«La mia nuova vita da frontaliera del sesso»

Da impiegata guadagnava soltanto mille euro al mese, adesso il suo stipendio è superiore a quello di un magistrato.  Una nuova vita creata in Svizzera, da «frontaliera del sesso»: come ha raccontato il Corriere della Sera, la storia di Stella (nome di fantasia) è simile a quella di molte altre italiane. I genitori la credono estetista, ma lei preferisce fare la spola tra il confine italiano e quello elvetico per lavorare come escort. Niente sfruttamento, né si tratta di una scelta dettata dal bisogno, ha precisato sul Corriere della Sera. Soltanto una questione economica: «Ho iniziato perché ero affascinata dai guadagni facili. Ho un bell’aspetto, non ho pudicizia o remore morali. Ero affamata di denaro», si legge nell’articolo di Chiara Maffioletti.

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“STELLA”, LA FRONTALIERA DEL SESSO –  Sei giorni passati in Svizzera, uno in Italia. Vivere con mille euro al mese? Una vita di stenti, senza prospettive. Così, la decisione di varcare il confine per lavorare come «frontaliera del sesso» :

«Parla della sua come di «un’attitudine» e a fargliela realizzare «è stato un uomo, molto più grande di me, che ho frequentato quando avevo 20 anni. Una volta, senza un perché, mi ha pagata. Da lì ho capito che potevo guadagnare con qualcosa che mi piaceva e ho cominciato a lavorare sporadicamente come escort», si legge sul Corriere della Sera.

Per la precisione, ha raccontato di possedere un appartamento, dove lavora come massaggiatrice: «Significa che scelgo io con chi arrivare fino in fondo. Qui mi sento tutelata: pago le tasse, la burocrazia non è lenta e sibillina come da noi, le cose funzionano e quando chiedi un permesso, che ti serva per lavorare come cameriera o come prostituta, per loro non fa nessuna differenza». Ma non solo: secondo lei, non c’è spazio per i giudizi morali in Svizzera. Anzi, c’è piena protezione da parte delle forze dell’ordine. Anche perché la polizia conosce dove esercita, con controlli regolari. «Ogni tanto penso alle ragazze che in Italia lavorano per strada: se una di loro sparisce chi se ne accorge?», ha replicato. Non sembra per Stella un lavoro a tempo: «Preferisco vivere alla giornata».

«IL MIO CORPO È LA MIA AZIENDA» – Di certo, rispetto ai precari che in Italia fanno fatica ad arrivare a fine mese, lei ha scelto un’altra strada. Tanto da parlare del proprio corpo come fosse – ha spiegato, ndr – un’«azienda» e precisare di avere un «ego spropositato» .  Senza preoccuparsi di chi parla di “svilimento”. Quello, Stella lo lega alla vita passata:

«Vivevo come uno zombie, sbuffando a ogni carta che dovevo compilare, senza sbocchi e di certo senza potermi comprare un paio di scarpe di Chanel».

Il soldi, con la nuova vita da escort, non sono più un problema. In Svizzera, viene stimato come un tariffario sia di ottanta euro per mezz’ora di prestazione, con stipendi oltre 5mila euro al mese. Stella supera i 10mila. Ritiene di avere “potere”, e, ribaltando la prospettiva, di sfruttare i clienti, per il proprio vantaggio personale: «Se c’è uno sfruttato, quello è il cliente. Deve pagare per avere l’illusione di stare con me. Io gli vendo fumo rosa». Tra i suoi clienti, persone di una certa influenza, compresi politici e imprenditori. Una volta, uno di loro le aveva detto che «non aveva voce in capitolo visto che era quella sfruttata» : «Accompagnandolo alla porta gli ho fatto notare che forse doveva sentirsi lui quello sfruttato, visto che gli avevo appena chiesto 400 franchi per un massaggio», ha replicato.

«LA MIA FAMIGLIA? NON CAPIREBBE» –  Ai genitori, però, preferisce  non raccontare nulla. Il motivo? Secondo lei, non capirebbero. Ma non è l’unica a «mentire» sulla sua vita reale. Stella ha raccontato di conoscere altre colleghe che spiegano ai propri familiari di lavorare come bariste o nei ristoranti. «Ma è una professione che ha la sua diginità», ha replicato. E se un giorno sua figlia dovesse seguire la sua strada e le confessasse di lavorare come escort? «Capirla? Difficile, bisogna essere madri per esprimersi». Ma per Stella la nuova professione è considerata soltanto un mezzo come tanti altri per vivere bene e guadagnare cifre che altrimenti sarebbero per lei soltanto un’utopia. Almeno continuando a lavorare come impiegata:

«Comunque la si pensi, stride un po’ parlare di lieto fine. Eppure Stella giura: «Non ho mai dormito sonni tanto tranquilli come da quando ho preso in mano così la mia vita», ha concluso il Corriere della Sera.

 

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