Il Papa su divorziati e coppie di fatto: «Chi siamo per chiudere le porte a Dio?»

I vescovi, i sacerdoti e i cristiani tutti non possono porre impedimenti a Dio, sbarrando le porte allo spirito o chiudendo la porta in faccia a qualcuno. È il messaggio diffuso stamane da Papa Francrsco nel corso della messa a Santa Marta e riportato da agenzie di stampa e Radio Vaticana. Il Pontefice nella sua omelia ha fatto riferimento in particolare alla questioni aperte dell’ammissione ai sacramenti dei divorziati risposati e di un diverso approccio pastorale alle coppie di fatto, sulle quali ha chiesto ai vescovi di esprimersi nei prossimi due Sinodi.

 

Papa Francesco incontra i bambini del Dispensario S. Marta

 

L’ESEMPIO DEL PONTEFICE – Per porre le questioni Francesco ha innanzitutto fatto un esempio paradossale citando gli extraterresti, per ricordare la ‘crisi interna’ della Chiesa antica, quando si pose il problema di battezzare i gentili, ovvero coloro che chiedevano di diventare cristiani senza essere stati ebrei o circoncisi.  «Se domani – ha detto il Papa – venisse una spedizione di marziani, per esempio, e alcuni di loro venissero da noi, ecco… marziani, no? Verdi, con quel naso lungo e le orecchie grandi, come vengono dipinti dai bambini … E uno dicesse: ‘Ma, io voglio il Battesimo!’. Cosa accadrebbe?».

IL VECCHIO E COMPRENSIBILE SMARRIMENTO – Come è noto quella volta passò, con non poche difficoltà e opposizioni, la linea di San Paolo, il quale apriva anche a loro, ai gentili, ma, ha spiegato il Papa nell’omelia, davanti ad una situazione nuova è comprensibile un certo smarrimento. «Era una cosa che non si poteva pensare quella». «Lo Spirito – ha poi aggiunto il Pontefice – soffia dove vuole, ma una della tentazioni più ricorrenti di chi ha fede è di sbarrargli la strada e di pilotarlo in una direzione piuttosto che un’altra». Si tratta – ha osservato Francesco – di «una tentazione non estranea nemmeno agli albori della Chiesa, come dimostra l’esperienza che vive Simon Pietro nel brano degli Atti degli Apostoli proposto dalla liturgia di oggi: una comunità di pagani accoglie l’annuncio del Vangelo e Pietro è testimone oculare della discesa dello Spirito Santo su di loro, ma prima esita ad avere contatti con ciò che aveva sempre ritenuto ‘impuro’ e poi subisce dure critiche dai cristiani di Gerusalemme, scandalizzati dal fatto che il loro capo avesse mangiato con dei ‘non circoncisi’ e li avesse persino battezzati».

LA QUESTIONE DEI DIVORZIATI E DELLE COPPIE DI FATTO – San Pietro –  ha inoltre ricordato il Papa – «comprende l’errore quando una visione gli illumina una verità fondamentale: ciò che è stato purificato da Dio non può essere chiamato ‘profano’ da nessuno. E nel narrare questi fatti alla folla che lo critica, l’Apostolo rasserena tutti con questa affermazione: ‘Se dunque Dio ha dato loro lo stesso dono che ha dato a noi, per avere creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?’». Su quella stessa linea sembra quindi volersi porre oggi Francesco che, dopo aver fatto diffondere un questionario all’intera Chiesa Cattolica, ha chiesto ai vescovi di esprimersi nei prossimi due Sinodi sul problema dell’ammissione ai sacramenti dei divorziati risposati e di un diverso approccio pastorale alle coppie di fatto. «Quando il Signore ci fa vedere la strada, chi siamo noi per dire: ‘No Signore, non è prudente! No, facciamo così’?», si è chiesto il Papa. «Pietro in quella prima diocesi – ha poi concluso – prende questa decisione: ‘Chi sono io per porre impedimenti?’. Una bella parola per i vescovi, per i sacerdoti e anche per i cristiani. Ma chi siamo noi per chiudere porte?».

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