi, dal cui consiglio di sorveglianza il professor Bazoli è peraltro uscito da oltre due anni, così come tutti i successivi, sono stati recepiti negli statuti e in atti ufficiali debitamente comunicati». Il presidente del consiglio di sorveglianza di Ubi Moltrasio, intanto, in una lettera inviata ai suoi dipendenti ha parlato delle perquisizioni come di una «procedura conseguente alla presentazione di due esposti già noti dal 2012». «In relazione peraltro ai fatti oggetto degli esposti, il gruppo ha già fornito a suo tempo varie risposte e chiarimenti ai competenti organi di vigilanza», ha affermato. Minimizza anche Zanetti: ««Ho appreso – dice – la notizia dell’inchiesta dai telegiornali e non mi sono sorpreso. Credo sia un atto dovuto da parte della magistratura, in seguito agli esposti presentati già da tempo». Sulla sua stessa linea anche Massiah: «Siamo molto rilassati, fiduciosi, è una vecchia storia rispolverata non so per quali ragioni».

Share this article