La “vendetta” di «Chi» contro Veronica Lario

Una «vendetta» servita nelle pagine nei giornali di famiglia. Dopo la maxi-richiesta da 540 milioni di euro fatta all’ex marito Silvio Berlusconi per risolvere il contenzioso economico ancora aperto, Veronica Lario è stata «bacchettata» dal berlusconiano «Chi». Il settimanale ha pubblicato alcuni scatti dell’ex moglie del leader di Forza Italia, dove la donna appare ingrassata e in condizioni di forma fisica scadente. Eppure, come ha svelato l’Espresso, Lario potrebbe “consolarsi” presto grazie all’assegno definitivo che potrebbe incassare dallo stesso Berlusconi.

Veronica Lario 2
Veronica Lario – Photocredit: “Chi”

VERONICA LARIO E LA RICHIESTA DA 540 MILIONI DI EURO A BERLUSCONI – Era stato il Tribunale di Monza, lo scorso febbraio, a sancire in modo ufficiale lo scioglimento del matrimonio tra Lario e Berlusconi. Una sentenza parziale, che modificava però soltanto lo stato civile, lasciando aperto il contenzioso economico tra la vecchia coppia. Secondo le ricostruzione dell’Espresso, Veronica Lario ha chiesto ai legali del Cav di concludere la trattativa con una “liquidazione” da oltre mezzo milione di euro. Ma il tentativo di accordo sarebbe fallito proprio per la richiesta di Veronica Lario, considerata troppo esosa. Berlusconi si sarebbe offerto di versare alla Lario una cifra intorno ai 200 milioni di euro complessivi, tra proprietà e denaro. Molto più bassa, però, rispetto alle richieste dell’ex First lady. Gli ex coniugi potrebbero ancora riaprire la trattativa e arrivare a stipulare un accordo consensuale. Eppure, da quanto si è appreso, i legali stanno lavorando solamente per rendere più vantaggiosa possibile la decisione finale che spetterà ai giudici.

LA STORIA – Era stato il Cavaliere, ora fidanzato con Francesca Pascale, a rivolgersi al Tribunale di Monza, mentre Veronica Lario aveva avviato il 3 maggio 2009 la causa di separazione al Tribunale di Milano, dopo 22 anni di matrimonio, celebrato nel dicembre 1990 dall’ex sindaco di Milano, il socialista Paolo Pillitteri. E di fatto terminato sullo sfondo delle “serate eleganti” e delle “olgettine”. Due sono ancora i procedimenti aperti di fronte alla Corte d’Appello di Milano. Come ha spiegato il Fatto, tra circa un anno arriverà la sentenza di primo grado: la più importante, perché riguarda il contenuto economico del divorzio.  Per ora  i giudici hanno soltanto stabilito l’entità dell’assegno mensile provvisorio che il leader di Forza Italia deve versare all’ex moglie. Lo scorso ottobre l’ex moglie del Cavaliere si era vista “ridurre” da 3 a 1 milione e 400 mila euro al mese il maxi assegno dai giudici del tribunale brianzolo. Ma la causa di separazione era stata combattuta. I giudici di primo grado avevano deciso come alla Lario doveva essere riconosciuto un assegno di mantenimento pari a 100mila euro al giorno (3 milioni di euro al mese, 36 all’anno), in base all’ingente patrimonio di Berlusconi. I giudici di Milano avevano invece riconosciuto al Cavaliere il mantenimento della villa Belvedere di Macherio. Una struttura del valore di 78 milioni di euro e dalla costosa manutenzione, come precisò il Corriere della Sera:

«All’ex premier è rimasta la favolosa villa Belvedere di Macherio in cui Veronica aveva vissuto fino al settembre 2010 crescendo i tre figli Barbara, Eleonora e Luigi – nati prima del matrimonio tra i due, ndr – prima di trasferirsi nella suite deluxe dell’Hotel de La Ville di Monza, con vista sulla Villa Reale. La residenza da 120mila metri quadrati, 70 stanze e parco sterminato ha un valore che si aggira intorno ai 78 milioni di euro e richiede una costante e complessa manutenzione per la quale l’ex premier ha calcolato di aver speso circa 20 milioni in un decennio e ritiene che ne dovrà spendere almeno 1,8 ogni anno»

Il leader di Forza Italia aveva però impugnato la sentenza in Corte d’Appello, tanto da ottenere la “limatura” del corrispettivo che è obbligato dalla legge a versare. Fino a 1,4 milioni di euro al mese. Una decisione non accettata però dall’ex first lady, che aveva scelto di fare ricorso a sua volta. Adesso, come ha spiegato il Fatto, se quest’ultima cifra sarà fissata  come parametro, la somma che l’ex premier potrebbe alla fine dover sborsare raggiungerebbe comunque i 336 milioni di euro.

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