Roberto Mancini: morto il poliziotto che denunciò per primo la Terra dei Fuochi

«Se volete riportate sotto questo status le varie notizie e reazioni alle triste notizia di oggi. Grazie a tutti». Poche parole, amare, in rete per dire che ora Roberto Mancini, l’investigatore della Polizia di Stato che per primo denunciò quanto stava accadendo nella Terra dei Fuochi, non c’è più. Roberto, agente della Criminalpol e poi consulente dal 1997 al 2001 nella Commissione parlamentare sul ciclo illegale dei rifiuti, non ce l’ha fatta. E’ morto a 53 anni, affetto dal linfoma di Hodgkin, lasciando una moglie e una figlia. Neanche le ultime cure e i tentativi di nuove operazioni al midollo sono riusciti a salvarlo.

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(La mamma di Roberto Mancini nell’ultimo sit-in a Montecitorio. Foto Sostenitori Roberto Mancini)

IL LUNGO LAVORO DI ROBERTO – Il lavoro dei magistrati della Dda di Napoli sulle centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti tossici della Terra dei Fuochi è dovuto in gran parte al lavoro di Mancini che iniziò nel 1994 a far luce sui capitali dei clan confluiti in una banca a Cassino. Il suo ottimo lavoro lo racconta Andrea Palladino sul Fatto:

Incontra per la prima volta il nome di Cipriano Chianese, l’avvocato di Parete esperto nella creazione nell’intermediazione dei rifiuti. Lo intercetta per mesi, annota con cura i contatti con i clienti, in gran parte gruppi imprenditoriali ancora oggi attivi. Intuisce il peso dei circoli massonici in quei traffici, salotti borghesi dove la grande industria incontrava i clan, dove gli accordi per lo sversamento dei veleni venivano siglati. Ascolta a verbale Carmine Schiavone, che elenca nomi, luoghi, date. Per cercare i riscontri porta in elicottero l’allora collaboratore di giustizia nella zona di Casal di Principe, segnando con cura le coordinate delle cave utilizzate per interrare i fusti tossici.

Duecentocinquanta pagine che però rimangono ferme nell’archivi. Nel 1997 Mancini inizia a lavorare con la commissione bicamerale d’indagine sul ciclo dei rifiuti ed è a partire dalla squadra capitanata da Massimo Scalia che arriverà la prima mappa degli orrori tra holding, accordi. Tutto l’albero “genealogico” della Terra dei Fuochi (e non solo) prende vita grazie anche al lavoro del poliziotto. Ma Mancini si ammala: linfoma Hodking. La causa? Contaminazione con sostanze pericolose. Questo è il pegno che trova l’agente. Risarcimento? Cinquemila euro dal Ministero dell’Interno. Ed è per questo che da diverso tempo Mancini aveva chiesto un riconoscimento economico anche alla Camera dei deputati, dove aveva lavorato come consulente della commissione Scalia per quattro anni. La risposta dell’avvocatura, lo scorso novembre, fu però negativa.

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UNO DEI MIGLIORI – «Sono stato suo amico per oltre 30 anni – dichiara sul sole24ore.com Enrico Fontana, del direttivo nazionale di Legambiente – e posso dire che è stato uno dei migliori investigatori italiani, non solo per le indagini sui traffici illegali dei rifiuti, che hanno spesso accompagnato il lavoro di denuncia di Legambiente, per la quale incrociò tutti i dati delle società coinvolte, ma anche per quanto ha fatto in Campania. Fu lui, ad esempio, ad arrestare il 6 novembre 1991, in un ristorante romano di Cinecittà, un latitante di camorra, Ciro Mariano, indagando con i sistemi tradizionali e senza l’aiuto di collaboratori di giustizia. Mi auguro che arrivi per lui, dallo Stato, il riconoscimento che merita». Fontana ha confermato al sole24ore.com che sia Legambiente che Libera stanno cercando di avviare le procedure per richiedere nei confronti di Mancini, già Cavaliere, la medaglia al valor civile. Il MoVimento 5 Stelle ha da poco rilanciato la notizia in rete: «Il Movimento chiede e pretende i Funerali di Stato per il poliziotto, quale dovuto omaggio e saluto ad uno dei migliori investigatori dei recenti anni. La sua lotta non finisce qui però, la porteremo avanti, perché la monnezza non siede solo in strada». Mancini è l’ultimo degli eroi contro le ecomafie. Non molto temo fa, il 19 gennaio di quest’anno, morì Michele Liguori, il vigile urbano di Acerra che denunciò lo sversamento dei rifiuti in provincia di Caserta. Liguori aveva due tumori, diagnosticatigli nel maggio 1993.  L’ultimo saluto a Roberto Mancini si terrà questo sabato, alle 11 nella basilica di San Lorenzo, a Roma. A due passi dal commissariato dove il poliziotto-coraggio lavorava, lì dove iniziò tutto.

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